venerdì 1 giugno 2012

Sbagliando

Un bimbo piccolo si muove e non sa ancora come muoversi, così ogni sua mossa è il suo esperimento nella vita. Sbatte le mani sugli oggetti o sbatte gli oggetti stessi solo per testare la sua forza, in tal modo riesce a capire e assimilare l'informazione. Una volta cresciuto, quel bambino, saprà come muoversi tra gli oggetti e forse saprà fare anche di più ma, qualche volta, e non temo di affermare che invece sia più spesso di quel che si crede, questo bimbo cresciuto porta con sé una imperfetta gestione dei movimenti della sua parte interiore. Gran parte degli sbagli che commettiamo nascono dai tentativi di capire qualcosa. Il metodo più semplice e diretto è gettarsi allo sbaraglio proprio perché si avverte che non si può stare fermi per sempre a pensare se una data cosa è meglio farla o no. Un bambino sa di avere un tempo lunghissimo a disposizione (e questo lo attingo dalla mia memoria poiché ricordo che era così per me) per camminare anche in modo incerto. O almeno così dovrebbe essere. Ho ripensato alla mia infanzia, all'adolescenza e allo sviluppato senso di responsabilità che sentivo in me, essendo stata lasciata libera di svilupparmi senza costrizioni o imposizioni di sorta da parte dei miei genitori. Conoscevo le basi importanti e irrinunciabili del vivere con onestà, sincerità di parola, e rispetto, per il resto l'esperimento dei miei genitori è stato quello di lasciarmi molta carta bianca, sorvegliandomi da lontano per vigilare che non esagerassi in qualcosa. Il rovescio di questa preziosissima medaglia delle opportunità lo sento venire su adesso, quando mi rendo conto che l'autocontrollo che ho esercitato su me stessa mi ha ridotto un po' la disinvoltura nei piccoli sbagli quotidiani. Il risultato è una perfezionista che si rilassa poco e tende a vedere l'errore, seppure infinitesimo, nell'operato altrui, oltre che nel proprio, in primis. Metto sempre in conto tutto prima di agire così da ridurre al minimo il rischio di errore. La cosa positiva in tutto questo lavorio mentale è un discreto allenamento a pensare con chiarezza. Quello che mi manca, come dicevo, è però la capacità di essere meno dura con me stessa. Riconoscendo infatti che gli altri non sono noi sto imparando  ad essere comprensiva e meno rigida. Quello che ancora non so fare è rivolgere a me stessa questa comprensione. Se guardo indietro però degli sbagli enormi li trovo, nati dalla cecità provocata dall'accentramento del pensiero su di me ma vedo anche che il terreno sul quale sono stati depositati era di competenza dell'amore. In quel campo avevo abbandonato la severità con la quale mi autocontrollavo perché il cuore splendeva e mi insegnava a buttarmi allo sbaraglio. In quel frangente, quando ho accettato di buttarmi, ho solo dimenticato una cosa essenziale, che quando ti innamori smetti di essere un perno solitario al quale fanno capo tutti i fili del sentire, dello scegliere, del desiderare, del riconoscere dove sta il bene e dove il male, così mi sono ritrovata con nulla in mano e molto nel cuore. Solo che nella realtà fa fede il nulla in mano e non il molto nel cuore. Così, sempre riflettendo, ho capito che la licenza di sbagliare, nella vita, ce l'hanno tutti indistintamente, con dei bonus per potersi salvare fatti della comprensione degli altri che capiscono che tu, in quel momento, se non hai commesso un errore mortale, sei nelle vesti di un bimbo che impara a muoversi. Solo che non è così semplice, perché da adulti entrano in gioco molti altri fattori legati anche alla consapevolezza, che porta con sé non soltanto il grado di apertura degli occhi ma anche quello del cuore. Se non comprendiamo, o non ci proponiamo neppure l'idea di farlo, il perdono che crea i bonus scarseggerà e la durezza dell'animo ci sopravviverà. L'intransigenza non crea spazi dove il cuore può esercitare se stesso a crescere, delimita solo spazi angusti e freddi. Così, osservando una bimba che fa tutto quello che un adulto che sa non farebbe, mi trovo a pensare di avere fatto la scelta giusta quando mi sono arrabbiata con me stessa per il mio supponente modo di trattare gli altri, soprattutto chi mi è vicino, tirando fuori l'alibi a mia discolpa che è perché a tali persone voglio bene. Con chi amo sono stata dura così come ho imparato ad esserlo con me stessa da ragazzina, perché allora sapevo che non potevo né dovevo sbagliare per rendere onore alla grande libertà ricevuta. Quello che so oggi è che l'amore può smuovere le rocce quel tanto che basta a trasformarle in qualcos'altro. E' pur vero che qualche volta il polso di ferro è servito a risolvere una qualche situazione ma se mi guardo bene penso che sia altrettanto importante imparare a trattare con dolcezza, senza scatti d'ira fuori luogo, con più flessibilità possibile per ricordare in ogni momento di essere capaci di comprendere e di venire incontro. Comprendere è meno difficile di quel che si crede, è fatto da domande rivolte a se stessi con il cuore e con sincerità e di ascolto delle risposte con gli stessi. Ogni pretesa si assottiglia e si trasforma  nella comprensione che è un'assurdità mantenere se stessa in vita per la mera soddisfazione che  può ottenere in cambio quando viene scagliata contro qualcuno o qualcosa. La chiarezza e la comprensione valgono molto di più. E se questo non è proprio il seme del perdono, almeno ne rappresenta il terreno.

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