mercoledì 27 agosto 2014

Convivere con il dolore

Sappiamo che il dolore è sostanzialmente di due tipi: fisico l'uno e appartenente alla sfera dei sentimenti l'altro. Entrambi fanno male e qualche volta i loro estremi si toccano fino a confonderci sulla posizione del loro confine. Un dolore dell'animo può essere somatizzato e un dolore fisico può arrivare a incidere l'anima.
Il dolore è una presenza scomoda, ti consuma le forze, ti piega i pensieri e ti rende sofferente.
Io, da qualche anno, vivo con addosso del dolore, fisico soprattutto. Il rumore di fondo che mi accompagna ogni giorno, ogni minuto mi fiacca ogni volta che mi lamento ma mi fortifica quando decido di resistere e combattere. Qualche volta, è vero, vince il dolore, ma qualche altra vinco io e si va ancora avanti. Qualche altra volta ancora sospendo i combattimenti e mi riposo perché ne sento il bisogno ma mi chiedo anche se, in queste occasioni in cui getto la spugna temporaneamente, se invece continuassi a combattere a spada tratta, cosa otterrei? Mi stancherei di più fino a non saper come uscirne oppure diverrei invincibile? So soltanto che se volessi davvero scoprirlo dovrei provare.  Per ora penso che aver cura di me sia non esagerare, sia fermarmi prima che sia tardi ma in fondo ho paura. Se guardo indietro, nel passato, vedo il tempo in cui combattevo e basta perché volevo scoprire cosa c'era oltre il muro, la barriera che la mente crea o prende in prestito dalle opinioni altrui, vivevo per guardare oltre. Adesso il dolore mi frena e mi fa perdere la voglia di combattere finché non mi scrollo di dosso la sensazione della fatica immane da affrontare. Ogni giorno, quando mi alzo, la prima cosa che sento è il dolore e se guardo la giornata che mi aspetta sento in prospettiva tutto il male che mi starà attaccato e questo mi toglie il respiro per un attimo, poi mi alzo e ricerco la forza del cuore, il suo sorriso interno, il suo calore. Guardo nel mio cuore e vedo che ce la posso fare a fare altri passi anche se fisicamente spesso sono dolorosi per me. E' il cuore che insegna a convivere con le difficoltà sia fisiche che non anche quando è proprio il cuore a provare dolore.
Ammiro chi riesce ad andare ancora oltre avendo menomazioni gravi o chi custodisce dolori nell'anima e sa sorridere e non fa pesare mai se stesso agli altri.
 La sofferenza unita alla solitudine spesso fa gridare per attirare attenzione perché in fondo tutti abbiamo bisogno di un abbraccio, di carezze del cuore, così non sempre si sa essere eleganti nel dolore. Per convivere col dolore a due cose principalmente si deve prestare attenzione: la prima, a controllare il proprio grido fino a trasformarlo in sorriso non solo delle labbra bensì anche degli occhi e per far questo servono tenacia e coraggio nonché si deve saper imparare a chiedere aiuto senza disperazione quando serve davvero; la seconda, se ci si lascia andare, che lo si faccia ricordando di stare in guardia per capire il punto laddove rimettersi in piedi diventa estremamente difficile così da rifiorire in tempo, come è nella natura di ciascuno fare nonostante tutto.
RBBetween

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