venerdì 21 settembre 2012

Lettera (o quasi) al futuro

Quello che segue è un pezzo scritto il mese scorso. Il tema era "lettera al futuro" e mi era stato chiesto da un'amica. Questa sera, nel momento in cui sto postando questo mio scritto, questa lettera, assieme ad altre verrà letta in teatro.


Il Futuro mi sfugge perché sono sempre stata fedele al Presente. Lui lo sa così, anche nei rari momenti in cui lo penso, si nasconde abilmente chissà dove. Se lo cerco in me so che dovrei guardare il qui e adesso perché queste sono le sue radici eppure, ugualmente, lo trovo indefinito e indefinibile. E forse so anche il perché, ma non mi piace ammetterlo. Sono state l'abitudine al Presente e una discreta propensione per il Passato a lasciarmi qui indaffarata a sbrigare il quotidiano. Forse non sogno abbastanza, o non lo desidero così intensamente, così lui si sente trascurato e, di conseguenza, autorizzato a sfuggirmi, magari solo per burla. Non abbiamo mai parlato troppo noi due, io e il Futuro. Non ci siamo mai mescolati con brio, gioia e speranza per un domani possibile tranne, forse, quell'unica volta nella quale ho sentito il cuore battere più forte in presenza dell'amore. Soltanto lì, limitatamente a quell'istantanea parentesi poi rotta, ho desiderato che il seme del calore che sentivo dentro al cuore si sviluppasse per trasformarsi in un albero immenso e meraviglioso. Volevo stare a vedere come sarebbe cresciuto ogni ramo, volevo vedere che tipo di foglie avrebbe mostrato e che fiori e frutti avrebbe prodotto. Solo lì ho incontrato la soglia del futuro. Non fraintendetemi, non l'ho vista, l'ho solo sognata con quella forza speciale che mi era nata dentro, frutto delle sensazioni che stavo provando. E il Futuro sa che basta anche la vibrazione di una sola corda del cuore per accenderlo. E' l'innesco di un sogno che vorrebbe scendere nella realtà...
Eppure, nonostante l'eventuale assenza di questa forza rigenerante quale è l'amore, il Futuro è qui, nel presente, ed aspetta soltanto di smettere di essere trasparente, per accomodarsi entro le linee che lo definiranno.
Il mio futuro... Passano i giorni e mi dimentico che ne ho comunque uno. Che non mi precede ma mi segue. Paradossale sensazione... Se poi mi convinco a fargli spazio nella mia vita, ecco che mi ritrovo inconsciamente ad averne paura. Mi sembra di dover stare per forza accanto ad uno sconosciuto e questa cosa mi infastidisce. Così, di riflesso, mi scanso e non lo guardo negli occhi per timore che si offenda. Se scavo un po' vedo che preferisco il Presente o il Passato perché mi concedono la sicurezza di non avere sorprese. Si tratta di una comodità della quale ho necessità per compensare la perdita d'amore da un'antica ferita. Sciocca romanticheria l'amore? Eppure, se non ci fosse questa luminescenza interiore, qualcosa si appiattirebbe e so che il Futuro spiccherebbe il volo con maggiore difficoltà. Le sue ali tendono ad appesantirsi a contatto con il solo interesse senza un palpito di cuore. E lui, il mio Futuro conosce il numero esatto dei palpiti che sono stati. Li ha ascoltati, come sta ascoltando ciò che vi racconto adesso, invece di parlare direttamente con lui...

Scusami Futuro, so che dovrei sorridere e fare finta di non soffrire quando accade che un fiotto di tristezza fuoriesce ancora da quella vecchia ferita, ma il cammino è lento e tutta l'energia mi serve qui nel presente, per non barcollare sotto il peso dei sogni infranti o svaniti. So che hai pazienza e mi aspetti seguendomi da vicino con questo tuo particolarissimo modo di fare e so anche che mi concedi di essere totalmente assorta nei miei ricordi preferiti quando paura e tristezza si fanno un po' più fitte. Nei ricordi belli e in tutti quei momenti sognati dove si ripone la speranza che le cose vadano bene c'è così tanto calore... Ti guardo e vedo che ti lasci trascurare perché anche tu ami, ami coloro ai quali appartieni e li perdoni anche se non ti nutrono costantemente con le loro speranze, con la parte viva di ogni cuore umano. Così, lasciati dire che, anche se non ti conosco, sapendo che mi vuoi bene, ho meno paura di confrontarmi con te. Posso provare a tendere una mano nell'ignoto concedendomi non solo la speranza ma il profondo desiderio che le sorprese che ancora mi riservi siano tanto belle da compensare quelle dolorose del passato. Io ti verrò incontro, quando potrò, con la fiducia che sarà così, pur nella consapevolezza che ci saranno magari ancora nuvole sul sole, ma anche che, se ci sarà cuore in ciò che farò e sarò, riuscirò a cavarmela nonostante tutto. 

