martedì 28 agosto 2012

Pace. Quando l'azzurro arriva fin qui

Domenica mattina c'è stato un temporale. Gradita frescura e non importava che il cielo fosse coperto, ce n'era bisogno, dopo una lunghissima estate sempre piena di sole. Una conferma di quanto ogni cosa sia relativa. Infatti se c'è sempre grigio si desidera che ci sia il sole così come quando fa freddo a lungo, viceversa, vuoi cielo coperto e pioggia quando c'è troppo sole che brucia ogni cosa senza pietà. Ma questa è una parentesi. Dopo il temporale la temperatura si è abbassata ed è diventata gradevole e il cielo è apparso pulito come non lo era da molto. Quell'azzurro speciale che vibra fin dentro l'anima. E se ti metti in ascolto riesci a percepire che ha qualcosa da raccontarti. Sì, a raccontarti, non a raccontare in genere, perché se in quel momento non ne hai bisogno lui rimane così, in perfetto silenzio, assorto nell'essenza del suo colore. Ieri quell'azzurro mi ha fatto sentire il significato della limpidezza. Come un fiume perfetto, ieri tutto scorreva bene, il tempo, la vita, perfino le auto per la strada in quei minuti in cui  il discorso del cielo mi ha catturato l'attenzione. Ho lasciato che il suo colore arrivasse fin qui, dentro di me, badando a che tutti i pensieri di altri colori se ne stessero fermi da qualche parte per un po' per non inquinare l'azzurro. E' così che si permette a qualcosa di bello di arrivare a carezzarci il cuore. Si ripongono le armi e si smette di combattere per concedere voce alla pace. All'inizio si sta scomodi senza  l'armatura perché si è talmente abituati al suo peso che muoversi senza di essa fa barcollare per troppa leggerezza addosso. Ma si tratta solo di trovare il nuovo equilibrio calibrato al peso alleggerito. E non si sa più stare fermi perché l'abitudine era la vigilanza e la prontezza di riflessi per parare i colpi nemici. Si preferivano linee marcate, spigoli mentali, voce grossa e rabbia in quantità per poter abbaiare e spaventare i fantasmi e la paura. Non c'è nemmeno una sfumatura azzurra qui sul campo di battaglia. Com'è difficile convincere le proprie paure a farsi da parte per lasciare che l'azzurro metta radici e rinnovi il terreno. E non si respira mai a pieni polmoni in una nuvola fumosa. Serve la limpidezza. L'essenza di un qualcosa che riporti il ritmo perfetto ad ogni cuore, ad ogni cosa fatta e da fare, a tutto. L'azzurro suggerisce, carezza, conforta, insegna a vedere le faccende ingarbugliate con calma finché non si riesce a trovare il bandolo della matassa. Racconta storie di fiducia, non necessariamente di fede, perché lascia libertà di pensiero e questo è un semino di pace. Ma insegna anche che la libertà di pensiero non viaggia mai da sola, poiché nel mondo vi sono spazi oscuri dove potrebbe cadere. Si accompagna alla consapevolezza del sapere che ciascuno vede il mondo attraverso se stesso e non tutte le visioni corrispondono tra di loro. Mio padre, un giorno, mi parlò di tolleranza ma il modo in cui lo fece allora non riuscii a comprenderlo. Non ricordo più le circostanze né le parole ma ho sempre ricordato l'impatto del pensiero che accompagnava le sue parole. Se volete, una sensazione concreta, concentrata, impacchettata a lento rilascio come una medicina moderna, da distribuire nel tempo ogni volta che avrei incontrato i punti salienti che facevano capo al suo significato. Così mi porto dietro questo strano cibo mentale che ogni tanto assaggio e che mi torna in mente ogni volta che vedo splendere lassù tutto quell'azzurro limpido e impeccabile, raro. Ci trovo sempre la pace, assolutamente sempre ma ogni volta un filo dello stesso colore del cielo scende in me e tocca ciò che ho nel presente e i miei desideri, a seconda dell'occasione, vengono cuciti insieme o rammendati. Con pazienza questo azzurro si prende cura di me laddove per usura ho lasciato che ci venisse un buco e qualcosa cerca di convincermi ad avere ancora fiducia nelle persone e nelle situazioni. E questo scudo azzurro mi dovrebbe poter aiutare a respingere l'attacco delle mille paure che mi assaltano in certi momenti. Se solo non fossi così ostinata a combattere sempre... Per una volta vorrei che vincesse la pace. Tifo per lei sempre e so che è forte ma so anche che se non la lascio fare a modo suo con le conoscenze che ha senza contestarle vincerà la paura che tiene prigionieri. Vedo dunque che l'azzurro ci mette tutto se stesso per far arrivare fin qui il suo messaggio. Il minimo che posso fare è impegnarmi altrettanto per non cedere alle paure per rendergli omaggio e per fargli capire che ho ricevuto il messaggio. L'impegno è quello di tendere io stessa all'azzurro per far svanire le nubi dall'animo ogni volta che si presenteranno. Così vorrei che le cose scorressero sempre senza incepparsi, che vi fosse armonia e amore dovunque. Per iniziare un percorso in cui si riesca a non rovinare sempre per stupidità ciò che di bello ci viene offerto.

