lunedì 7 ottobre 2013

"Femminicidio"

Negli ultimi tempi molti fatti di cronaca riportano notizie di donne uccise da mariti o compagni, comunque uomini, maschi. Per questo motivo qualcuno ha iniziato a parlare di femminicidio invece di omicidio. E' su questa distinzione che vorrei soffermarmi a riflettere. Uccidere qualcuno è esecrabile e il condannare il fatto indiscutibile però è il distinguere che non mi piace. E sottolineo che si tratta solo di una mia opinione, il pensiero di una sconosciuta tra miliardi di persone. Forse si tratta di una sensazione mal percepita ma il fatto è che quando si dice "femminicidio" sembra si debba sottintendere tutto un mondo sottostante in cui se viene uccisa una donna, femmina, si deve automaticamente dispiacersi un pelino di più. La donna è fragile, la donna è dolce, la donna è bella, la donna ha la precedenza perché può fare figli così se chi la uccide è un uomo tutto si trasforma nell'immaginario di una preda indifesa assalita da un predatore spietato. Ma non è questa l'immagine che dovremmo avere né dovremmo accettare di voler vedere, al di là delle singole verità o della realtà di alcuni casi. L'omicidio è uccisione di un altro essere vivente senza distinzione di sesso, religione o colore della pelle. Questo è ciò che dovremmo sapere, e basterebbe, per comprendere che dovremmo rifiutare categoricamente l'atto così come la distinzione in femminicidio e, per contro, immagino esista la possibilità di dire in maschicidio, se volessimo ragionare in questi termini. Se venisse uccisa una donna, così come se venisse ucciso un uomo, si tratterebbe della morte di un essere umano che ha una sua storia e una sua vita e dei legami. E non credo che non esistano al mondo donne che uccidono uomini, magari i loro compagni o mariti, per lo stesso identico motivo che sta alla base di un femminicidio. Alla base di tante morti c'è rabbia, incomprensione, mancanza di dialogo, paziente dialogo, esasperazione che porta alla scelta sbagliata di un gesto incancellabile, ma sia uomini che donne possono soffrire nello stesso identico modo e per gli stessi motivi. Se si sceglie di porre l'accento sulla constatazione di omicidi di donne questo accento non dovrebbe avere altra forma se non quella del discutere del malessere che porta qualcuno a sopprimere fisicamente qualcun altro, non si dovrebbe, a mio avviso, colorare questo accento in modo da dipingere le donne come angeli e gli uomini come demoni. Tra l'altro un giorno potrebbe accadere il contrario, e si sbaglierebbe anche in quel caso, se si dipingessero le donne come demoni e gli uomini come angeli. La vita di ciascun essere umano, e più oltre di ciscun essere vivente, è preziosa e irripetibile per come essa si presenta con le sue peculiarità, così dovremmo impegnarci ad averne maggior cura ma soprattutto, certe mie esperienze personali me lo hanno insegnato, dovremmo odiare talmente tanto la guerra e la soppressione o la riduzione al silenzio di chi non vogliamo più sentire da cercare disperatamente di proseguire il dialogo, anche se questo ci sconvolge la vita per un po' o ci spaventa perché non ci sentiamo capaci o in vena di farlo. La comprensione è vitale, quella personale e quella reciproca a pari merito. E' quella che cerchiamo sempre, ma senza il dialogo tra le persone o senza quello interiore non la potremmo ottenere neppure frammentaria. E se qualcuno si domandasse cosa c'entra il comprendere se stessi o gli altri in questo discorso, risponderei che questo lavoro di cuore potrebbe impedire molti omicidi. RBBetween

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