mercoledì 19 settembre 2012

Prismi di Conoscenza, il blog.

In questo anno e mezzo ho scritto molte cose. Altrettante ne ho vissute e ve ne saranno ancora, anche da scrivere. Fino a non molto tempo fa ho messo qui i miei pensieri nello stesso modo in cui con amore e pazienza si gettano dei semi in uno spiazzo vuoto nella speranza che a qualche altro essere vivente possano servire o che magari ci piova sopra abbastanza così da farli germogliare nella terra. Ho scritto per me stessa e per coloro che vorranno ascoltare adesso o più avanti nel tempo, non importa quando. Mi piace pensare che questo stia diventando uno spazio dove chiunque passi di qua possa trovare un luogo dove sentire di poter parlare o soltanto ascoltare tutte quelle cose che spesso vengono escluse dalla vita quotidiana. Non fraintendetemi, ciascuno ogni giorno a che fare con se stesso e la sua interiorità, solo che potrebbe non trovare spazio per esprimerla qualora ne sentisse il bisogno o semplicemente potrebbe non saperlo fare vergognandosene di fronte agli altri. Mille motivi esistono quando ci si nasconde e altrettanti quando ci si mostra, volontariamente o meno. Qui però ho costruito  la mia casa speciale dove chiunque può soffermarsi per un istante oppure per lungo tempo. Nella mia realtà quotidiana non ho una casa abbastanza grande e accogliente per potermi intrattenere con gli amici così come vorrei ma qui, lo spazio è illimitato e le persone, assieme ai loro cuori e al bagaglio dei loro pensieri e sentimenti possono accomodarsi senza problemi. Mi piace questo pensiero. La porta è sempre aperta e dalle finestre si vedono cose che forse qualche volta si ha davvero bisogno di vedere. Magari questa non è l'unica casa costruita così, ve ne saranno sicuramente altre in giro. Come dicevo prima per lungo tempo ho parlato, il più delle volte a me stessa, senza echi di rimando, mentre il silenzio mi avvolgeva. Non so se tutti coloro che passano di qui si soffermano abbastanza da leggere più di qualche riga prima di cancellare tutto con un clic, so solo che per qualcuno, e a volte ne basta solo uno, questa casa è un luogo positivo dove tornare.

