mercoledì 20 gennaio 2016

Vai per la tua strada

Questa frase "vai per la tua strada" la pronunciò mio padre moltissimi anni fa, come risposta ad una mia domanda di adolescente in crisi. Non ricordo più cosa gli chiesi ma ricordo sempre alla perfezione questa sua breve ed intensa risposta. Ci ho ripensato oggi, come è capitato altre volte quando mi chiedo come comportarmi o come decidere qualcosa di importante, con la differenza che oggi in questa frase ho trovato un mondo ben più ampio del solo significato descrittivo.
Andare per la propria strada presuppone che già si stia andando per una qualche strada e se qualcuno, come fece mio padre allora, ti dice così, ti senti indotto a proseguire perché è sottinteso che vada bene. Quello compresi quel giorno, forse perché avevo bisogno di incoraggiamento senza interferenze. Se mi avesse detto che la strada che stavo percorrendo era sbagliata forse, ribelle come sono a volte, avrei fatto il contrario di ciò che mi diceva, con il risultato di proseguire comunque sulla strada imboccata. Dicendomi come mi disse mi fece un dono ben più prezioso, mi insegnò, anzi mi insegna oggi, poiché è adesso che lo comprendo, ad avere fiducia in ciò che sono e non solo. Mi insegna che se decido di proseguire per la mia strada questo implica la responsabilità che automaticamente accetto di avere nei confronti di me stessa riguardo alle scelte fatte. Imparare a scegliere con la propria testa è fondamentale per lo sviluppo personale.
Alla fine le strade che imbocchiamo, che sono il nostro percorso di vita, possono essere giuste o sbagliate secondo il giudizio altrui o anche secondo il nostro giudizio, ma questo lo sappiamo solo dopo aver percorso almeno un tratto di quella strada, tuttavia se su queste strade ci camminiamo con consapevolezza impariamo comunque qualcosa e questo è l'importante. Dire a qualcuno vai per la tua strada significa donargli rispetto e dargli fiducia e questo è un dono prezioso.
RBBetween

venerdì 8 gennaio 2016

Vedere ciò che si vuol vedere

A chi non è mai capitato di accusare qualcuno di voler vedere solo ciò che gli fa comodo vedere? Lo si dice quando si ha la certezza che l'altro ha una visione di noi che non ci corrisponde. L'altro, per noi, ha un'immagine falsa di ciò che siamo così, in quel momento, è possibile comprendere qualcosa di importante, se decidiamo di andare oltre la rabbia che proviamo. Quello che ho compreso io fin qui è che la visione di ciascun essere umano è assolutamente relativa alla conoscenza che abbiamo, in parole povere, dipende dalle cose che abbiamo in testa. I pensieri sono particolari entità non poi così astratte come crediamo perché la loro forza è talvolta molto elevata. I pensieri creano le convinzioni e le convinzioni alimentano altri pensieri. Tuttavia la percezione, capacità che abbiamo a disposizione per comprendere, paragonabile alla capacità dell'ascoltare, può permettere di vedere la realtà dei fatti e delle circostanze o la verità di ciascuno senza farsi influenzare dai pensieri. I pensieri nascono dopo la percezione e se si è cristallini dentro, migliore è la percezione che possiamo avere dell'intorno. Più semplice a dirsi che a farsi poiché diventare cristallini richiede amore e applicazione costante e sincerità con se stessi senza alcun cedimento, mai. Se si vuol vedere bene, le lenti attraverso le quali guardiamo devono essere pulite, altrimenti riceveremo informazioni deformate e quindi non vere poiché non corrispondenti alla realtà. Se di fronte a noi avessimo un cubo ma i nostri occhi avessero delle lenti che smussano gli angoli, come risultato vedremmo una sfera o comunque non un cubo perfetto come invece è nella realtà. Ciò che fa la differenza dunque è interrogarsi se ciò attraverso cui vediamo è realmente pulito da non falsare le informazioni per il nostro vedere. E vedere è importante poiché ne derivano pensieri ed anche sentimenti. Oppure chiedersi se l'altro, che non è noi, e questo lo sappiamo come dato di fatto, è davvero come lo vediamo o se non vediamo solo qualcosa che la nostra attuale capacità di vedere ci permette di vedere. Se ci accorgessimo di questa cosa avremmo iniziato a fare un passo verso la tolleranza e la comprensione altrui, un piccolo passo nella pace. E non crediate che queste parole siano di un visionario o di un sognatore che non vede la realtà attuale, vedere davvero o mettersi nell'ordine di imparare a farlo richiede coraggio, richiede che si metta almeno il naso un po' fuori da se stessi. Quante volte incontriamo o continueremo ad incontrare chi non riesce a vederci per come siamo davvero e quante volte desideriamo di essere visti per ciò che siamo? Tante, se non sempre. Vedere bene è una necessità che richiediamo agli altri anche inconsciamente e dunque perché non iniziare a farlo in primis noi stessi?
Rita BBetween