sabato 8 novembre 2014

La presa di coscienza di qualcosa

Qui, il mio primo pensiero per iniziare a scrivere il post, è stato farmi una domanda: la presa di coscienza di qualcosa è sinonimo di diventare consapevole o di rendersi conto di qualcosa? Subito mi sono sentita di rispondere che ci sono delle sfumature da notare che aiutano nella comprensione del concetto, secondo me. Iniziamo dal rendersi conto di qualcosa: lo sento a pelle come un'azione più immediata, come accade nel corso di una conversazione quando ci viene detto qualcosa che riconosciamo di comprendere in quel preciso momento. In questo caso rendersi conto di qualcosa è sinonimo di capisco. Capisco la situazione che mi stai raccontando, me ne rendo conto. Tuttavia questo è solo un mio pensiero che deriva da come uso le frasi per esprimere le cose nel modo in cui le comprendo, ma per qualcuno potrebbe non essere lo stesso. Diventare consapevole credo sia più adatto ad esprimere il fatto che si è vissuto un percorso, più o meno lungo, il cui risultato è un cambio della nostra frequenza vibrazionale in seno alla consapevolezza. La consapevolezza la sento come un assestarsi di qualcosa dentro che permette di proseguire il proprio percorso con una chiarezza interiore migliore, e non solamente a livello mentale, poiché la consapevolezza abbraccia la persona nel suo complesso. Acquisire consapevolezza rende diversi dal giorno precedente e non si torna indietro se si ha cura di conservarla e di integrarla con ulteriore consapevolezza. La presa di coscienza, infine, si nutre di consapevolezza ma descrive l'attimo dilatandolo, secondo me, focalizza il momento in cui accade il tutto ma non ha l'immediatezza di pensiero e soprattutto è un tempo di cambiamento. Se penso usando questa frase, il titolo del post, riesco a ricordare e circoscrivere la memoria dalla quale posso attingere la consapevolezza stessa di ciò che sto comprendendo. Oggi mi è accaduto di prendere coscienza di qualcosa. Non è stato un lampo immediato ma un processo interiore appena un po' più lungo, e si sente che è così se si ascolta bene. Ho potuto vedere me stessa approcciarmi di nuovo ad un modo di fare come ero solita fare sempre, solo che questa volta la mia risposta interiore è stata diversa, e questo è accaduto perché è cambiato dentro di me qualcosa, perché ho impiegato del tempo per divenire lentamente consapevole rispetto ad alcune cose che, sommate insieme, hanno prodotto la me di oggi che è riuscita a sintetizzare un cambiamento sfociato in una presa di coscienza. Così oggi non mi sono sentita più in sintonia col vecchio pensiero che produceva le solite vecchie risposte, mentre ciò che mi ripropongo di fare è ascoltare questo assestamento interno che porta nuove risposte per modificare il modo che ho di pormi in genere. Un cambiamento di questo tipo richiede solo ascolto, soprattutto col cuore, anche se all'inizio il nuovo stato, come un salto quantico, deve stabilizzarsi per poterlo rendere completamente nostro da poterne usufruire con disinvoltura. Quello che impariamo, quello che sappiamo ora è che quel qualcosa di prima non lo sentiamo più comodo come una volta, che non vibra più in sintonia con ciò che siamo adesso ma non se ne deve aver paura. La presa di coscienza di qualcosa è sempre un salto positivo comunque perché la conoscenza è il nutrimento dell'anima, di tutto ciò che abbiamo dentro. E non saremmo nulla se non potessimo, nel corso della vita, acquisire conoscenza, consapevolezza e non potessimo operare su tutto questo. Rifiutare ciò che si comprende sotto forma di presa di coscienza per paura è scegliere la tana che è, sì comoda e protetta e non richiede sforzi, ma è anche assai buia. E qualche volta sarebbe bello sorprendersi a scoprire di noi stessi che un po' d'aria, i raggi del sole o la pioggia ci piacciono, anche se preferiremmo altro. Il primo passo è importante e talvolta si veste da presa di coscienza che arriva poiché siamo maturi a sufficienza per vederla e viverla, per sentirla, per sorprenderci a sentirla, a rendercene conto proprio mentre vaghiamo altrove con la mente. Questa sensazione insegna a riconoscere la verità di ciò che si sente, come una sorta di invito a non bastonarla totalmente a forza di dubbi, e insegna a diventare consapevoli di se stessi perché quando accade è come vedersi l'anima in uno specchio particolare: su una superficie rimangono le abitudini e i pensieri che non ci appartengono più, come su un filtro, sull'altra rimaniamo noi integri e purificati, pronti per nuove comprensioni. Rita Buccini Between