martedì 18 settembre 2012

Wolakota

In lingua Lakota Sioux significa "Amicizia con la Nazione Lakota".
L'amicizia può essere un legame molto forte e può attraversare lo spazio e il tempo in modo da far sì che i cuori di coloro che vi partecipano si tocchino reciprocamente. Questo accade se c'è condivisione di intenti, se c'è condivisione di pensiero e parola. L'amicizia permette di unire come un ponte magico persone appartenenti ad etnie diverse poiché nate in luoghi differenti del pianeta, ma accomunate da ciò che hanno dentro di loro. Ciò che la conoscenza profonda dello spirito e del proprio cuore, tramite la sincerità e la lealtà nei confronti degli altri e di se stessi, concede è ciò che abbiamo poi tra le mani quando le porgiamo all'altro per stabilire un contatto. Durante il percorso di conoscenza di me stessa ho incontrato più volte la saggezza delle popolazioni Amerindiane e ho ascoltato. Ho ascoltato parole scritte che hanno attraversato il tempo per giungere fino al giorno in cui per me era arrivato il tempo di leggerle, così come sarà per altri in altri momenti del loro percorso. Quella saggezza c'è, è l'insegnamento per il rispetto di tutto ciò che esiste poiché la vera sacralità di ogni cosa è data dal riconoscere che essa può parlarci e se riusciamo ad ascoltarla ci indicherà la via per proseguire il cammino più in armonia con il tutto. Ciò che lo spirito dell'essere umano può raggiungere tramite questo ascolto del dentro e del fuori non è solo una saggezza in più, ma è la semplice capacità del vivere ricordandosi più cose rispetto a quelle che ordinariamente e quotidianamente ricordiamo. Se l'asfalto isola l'uomo dalla Terra meno cose potranno essere considerate e ricordate mentre si va avanti. Eppure qui, dove pietra, cemento e asfalto "proteggono" l'uomo isolandolo dalle parole della natura, si parla di spirito, quello dentro a ciascuno, che vi si creda o meno, e quello fuori, che avvolge e compenetra ogni cosa. Così io credo che non sia importante il luogo dove siamo o dove siamo nati se ciò che sentiamo dentro al nostro cuore è questa specie di fratellanza con altri che la pensano nello stesso modo. Ma non si tratta solo di un pensiero poiché esso comunque nasce dalla radice che il cuore vero di ciascuno ha nutrito. E tale nutrimento è la consapevolezza di ciò che c'è intorno a noi. Quando senti che qualcuno capisce il mondo più o meno nello stesso modo in cui lo comprendi tu, quando non ti limiti a vederne solo la superficie, ti senti unito a questo qualcuno all'altro capo del mondo. Forse adesso il vero Popolo dei Lakota, e non solo loro, è formato da chiunque veda il mondo con occhi limpidi, ovunque siano. Questa credo sia la vera forza di un Popolo al di là delle etnie geograficamente determinate, perché nessuno potrà sconfiggerlo realmente. Ciò che si trova ovunque garantisce per la sua stessa continuità e la saggezza del cuore è solo il suo sbocciare. E un cuore può sbocciare in qualsiasi luogo. Ogni essere umano su questo pianeta affronta la vita respirando, camminando, da solo o in compagnia, salta ostacoli di ogni tipo, prova paura o combatte con coraggio, si affanna, si ammala o guarisce, parla, ascolta, mangia o soffre la fame, nasce o muore, si cimenta in qualche attività, impara, inciampa e cade oppure si rialza, sempre e da sempre. Già questo dovrebbe suggerire unità e possibilità di stringere amicizia nonostante tutto. Non vi sono barriere al mondo se non quelle create dall'uomo stesso e la natura insegna che in realtà ogni temporanea barriera può essere ascoltata per impararne la lezione. E la barriera cade non appena la si è ascoltata. Ho sempre pensato che nello Spirito dell'Uomo vi fosse riposta la speranza per la corretta comprensione delle cose laddove la giustizia non sia rabbia o vendetta o punizione senza appello ma consapevolezza della natura umana. L'amore che comprende il perdono non nutre né è nutrito da debolezza bensì dal coraggio di guardare senza voltare le spalle alla difficoltà dell'accettare le cose così come sono. E chi sceglie questo sentiero sa bene quanto sia difficile percorrerlo. Vivere a contatto con le forze della natura significa anche scoprire che nel pacchetto c'è il poter rivedere se stessi tramite tutto ciò. C'è fatica ma c'è verità e questo è il reale significato del sacrificio per me. Non inteso come lo si potrebbe intendere noi civilizzati, quando si pensa al sacrificio come ad una rinuncia nei confronti di qualcosa, ma direi piuttosto che, se mi si permette di giocare con l'assonanza, il sacrificio dovrebbe essere l'espressione di ciò che riconosciamo come sacro. Sacro come unico e irripetibile così da non sminuirne neppure per un istante il suo valore, qualsiasi esso sia. E sacra è ogni cosa anche se non lo riconosciamo subito, così come lo è ogni persona. Così come lo è ogni seme ed ogni radice in ogni cuore.

