venerdì 8 febbraio 2013

Quando il cuore si strappa

Accade. Talvolta accade e la sensazione che si prova è orribile. Rimanere vivi con tale ferita dentro strazia. E quando provi una cosa del genere, in quel momento, non hai parole per descrivere come ti senti. Si può scegliere di non parlare o si può parlare finché la voce non se ne va così da credere di poter mostrare almeno un granello di ciò che si prova. In realtà quasi nulla serve quando il cuore si strappa. Servirebbe che le cose tornassero a posto da sole come quando ci si sveglia da un incubo e si è felici di aprire gli occhi per vedere e toccare tutte le cose conosciute che ci confortano. Sarebbe semplice e sarebbe sufficiente, solo che purtroppo non accade. E noi con il cuore strappato ci ritroviamo da qualche parte a piangere come se le lacrime fossero il sangue e forse le lacrime sono il sangue del cuore. Il sangue dell'anima del cuore. Ce ne stiamo in un luogo distante dagli altri mentre stiamo così vicini a tutto e tutti ma separati da un muro trasparente su cui rimbalza l'anima. E non si smette di piangere. Si vorrebbe ancora sentire il calore, la vicinanza, l'allegria condivisa nei momenti spensierati. Ogni brandello di cuore strappato cerca l'altro capo aggrappandosi a tutto ciò che trova nella memoria per contrastare il rifiuto che in quel momento occupa tanto spazio dentro. Ma il non accettare la realtà dei fatti so, per esperienza, che è solo una fase e che se ancora una sola fibra di quel cuore strappato batte, vibrando dell'amore provato, la fase più dura e scura lascerà il posto all'inizio della guarigione. In questa guarigione speciale, però, ciò che rimane dentro al cuore, che si rigenera tramite l'amore che continua a provare, è un segno. Non è una cicatrice uguale a quelle che possiamo vedere sulla pelle quando ci facciamo male, è diversa, perché in essa custodiamo tutto quello che credevamo perduto e poiché le cose stanno così brilla di più. Ciò che passa attraverso la tempesta si offre al dopo come l'aria piena di goccioline che aspettano che la luce del sole le colpisca per renderle arcobaleno. Se qualcosa può essere fatta per chi soffre, quando si strappa il cuore, oltre alla vicinanza che faccia sentire il calore dell'affetto, si può offrire, come sto facendo adesso, parole che rammentino che non si è mai soli con tali sofferenze, poiché in molti più di quelli che crediamo le provano o le hanno provate. Sebbene per ciascuno l'intorno sia differente, in realtà le somiglianze eventuali non saranno altro che le sfumature che permetteranno di avvicinarci gli uni agli altri, abbastanza da sentirci capaci di abbracciarci per stemperare il dolore provato. Una cosa in cui credo, anche se per qualcuno discutibile, è che chi abita il nostro cuore è solo quello che é, al di là della sua forma o della sua natura. Il linguaggio che lega i cuori non conosce distinzioni, secondo me, e va oltre ogni apparenza rendendo chi amiamo solo e sempre chi amiamo. Punto. E se perdiamo chi amiamo il cuore si strappa. Punto. Il respiro dell'amore che rimane dentro di noi saprà sempre come rianimarci nonostante tutto. Da soli ce la possiamo fare ma serve una incrollabile forza di volontà, ciò che invece è meglio è non affrontare le cose da soli. Cercate chi può darvi una mano metaforicamente e materialmente e accettate ogni abbraccio che vi viene offerto se qualcuno ve lo offre. Se non siete così fortunati sappiate almeno che non siete soli mai perché, anche se in quel momento non vedete niente e tutto sembra orribile e scuro, qualcun altro da qualche parte nel mondo potrebbe avere il cuore strappato come il vostro o ridotto in peggiori condizioni. Che questo faccia parte della vita lo raccontano i saggi e coloro che lo hanno provato anche se si potrebbe dire che se ne potrebbe volentieri fare a meno per vivere la vita con più felicità. E la felicità è così effimera, in certi casi, che passare il resto del tempo a maledire l'accaduto non porta nuova felicità. Può far sfogare per un po' ma non è la soluzione. Quando passano davanti agli occhi le immagini dei momenti che non saranno più si sente tutto il flusso della malinconia mista al dolore. Farsene una ragione, in quei momenti, quando la ferita è fresca, non è possibile. Piangete se dovete, se quello è ciò che vi sembra giusto, ma rimanete con un dito del piede ancorati a terra per non morire, rischiando di farvi trascinare via dal fiume di lacrime. Non smettete di ascoltare il mondo, nonostante la sofferenza, e ricordate sempre che ciò che rimane nella memoria, anche se nei momenti peggiori scotta maneggiarla, è anche e soprattutto dentro al cuore che credete strappato irrimediabilmente. Ricordarmi di questo mi ha aiutato a trovare un po' di pace per sperare di non piangere immediatamente alla menzione di alcuni ricordi. Forse ciò che si ottiene col tempo è proprio il tempo, così da non piangere subito ma solo un po' dopo. Rita Buccini Between

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