mercoledì 10 ottobre 2012

Una strana empirica legge di compensazione

Attingo dalla mia esperienza vissuta per soffermarmi su ciò che è accaduto nella mia vita in alcuni periodi. Strana perché mi fa pensare, non riesco a darla per scontata ma sono ancora in fase di riflessione per capire se ha un senso e non soltanto per me. Empirica perché nasce dall'esperienza concreta. Legge perché si ripete con le stesse modalità e non avendo altri vocaboli a disposizione che ne rendessero altrettanto bene l'idea ho scelto di usare tale parola.
Se la vita è come un lungo cammino diciamo che qualche volta può capitare di soffermarsi per un po' e in tale attesa si può trovare il tempo di guardare e misurare in qualche modo tutte le vicende che sono avvenute. Mi immagino pensatore solitario seduto su di una roccia in quota che manda il suo sguardo tutto intorno. Il panorama è più o meno vasto a seconda di quanto cammino si è fatto ma seduti lì si ha modo di valutare meglio le varie distanze coperte nell'andare. Si possono anche vedere particolari che durante il cammino non avevamo visto, è naturale che sia così e sottolinea il fatto che talvolta è necessario soffermarsi per dare un'occhiata indietro, per riassumere ciò che ci appartiene fin lì dove siamo arrivati. Ad un osservatore che ama la sintesi non sfuggirà la semplice natura di fondo delle cose, quella fatta dall'avere e dal mancare, dal dare e dal ricevere, dal positivo e dal negativo, oggettivamente parlando, al di là del proprio parere. In tutta questa amalgama l'equilibrio ha la sua ragione d'essere attraverso quella che io chiamo legge di compensazione, che si manifesta con più o meno uguali quantità di avere e mancare, applicabili ad ogni cosa che possa venire in mente e a tutto ciò che la realtà provvede a mostrare anche senza il nostro consenso. Seduta sulla mia roccia guardo attentamente rovistando nel vissuto e mio malgrado devo constatare che accadimenti positivi sono stati accompagnati da accadimenti meno piacevoli da vivere. La mia legge di compensazione per ristabilire l'equilibrio. Ricordo momenti brevi di distensione gioiosa legati a notizie o cose accadute positive seguiti da sciabolate del destino, passatemi l'espressione, che hanno ridimensionato tale stato d'animo ricco di entusiasmo. Il reiterarsi di tale strana modalità, all'inizio non mi ha dato fastidio, mi ha insegnato a prendere la vita come viene non giudicando le cose come frutto di colpe o punizioni divine nelle quali non credo, vedevo la vita come scuola e percorso. In seguito, forse per la fatica di affrontare alcuni passaggi, mi son trovata guardinga cercando di fiutare l'aria come un segugio ogni volta che mi capitava qualcosa di buono, cercavo di riconoscere l'odore del prossimo colpo. Mi sono ritrovata a metterlo costantemente in conto pur desiderando vivamente di sbagliarmi e di venire contraddetta dagli eventi successivi. La legge di compensazione si è sempre presentata, più o meno puntuale all'appuntamento.
Quando la vita propone delle sfumature così e sei abbastanza sveglio da notarle ma soprattutto ti girano interiormente perché non lo trovi giusto, l'anima ribelle, anche se ce la mette tutta per mostrare il coraggio per combattere e prenderla con filosofia senza sentirsi vittima, vacilla sotto la spinta della paura di ciò che ha imparato ad aspettarsi. Diventa una specie di riflesso condizionato che ti impedisce di goderti la felicità che incontri. Mia storia recente l'ennesimo ripetersi di questa coppia di buono e cattivo sul percorso. Il mio attuale buono è solo una promessa che non ha ancora concretezze ma sa di positivo mentre il cattivo è una concretezza da considerare, possibilmente senza spaventarsi. Sono in equilibrio e devo operare su me stessa il suo mantenimento per capi stabili legati a pensieri positivi e serenità da ricercare costantemente  dentro di me, in modo autonomo, poiché non si può sempre contare sugli altri. Gli altri dànno ciò che possono e non possiamo pretendere che sia diverso, la serenità sta nell'accettare quello che si riceve comprendendo che ciascuno ci ha dato ciò che ci poteva dare.
Entro questa compensazione c'è ancora la vita che dobbiamo vivere con il monito e l'insegnamento di non lasciarsi andare né al polo positivo né a quello negativo, giacché l'equilibrio rammenta che sta in mezzo ai due estremi in ogni caso. Oggi, dunque, anche se vedo che luce e buio camminano ancora insieme cerco di rimanere stabile e di sorridere anche quando mi verrebbe da piangere. Non avevo torto, all'inizio, quando vedevo che tutto è solo un percorso, il segreto per proseguirlo è non soffermarsi a giudicare come si presenta, ma solo andare con passo calmo, cuore puro e sguardo sereno, tutto ciò che deriva dall'avere fiducia, non propriamente fede.

1 commento:

  1. Per chi ti legge sei terapeutica..
    Io dimentico di soffermarmi e ne pago le conseguenze: non vedo che chi ho intorno può aver bisogno (anche) di me. Ma ci sono

    RispondiElimina