Ringrazio l'Associazione Wambli Gleska e il suo rappresentante Alessandro Martire per ciò che come un'onda o come il vento o come un raggio di sole hanno portato fin qui.
R.B.Between

venerdì 14 settembre 2012

Per te. Feste di compleanno a sorpresa

Se chiudo gli occhi e ripenso a nove anni fa vedo il tuo sorriso. Oggi vorrei che tale sorriso, quello di allora, alla festa a sorpresa per il tuo compleanno, ritornasse sul tuo volto perché vorrebbe dire che stai bene. E forse non mancherai di sorridere, magari per la battuta spiritosa di qualcuno dei tuoi amici o per qualcosa di divertente che ti solleva il pensiero. Ma so che loro, tanti, saranno con te in qualche modo anche oggi, come quella sera. Mi è capitato, allora come in altre occasioni, di sentire molto tangibilmente l'affetto che tutti provano per te e in più occasioni ti ho detto quanto sei fortunato ad essere abbracciato così dalle persone. Quella sera di nove anni fa fu il frutto di una mia proposta condivisa con tuo fratello che ricordo mi chiese scherzosamente se ti meritavi una festa a sorpresa. Ma certo! Iniziò così l'organizzazione. Il luogo c'era. Metà persone le contattai io e l'altra metà, o meglio la maggior parte dei tuoi amici, li contattò la tua famiglia. Si procedeva. I regali, il buffet, la scusa per portarti lì. Per quanto mi riguarda, per le cose che non ti ho mai nascosto di me, ho passato quei giorni prima della tua festa di compleanno a pensare a cosa ti sarebbe piaciuto ricevere in regalo o cosa avresti pensato. Io avevo il sorriso con me, dentro di me e sul volto perché ero animata da un sentimento profondo nei tuoi confronti. Ma avevo anche paura che non avresti gradito qualcosa perché non ti conoscevo bene, così mi sforzavo di attingere alle poche cose che sapevo per dimostrarti in modo molto tangibile il mio sentimento. Ricordo di averti fatto non un solo regalo ma circa una decina se non sbaglio, vari, questo perché ogni volta che incontravo qualcosa che pensavo potesse piacerti la prendevo, solo che, non sapendo con certezza nulla di preciso sui tuoi interessi o gusti, ero indecisa. Questo sì, beh però anche quest'altro non ci starebbe male, no no aspetta, ecco quello giusto e via dicendo. Ma non solo, credo di averne scelti alcuni in modo che ti parlassero di ciò che provavo. Una esagerazione. La mia firma :-)
Poi ecco arrivare la sera e tutti noi eravamo lì per te, perché ti volevamo bene in modo incondizionato, perché ci piacevi e ti volevamo far sapere con tale festa che era così e che non avresti mai potuto pensare il contrario. Quella sera non ho mai pensato che con la mia esagerazione avrei potuto metterti in imbarazzo, io c'ero con tutta me stessa, né più né meno degli altri, anche se portavo nel mio cuore te  e solo te come quando ero ragazzina. Fortunatamente la sorpresa ti colse di sorpresa :-) e a parte forse un minimo di disorientamento iniziale il tuo cuore fu conquistato da tutti. E nacque il tuo sorriso.
Gli anni sono passati, non so se ne hai avute altre di feste a sorpresa, so che ce n'è stata un'altra in un momento nel quale non avresti voluto che ci fosse. Anche quella sera c'ero, sebbene non fossi stata io ad organizzarla. Chi lo fece, quella sera, voleva con tutto il suo cuore farti sentire quel calore che momentaneamente era sospeso. L'accettasti ma non gradisti... Quello che ho voluto scriverti ancora oggi, se mai lo leggerai, è solo per dirti che nessuno ha mai pensato di farti stare male volendoti fare stare bene seppure forzatamente. Chi non venne quella sera sapeva realmente cosa avevi dentro al tuo cuore ed onorò il tuo volere. Ma noi che c'eravamo, volevamo solo tentare di regalarti un sorriso, anche se breve, anche se per un solo istante, e non era per rubarti ai tuoi pensieri e ai sentimenti da elaborare dentro di te e nel tuo cuore, era solo per farti sapere che eravamo lì ancora e sempre per te nonostante tutto. Magari tu, tutte queste cose le sapevi, solo volevi il tuo tempo e volevi essere rispettato, ascoltato, volevi dire la tua con il tuo silenzio. E noi dovevamo ascoltare, ma non lo abbiamo fatto perché credevamo che fosse altrettanto importante farti sentire calore. Ma non ascoltare gli altri è sempre uno sbaglio... Oggi non so cosa farai né con chi sarai ma ti auguro di poterti sentire libero di stare bene o male a seconda di come sarà la tua giornata. E un sorriso tuo, o di qualcun altro possa illuminarti nonostante tutto. Buon compleanno...
R.B.Between

