venerdì 3 gennaio 2014

La residenza del guerriero

Molti anni fa, ancora in piena adolescenza, ricordo che mi affascinava la figura del guerriero. L'uomo, semplice uomo tuttavia, che per le sue qualità di coraggio e forza combatteva tremende battaglie spesso da solo contro tutto e tutti. Mi catturava il carisma di quest'essere che diventava eroe e che non si stancava mai, non cedeva sotto i colpi nemici. Viaggiavo nell'immaginario, cavalcavo libri, storie e pensavo. Nutrivo la mia immaginazione e la mia anima con questa ammirazione che era assai vicina alla stima nei confronti di una simile figura. Non importava se intorno a me, nel mondo reale, non  trovavo una figura simile però, già allora, cercavo di trovare le radici di ciò che fa del guerriero un guerriero, nelle persone. Non era importante che una singola persona avesse in sé tutte le caratteristiche riconoscibili, era sufficiente che ce ne fosse una o addirittura mi bastava intuirne la potenzialità. Non mi rendevo conto, facendo così, che ricercavo l'essenza luminosa, la caratteristica pura del guerriero in ciascuno intorno a me. E non solo intorno a me. La mia ammirazione per certe qualità mi ha accompagnato nella crescita poiché le volevo anche dentro di me. E se non c'erano, cercavo il perché non ci fossero così da creare il seme per coltivare tali qualità che, comunque, mi sembravano in linea col mio essere. Fino al giorno in cui lessi il Manuale Del Guerriero Della Luce di Paulo Coelho. Ciò che lessi in quel libro sistemò insieme i pezzi sparsi dei miei pensieri sui guerrieri, sui combattenti, sui saggi e sulle persone normali così da distillare l'idea giusta con la quale proseguire il mio personale cammino. Questo cammino prosegue ancora, da una quindicina di anni, e in tutto questo tempo ho avuto modo di osservare fuori e dentro di me per comprendere come possa essere davvero un guerriero luminoso. Quando scrissi il titolo di questo post, pensando di accompagnarlo con dello scritto come sto facendo adesso, anche se allora non scrissi nulla, avevo in mente la sensazione che si prova quando si è molto combattuto e non si desidera altro che tornare a casa. Quando si dimentica la propria natura di guerriero e la stanchezza si insinua dentro per scorrere insieme al sangue e il sangue stesso smorza la sua luce, il rifugio è fondamentale perché non si è comunque ancora interessati a morire. Si ha bisogno di stare a riposo per far decantare la polvere delle battaglie e dunque al guerriero serve un posto dove stare, una residenza sicura che gli permetta di guarire per poi tornare a combattere. Dalla mia personale esperienza come aspirante guerriero luminoso sempre in divenire, attingo la consapevolezza, o se si preferisce l'intuizione, che la residenza del guerriero non è in altro luogo che dentro se stesso, nel distretto del cuore. Qui, si attinge forza alla fonte luminosa che trascende i moti umani pur vivendoli costantemente. Qui non manca mai il nutrimento né ciò che può sanare le ferite di ogni tipo dal momento che esattamente qui le si possono sentire con maggior dolore. Sembra un luogo impossibile eppure, se non si ha paura di risiedervi, questo è il luogo più adatto per continuare a vivere anche quando stiamo per morire. Se appare come un paradosso è solo perché ancora non ne abbiamo la chiave e nessun altro, al di fuori di noi, può forgiarla o trovarla. E nella residenza del guerriero non c'è spazio solo per il guerriero, non dimenticatelo.
RBBetween

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