sabato 7 settembre 2013

Noi non siamo gli errori che commettiamo

A chi non capita di sbagliare? Anche se siamo persone attente a non fare del male a noi stessi e agli altri mentre camminiamo sul sentiero della vita possiamo sempre, in qualsiasi momento, mettere il piede in fallo. Accade, è una certezza, com'è una certezza che l'errore lo abbiamo commesso e mai siamo, mai, noi stessi l'errore commesso. La verità che custodiamo dentro di noi in merito, è che esiste sempre un motivo alla base delle nostre azioni o delle nostre parole e di questo, volenti o nolenti, ne siamo responsabili. Noi continuiamo ad esistere con la consapevolezza o meno dell'aver commesso uno sbaglio che prima o dopo si ripresenterà ai nostri occhi per essere compreso. Noi esistevamo prima dell'errore ed esistiamo dopo di esso, modificati. La consapevolezza e l'insegnamento che ne riusciamo a trarre saranno l'effetto modificante. E tutto questo si sommerà a ciò che abbiamo imparato ad essere. Ciò che siamo, se riusciamo a far scorrere la vita e a respirare con l'anima, è la natura di esseri in costante divenire autorizzati a sbagliare ma non, di conseguenza, giustificati per questo. Sbagliare fa parte del processo di apprendimento. La giustificazione che vorremmo ci salvasse sempre e ci mettesse al riparo dal giudizio altrui non è un atto dovuto a nessuno perché tutti siamo comunque sempre responsabili di ciò che facciamo e diciamo e tutti possiamo sbagliare, prima o poi. Il vero dolore nasce nel vedere che gli altri ci giudicano in base ai nostri errori talvolta senza appello. Giudicandoci per l'errore commesso finiamo per diventare qualche volta l'essenza di tale errore anche ai nostri occhi. La definizione di ciò che siamo, da quel punto in poi, passerà per i nostri sbagli e se non viene concessa la possibilità di raccontare il perché, o se non viene concesso di ascoltare il nostro pentimento o di raccontare ciò che abbiamo imparato, vivremo in un mondo senza possibilità di perdono. Tutti sappiamo che il perdono più difficile con il quale possiamo arrivare a confrontarci è quello nei nostri confronti, quando ci sentiamo in colpa per ciò che abbiamo fatto. A meno che non si abbia il cuore sigillato, a nessuno piace vedere la sofferenza altrui provocata da noi.
L'ascolto e il dialogo sono da sempre alla base della possibilità di vedere nascere il germoglio del perdono, anche non totale, in attesa della comprensione profonda della natura delle cose e delle situazioni, nonché di se stessi. Tuttavia si deve accettare che le persone ferite dalle nostre parole o dalle nostre azioni non ci concedano l'appello che vorremmo; anche questo fa parte della varietà di situazioni che si incontrano sul sentiero. In assenza della possibilità di recupero che non ci viene  concessa dobbiamo convivere, oltre che con il fardello della consapevolezza del proprio errore, anche con il senso di impotenza avendo volontà di creare un nuovo equilibrio nella comprensione reciproca dei punti di vista. E i ruoli, non dimentichiamolo, spettano a turno a tutti quanti perché nessuno è esente dallo sbagliare; ecco perché il perdono dovrebbe essere considerato di più, perché prima o poi quando ci capita il ruolo di colui che ha sbagliato, dimenticando tutto, vorremmo solo essere perdonati o quantomeno ascoltati.  RBBetween

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