giovedì 13 settembre 2012

Persone che non accettano di essere amate e persone che amano troppo

Mi viene in mente il detto "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane" nel caso in cui la storia dell'incontro tra chi ama troppo e chi non accetta di essere amato si ripeta. C'è qualcosa che non si incastra anche se tutto vorrebbe far credere che da tale incontro possa nascere una nuova visione per entrambe le parti o che, mescolandosi, si possa fare in modo che queste due anime guariscano dai loro "eccessi" ascoltando il cuore per quello che è e per ciò che permette di fare. Un no che stempera un sì e un sì che stempera un no. Molti sono i motivi per i quali non si accetta di essere amati anche se lo si vorrebbe in fondo. Dipende da quello che pensiamo di noi stessi, giù nel profondo. Potremmo non sentirci pronti ad essere lambiti dall'onda di dolcezza che l'amore porta con sé o potremmo sentirne il peso specialmente se tale onda non fosse la carezza di un mare calmo ma fosse come un'onda alta diversi metri. E chi ama troppo manifestando i propri sentimenti con enfasi si ritrova a provocare tale tipo di onda che spaventa. La forza e l'impeto del mare grosso non mettono a proprio agio neppure uno scoglio provato da migliaia di altre mareggiate. La logica suggerirebbe anche che chi non accetta di essere amato è così perché principalmente non riesce a fare pace con se stesso. Il tormento interiore rende scoglio più che mare dal punto di vista della consistenza. Chi ama troppo permette a se stesso di cedere al piacere di amare, lasciandogli  prendere il sopravvento, così il mare si forma in pochi istanti e basta un solo battito del cuore che pulsa di sentimento a creare l'onda che a quel punto non può esimersi dal dirigersi verso la terra, spiaggia o scogli che siano. Chi non accetta di essere amato magari non accetta che l'amore che gli viene dimostrato sia così concentrato. Servirebbero piccole dosi e un po' di pazienza per procedere con un passo che abbia un ritmo possibile e che permetta di scoprire a poco a poco com'è fatto questo amore che viene offerto. Chi ama troppo raramente possiede questa facoltà di misurare ciò che sente di avere dentro al proprio cuore in una unità di misura che sia più piccola del quintale. E la goffaggine è ben presente. A chi non accetta di essere amato non mancano i recipienti per accogliere l'amore solo che spesso sono nascosti e non vengono mostrati a chiunque passi di là o a chi apra bocca confessando ciò che prova. Chi ama troppo, altrettanto spesso, cerca e fruga per trovare tali recipienti dove riversare il sentimento provato perché la quantità determina l'urgenza. A chi non accetta di essere amato non piace sentirsi in obbligo di ricambiare l'amore che gli viene dato specialmente se si sente sotto pressione. Chi ama troppo in virtù della sua mastodontica mole d'amore sicuramente opprimerà chi ama se non impara a comprendere che amare significa anche vedere talvolta con gli occhi dell'altro. Chi non accetta di essere amato desidera poter scegliere il suo tempo per mostrare se stesso senza fretta in totale libertà. Chi ama troppo è animato dall'urgenza di sentirsi appagato dimenticando che quello a cui sta partecipando non è un gioco o una semplice abbuffata. Chi ama troppo investe anche se stesso con la sua mole e diluisce la sua memoria ma se capita che la ritrovi vedrà senza ombra di dubbio che ancora una volta è stato l'ego a fare la sua mossa. Quando si vede questo forse la massa del mare che si era riesce a trasformarsi in lacrime per il dolore che si prova ad aver perduto l'occasione che non tornerà più con chi si amava comunque davvero. Chi non accetta di essere amato ha l'occasione di vedere una parte di se stesso ma è proprio quella parte che non vuole vedere e che, invece, chi ama troppo percepisce essere ben presente nell'altro e che trova sia un peccato tenere nascosta tanta è la sua bellezza e tanta è la sua semplicità nell'incastrarsi tra i pezzi mancanti del puzzle altrui. Chi ama troppo forse custodisce una piccola parte del flusso d'amore di chi non accetta di essere amato e quando due anime così si incrociano lungo la via scatta qualcosa che forse, voglio provare a pensare che sia così, concede una possibilità. Come si indirizzi tale possibilità dipende se poi concediamo ad essa di svilupparsi dentro di noi nonostante tutto, nonostante la paura che si prova o il credere che sia meglio lasciar stare. Ma non è solo per chi non accetta di essere amato tale possibilità, anche chi ama troppo avrebbe l'occasione di imparare a ridimensionarsi. L'amore sincero per qualcuno fa davvero piccoli miracoli quotidiani. Così nessuna delle due parti può essere criticata per essere così ma se queste due parti si incontrano un giorno o l'altro potrebbe accadere di comprendere quel qualcosa di prezioso che ti fa dire che non è stato vano avere a che fare con l'altra parte tanto singolarmente diversa da noi. Voglio credere che da qualche parte nel mondo un giorno due persone così si incontrino e dopo una discreta battaglia riescano poi a camminare mano nella mano per un po' di tempo. A me non è successo ma spero sempre di estrarre quante più cose possibile dal ricordo dell'essere stata mare contro uno scoglio.

