lunedì 20 agosto 2012

Calore

Questa è un'estate caldissima. Cielo perennemente blu e sole. Tutto ciò che l'occhio vede fa stare bene perché cromaticamente l'assenza di grigio fa virare tutto al positivo, preoccupazioni personali permettendo. Con queste alte temperature non si riesce nemmeno a pensare con chiarezza a dispetto di ciò che suggerisce la limpidezza del cielo. I pensieri di uno scrittore si frammentano e si sfaldano facilmente come quando si cerca di tenere in mano una foglia talmente secca da ridurla in frantumi al solo sfiorarla. Questo vale per me adesso, con tutto questo calore intorno. Eppure di calore ho sempre bisogno. Mi sono ritrovata a pensare per un attimo che avrei pagato chissà cosa per avere tutto il calore che mi bruciava la pelle fin dentro le ossa e anche più oltre, nell'anima, e in quella parte di me che un giorno, tanto tempo fa prese freddo... Tre del pomeriggio di oggi e sole a picco. Strada deserta per i miei passi. Sensazione di stare per squagliarmi pelle, capelli, abito. E un limite di separazione tra tutto questo calore e il luogo dentro di me che ne ha reale necessità. Forse è per questo che me ne sto a quaranta gradi quasi senza fare una piega. Il calore si ferma in superficie e la pelle, bene o male, riesce a sopportarlo per abitudine. Non so spiegare bene la sensazione ma questo contrasto particolarmente marcato di oggi mi ha fatto ripensare a questo bisogno. Solo che il calore che ho perduto non è in vendita da nessuna parte né facilmente lo si può riconquistare. Servono pazienza e un sufficiente grado di serenità d'animo per capire da dove ripartire. Il mio freddo nacque dal gelo di un cambiamento improvviso che destabilizzò il mio semplice equilibrio fatto di cose che potevo controllare e che non mi davano mai sorprese. Qualcuno la potrebbe chiamare routine, o qualcosa di simile. C'è del calore nelle cose che ci stanno sempre vicino e non ci tradiscono scomparendo all'improvviso. Poi passa il tempo, anche con il freddo dentro, passa e se si è abbastanza fortunati, anche se la vita non "torna come prima" così come si vorrebbe sempre che accadesse, si impara che con la distanza si riescono a vedere le cose in un ottica lievemente diversa. A volte tale cambiamento nel punto di vista risulta utile, altre volte no. In questo tempo trascorso quello che ho potuto vedere è che ciò che ci fa stare male e quanto profonda risulta la ferita o quanto freddo ci ha invaso dipende da ciò che pensiamo e proviamo relativamente a noi stessi, non a ciò che accade. Per esempio, se siamo molto attaccati il distacco sarà un disastro come nel caso si volesse staccare un pezzo di intonaco da un muro e invece del solo strato che vorremmo togliere venisse via anche parte del muro lasciando un buco più o meno profondo. Ciò che accade, invece, accade lo stesso esattamente così come si manifesta, anche se non ci piace. Non è immediato comprendere questo ma comprenderlo fa una piccola differenza dentro. Si smette di incolpare qualcosa o qualcuno di ciò che accade, perché si prende in mano la chiave di noi stessi, quella che apre le porte alla comunicazione interna che seda la battaglia. Nell'incolpare qualcuno è compreso anche il riflessivo. Quante volte un senso di colpa nasce non dalla constatazione di una realtà ma dal profondo dolore? Capire che una cosa è giusta così come riconoscere di aver capito in modo corretto qualcosa genera un lieve calore interno che, come un'onda, carezza dolcemente una parte di noi molto in profondità. C'è calore nello stare bene con se stessi e c'è calore nell'amore fatto di comprensione. Quindi il calore non è cosa rara ma ciò che è rara è l'opportunità di trovarlo poiché non sempre si sta bene con se stessi né si ha amore incondizionato. Quanto più freddo si ha dentro tanto più serve calore. E sarebbe tutto davvero più facile se si potesse convertire il sole di quest'estate in un distillato da usare al momento del bisogno.

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