lunedì 20 agosto 2012

Lamù - sigla italiana

Calore

Questa è un'estate caldissima. Cielo perennemente blu e sole. Tutto ciò che l'occhio vede fa stare bene perché cromaticamente l'assenza di grigio fa virare tutto al positivo, preoccupazioni personali permettendo. Con queste alte temperature non si riesce nemmeno a pensare con chiarezza a dispetto di ciò che suggerisce la limpidezza del cielo. I pensieri di uno scrittore si frammentano e si sfaldano facilmente come quando si cerca di tenere in mano una foglia talmente secca da ridurla in frantumi al solo sfiorarla. Questo vale per me adesso, con tutto questo calore intorno. Eppure di calore ho sempre bisogno. Mi sono ritrovata a pensare per un attimo che avrei pagato chissà cosa per avere tutto il calore che mi bruciava la pelle fin dentro le ossa e anche più oltre, nell'anima, e in quella parte di me che un giorno, tanto tempo fa prese freddo... Tre del pomeriggio di oggi e sole a picco. Strada deserta per i miei passi. Sensazione di stare per squagliarmi pelle, capelli, abito. E un limite di separazione tra tutto questo calore e il luogo dentro di me che ne ha reale necessità. Forse è per questo che me ne sto a quaranta gradi quasi senza fare una piega. Il calore si ferma in superficie e la pelle, bene o male, riesce a sopportarlo per abitudine. Non so spiegare bene la sensazione ma questo contrasto particolarmente marcato di oggi mi ha fatto ripensare a questo bisogno. Solo che il calore che ho perduto non è in vendita da nessuna parte né facilmente lo si può riconquistare. Servono pazienza e un sufficiente grado di serenità d'animo per capire da dove ripartire. Il mio freddo nacque dal gelo di un cambiamento improvviso che destabilizzò il mio semplice equilibrio fatto di cose che potevo controllare e che non mi davano mai sorprese. Qualcuno la potrebbe chiamare routine, o qualcosa di simile. C'è del calore nelle cose che ci stanno sempre vicino e non ci tradiscono scomparendo all'improvviso. Poi passa il tempo, anche con il freddo dentro, passa e se si è abbastanza fortunati, anche se la vita non "torna come prima" così come si vorrebbe sempre che accadesse, si impara che con la distanza si riescono a vedere le cose in un ottica lievemente diversa. A volte tale cambiamento nel punto di vista risulta utile, altre volte no. In questo tempo trascorso quello che ho potuto vedere è che ciò che ci fa stare male e quanto profonda risulta la ferita o quanto freddo ci ha invaso dipende da ciò che pensiamo e proviamo relativamente a noi stessi, non a ciò che accade. Per esempio, se siamo molto attaccati il distacco sarà un disastro come nel caso si volesse staccare un pezzo di intonaco da un muro e invece del solo strato che vorremmo togliere venisse via anche parte del muro lasciando un buco più o meno profondo. Ciò che accade, invece, accade lo stesso esattamente così come si manifesta, anche se non ci piace. Non è immediato comprendere questo ma comprenderlo fa una piccola differenza dentro. Si smette di incolpare qualcosa o qualcuno di ciò che accade, perché si prende in mano la chiave di noi stessi, quella che apre le porte alla comunicazione interna che seda la battaglia. Nell'incolpare qualcuno è compreso anche il riflessivo. Quante volte un senso di colpa nasce non dalla constatazione di una realtà ma dal profondo dolore? Capire che una cosa è giusta così come riconoscere di aver capito in modo corretto qualcosa genera un lieve calore interno che, come un'onda, carezza dolcemente una parte di noi molto in profondità. C'è calore nello stare bene con se stessi e c'è calore nell'amore fatto di comprensione. Quindi il calore non è cosa rara ma ciò che è rara è l'opportunità di trovarlo poiché non sempre si sta bene con se stessi né si ha amore incondizionato. Quanto più freddo si ha dentro tanto più serve calore. E sarebbe tutto davvero più facile se si potesse convertire il sole di quest'estate in un distillato da usare al momento del bisogno.