mercoledì 12 settembre 2012

Red Hot Chili Peppers - "I Get Around" (live)

Possiamo dirci tutto e va bene lo stesso

Questa è la frase che dice una figlia a suo padre in un episodio di una serie televisiva. Mi ha fatto pensare al senso profondo dell'amicizia e non solo a quella, bensì ai legami profondi tra le persone. In questo mondo ci conosciamo per discendenza e parentela varia o in libertà quando sul nostro cammino incontriamo persone che prima non conoscevamo. Non è scontato che solo tra parenti e in quanto tali sia possibile dirsi davvero tutto. Forse, in questo caso, l'essere imparentati concede qualcosa di più a monte, nel punto dove si sa che tale legame per tutta la vita rimarrà tale poiché si tratta di un vincolo di sangue. Una specie di rete di salvataggio nel caso si facesse un volo o un'acrobazia più azzardata del previsto. Ma non è sempre vero. C'è poi l'amicizia, il legame che nasce giorno dopo giorno o anche subito e che offre un binario a doppia direzione per potersi dire tutto. Che poi le cose vadano bene lo stesso non è mai da dare per scontato in nessuno di questi casi perché qualche volta certe ferite rimangono aperte a lungo. Ma se si scopre che va bene lo stesso nonostante tutto allora saremo al cospetto di un legame speciale, raro, tra le persone che scalda il cuore e dona la vita ogni volta che si manifesta. In questo andar bene lo stesso ci possono essere una gamma infinita di casi che però riportano tutti verso l'unione che si rinsalda. Talvolta solo un sorriso, una parola, un perdono chiesto o concesso, o la voglia di ritrovarsi e ricucire lo strappo sono il materiale che conduce alla pace. Se si ha la fortuna di trovare qualcuno vicino a noi che ci concede libertà di parola, di espressione, avremo di rimando anche una spinta a far emergere la fiducia sia nell'altra persona che in noi stessi. Sapere che poi va bene lo stesso non significa sempre che saremo perdonati a prescindere da ciò che abbiamo detto o fatto, solo che anche se ci vorrà del tempo l'altro sarà comunque lì da qualche parte e che non ci volterà mai le spalle nemmeno se fosse arrabbiato. Riconfermare costantemente i sentimenti che si provano gli uni per gli altri fortifica e rende vivi più di quanto si pensi. Se procediamo vicino a qualcuno pianificando di dire o fare qualcosa in un dato modo per non offendere o per non disturbare non è realmente avere cura dell'altra persona. Solo in alcuni casi è vero questo. Ma succede, nulla di male, si rimane in silenzio in questo caso ma ci si chiede se con tali persone sia mai possibile esprimersi con tutto ciò che siamo nonostante tutto. Potersi esprimere liberamente senza aver paura di essere giudicati crea un luogo buono dove sapremo trovare la forza per ritemprarci qualora ne avessimo bisogno. E ci fa sentire meno soli poter condividere con qualcuno anche pensieri che abbiamo tenuto dentro per tutta la vita senza poterli confrontare, magari solo per accorgersi, un giorno, che sono meno dolorosi di quanto pensavamo e che, alla luce dello sguardo del cuore altrui, smettono di essere montagne per tornare ad essere moscerini. Chi ha questa possibilità con qualcuno, specialmente se c'è molto amore in mezzo, ha un tesoro prezioso e fonte inesauribile di mille cose positive che rendono il cammino nella vita meno ostile.

