conoscenza come concretezza e percorso, per nutrire la mente e favorire libero pensiero per la ricerca della consapevolezza, più semplicemente, rendersi conto di ciò che ci circonda ed usarlo come specchio per conoscere meglio se stessi
mercoledì 7 settembre 2011
Di ritorno dal sogno con una sensazione addosso
Quante volte sarà accaduto anche a voi di svegliarvi ricordando cosa avete appena sognato e di avere, oltre all'immagine nella memoria, una sensazione in tutto il corpo che è l'informazione in più che accompagna il sogno. E questa sensazione non deriva dall'analisi mentale di ciò che si è visto, è qualcosa di diverso, è una specie di memoria che rimane attaccata alla parte più sottile di noi, come se si potesse ricordare e comprendere le cose attraverso la pelle. Ieri mi sono svegliata e mi sono ricordata cosa avevo sognato. Nel sogno cercavo di raccogliere i frutti di una pianta che desideravo trovare da molto tempo. Volevo i semi per poterli piantare nel mio giardino ma appena toccavo quei frutti mi scivolavano via dalle mani e cadevano giù dove mi era difficile recuperarli. Avevo le mani forse un po' rigide, incapaci di prendere e tenere ciò che cercavo. Urtavo un ramo vicino e mi cadevano ancora, ero maldestra. Quando mi sono svegliata la sensazione che avevo con me era piuttosto chiara. Mi sentivo impotente ed estremamente dispiaciuta per questa incapacità di agire correttamente nei confronti di un'azione così semplice, e questo batuffolo di pensieri mi rimaneva nel petto e da sveglia, seduta sul letto ho sentito che qualche filo di questo pensiero si diffondeva e andava a impattare su altri pensieri e sensazioni della mia memoria quotidiana. Da questa specie di unione tra pensiero reale e sensazione riportata dal sogno è nata una consapevolezza. Ho capito quasi subito a cosa si riferiva il tutto. Qualche volta se il sogno è chiaro lo si può usare per comprendere la realtà quotidiana, come un suggerimento in più che normalmente potremmo non vedere se usassimo solo le cose che sappiamo da svegli. Una preziosa integrazione per comprendere meglio alcune cose di noi, di ciò che abbiamo dentro. Conoscendomi, e sapendo che spesso sono così piena di desideri e pensieri da averne perfino le mani piene, metaforicamente per confronto di sensazione, ho capito che se mi capitasse di trovare finalmente la cosa che desidero avere da tanto tempo, i semi di quella pianta, sarei incapace di prenderli, a meno che non riuscissi ad avvicinarmi ad essa con le mani libere per poter raccogliere tutto ciò che trovo. Ciò che si desidera è al tempo stesso l'orizzonte al quale si tende e una zavorra che impedisce di muoversi liberamente verso la meta. Le mani sono il simbolo del fare e della possibilità di avere, se esse hanno qualche difetto nel sogno quasi sicuramente da svegli la riflessione conduce laddove, all'interno di ciò che siamo, c'è il nodo da comprendere per poi poterlo sciogliere. E riconoscere che si è capito davvero il messaggio è un'altra sensazione, è sentire che dei pezzi si muovono per far combaciare i loro margini sagomati. Tutte sensazioni non mentali. Anche le proprie pretese sono un impiccio per avere le mani libere di accogliere ciò che si trova lungo la strada. E comprendere è solo la prima parte della consapevolezza, la seconda è la più difficile da affrontare, è mettere in pratica ciò che si è capito.
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