Imperfezione

Per chi è abituato a fare in modo che tutto sia perfetto, controllato e controllabile, l'imperfezione, la piccola mancanza sono il nemico da combattere. Anche l'apparenza da salvare incide molto sulla caccia all'imperfezione. Quello che esce dalle righe che abbiamo tracciato tendenzialmente infastidisce. E lo stesso fastidio, più o meno consapevolmente, lo si prova qualche volta anche nei confronti del modo di essere altrui o dell'altrui operato. E tutto dipende da cosa pensiamo e da come proiettiamo sugli altri o su ciò che abbiamo intorno il nostro pensiero. Se tale pensiero è molto strutturato, vale a dire ricco di idee alle quali diamo importanza e che usiamo costantemente per definire ciò che incontriamo sul nostro cammino, saremo intransigenti, a meno che le cose non vadano nel modo in cui vorremmo che andassero. Mi sono trovata più volte nella situazione di rimproverare qualcuno che faceva ciò che avrei dovuto fare io in un modo diverso, procedendo a seconda di priorità scelte dalla persona che faceva le mie veci. Per abitudine a svolgere una data attività in un certo modo, con un certo ritmo che mi è proprio, con cura e attenzione dettate dal mio stesso grado di interesse, ho sviluppato in parallelo e automaticamente la consapevolezza che se quella data cosa si fa così la si fa bene. Non è sempre detto che sia così. Magari lo stesso risultato lo si ottiene anche passando da un diverso percorso ma non è facile accorgersene. Quello che mi ha privato in parte della capacità di rendermene conto per molto tempo è stata la velocità con cui facevo tali cose e il ripetersi dell'azione sempre nello stesso modo ti lascia dentro il meccanismo del riflesso condizionato. Infatti la velocità non concede pause per soffermarsi e chiedersi se stiamo procedendo bene in quel modo o se per caso ci fosse una qualche alternativa altrettanto valida. Una volta conosciuta la strada "migliore", che noi stessi giudichiamo tale a seconda di ciò che pensiamo e di come siamo, non ci passa per la testa di cambiarla. Si va avanti sempre nello stesso modo perdendo, però, la capacità di essere aperti a soluzioni diverse da come le conosciamo. Non ci vuole molto a considerare, a questo punto, che questa è una radice che può portare all'intolleranza verso gli altri che sono e propongono qualcosa di diverso da come siamo abituati a conoscere. Anche se ho un po' divagato resta comunque il fatto che vedere l'imperfezione nasconde la possibilità di vedere il resto. Solitamente l'imperfezione è una piccola parte di un tutto così concentrarsi su di essa impedisce di vedere l'insieme. E l'insieme è ciò che conta a patto che lo si sappia inquadrare con intelligenza e buon senso. Ogni volta che ci sia arrabbia per una sciocchezza che non coincide con il nostro volere ci si dovrebbe fermare un istante, imponendoci di riflettere se davvero vale la pena abbaiare così verso qualcuno o se invece non sia meglio, e più saggio, imparare a vedere negli altri la risorsa della potenzialità umana, che permette di condividere i punti di vista per progredire nella conoscenza in generale. Abbaiare per un'imperfezione dovrebbe sottolineare quanta parte concediamo alla vanità e all'ego che vuol sempre trionfare. Mi sono resa conto del mio pessimo modo di fare il giorno che ho iniziato a provare dolore dopo aver abbaiato per una stupida imperfezione nel fare una data cosa. Se vuoi bene a qualcuno, o lo ami, non puoi rimproverare nulla né puoi criticare il suo modo di fare perché facendolo prevarichi chi ami e neghi in quell'istante di amarlo. Stare vicino a qualcuno significa tenere bene aperti gli occhi per poter vedere e imparare qualcosa in più da un modo di agire diverso dal nostro, non significa piegarlo al nostro volere o condurlo al nostro modo di fare. E ognuno dovrebbe poter vigilare su se stesso affinché questa libertà reciproca sia rispettata. E parlo delle sciocchezze che talvolta diventano immense come grattacieli. E parlo di quella che è una teoria del buon senso, nata dalla consapevolezza che, nell'amore vero per qualcuno, c'è sempre lo spazio sufficiente per respirare liberamente. Solo la pratica è difficile, se nasce solo dalla teoria e non anche dalla consapevolezza personale dell'essersi resi conto di quanto sia deleterio per tutti cavillare su di una imperfezione, che altro non è che una mancanza o una presenza di un qualcosa che definisce meglio ciò a cui appartiene, indipendentemente da ciò che ci piace o non ci piace.

lunedì 3 settembre 2012

A confronto

Sostanzialmente, quando si fa un confronto, si ottiene una conoscenza in più. Una singola cosa è, sì, se stessa, e può esserne consapevole o meno, ma se rimane senza confronto rimarrà anche lì dove è sempre stata. Questo vale per cose generiche e ancor di più per le persone. Forse, uno degli intimi motivi per i quali l'essere umano è una sorta di animale sociale, è proprio la necessità del confronto, che non è necessariamente la competizione. La solitudine può essere scelta ed ha i suoi pregi e i suoi difetti così come la solitudine che non viene scelta. Stessa storia. La solitudine che scegliamo implica consapevolezza e volontà nello stare esattamente lì dove si desiderava essere e questo è il suo pregio; il suo difetto è l'astrazione alla quale si fa la guardia affinché non venga demolita da un qualsiasi tipo di contatto o confronto. Benché questo sia un ulteriore esercizio di volontà, fintanto che si rimane da soli per scelta si ha solo la comodità della staticità. Nessuno intorno che ci faccia notare i difetti ma anche nessuno intorno che ci faccia vedere i nostri pregi. Assenza di confronto. Nella solitudine che non scegliamo ma che incontriamo in un qualche punto dell'esistenza rimangono vivi da qualche parte il piacere e la voglia di confrontarsi e quello che agli occhi altrui sembra un difetto, ossia la solitudine stessa, è solo il capiente antro per ospitare il confronto. Nella solitudine di chi non la sceglie si crea uno spazio interno che pulsa di fame di contatto e confronto per andare avanti e conoscere tutte le cose che ancora non si conoscono. Così, quando accade che si incontri qualcuno con il quale ci si può confrontare, cambia qualcosa nella propria chimica interiore, e rifuggiamo questa sensazione se non vogliamo perdere la pace della staticità o per paura ma che accettiamo se sentiamo di aver fiducia in ciò che intravediamo. E se accettiamo, notiamo che si è riempito un po' quel vuoto e non certo con qualcosa di inutile. Il confronto libera dalle catene una parte di noi che ama poter vedere se stessa non propriamente allo specchio. E' pur vero che ci sono persone, tra quelle che incontriamo, che ci somigliano abbastanza da farci da specchio e chi sa ben vedere può sfruttare questa cosa, per imparare di se stesso ciò che non era abituato a vedere prima specchiandosi solo in bagno, al mattino, o prima di un incontro importante per controllare che abiti e trucchi vari, metaforici e non, fossero perfetti. Ma altre volte il desiderio di poter conoscere davvero come siamo, non solo percependolo tramite il canale del sentire come siamo o del credere di sapere come siamo o ancora come appariamo agli occhi altrui, porta a volere un confronto. Confronto che il più delle volte, benché lo si cerchi, non arriva o non è soddisfacente. Ci sono poi le volte, rare, nelle quali il confronto nasce spontaneo e vibra di empatia e se ci si lascia andare un po' si scopre un nuovo amico importante che riesce a darti la forza di smuovere qualcosa che si era arenato. La mia nuova amica parlando con me, qualche giorno fa, ha visto meglio se stessa così come è accaduto a me. E ha detto una cosa importante, ha detto che dal confronto delle nostre due pesantezze è nata una leggerezza che fa bene all'anima. Per lei è stato così. Io ne ho ricavato una conoscenza preziosa e un briciolo di disinvoltura in più, benché la strada sia ancora lunga. La mia pesantezza è profonda pur essendo nata nell'essenzialità, che dovrebbe garantire leggerezza per lontananza da orpelli, di una solitudine scelta e mantenuta finché è stato necessario. Come quando un insetto che fa la muta si isola per andare incontro alla sua trasformazione. I nostri percorsi si sono incrociati e il confronto non è solo il nostro particolare specchio ma è un guizzo di vitalità in più che rende la vita migliore. Grazie D.