venerdì 9 dicembre 2011

Vuoto

Oggi, ripensando a qualcuno che non c'è, sono finita a riflettere su questo concetto in più forme. Con il mio solito modo di fare mi sono messa a classificare. Il vuoto è l'opposto del pieno. Il vuoto può rappresentare l'assenza sia di qualcuno che di qualcosa. Il pieno può rappresentare qualcuno o qualcosa, è spazio non vuoto, dunque. Lo spazio ha una collocazione, da qualche parte dentro di noi o intorno a noi. Eppure il vuoto lo classificherei in due tipi, l'uno circoscritto, volendo intendere un tipo di mancanza all'interno di qualcosa, laddove rimanga una sorta di contorno che porti memoria di quello che viene a mancare, mentre l'altro lo definirei più astratto, ugualmente percepibile, un tipo di vuoto, però, i cui confini non riusciamo a definire con esattezza. Per ciascun tipo di vuoto noi abbiamo una reazione, un eventuale adattamento, e questo implica che il vuoto rimane presente, specialmente se deriva dall'assenza di un affetto. Misurandoci con la percezione di questo vuoto possiamo scegliere due strade principali: mantenerlo riconoscendolo come tale o trasformarlo in qualcosa di diverso. Nel primo caso altre due strade si diramano: un vuoto che permane può essere accettato e lasciato così com'è, o rifiutato ma in questo caso non abbiamo potere di trasformazione su di esso se non lo riusciamo ad affrontare, quindi il vuoto continua ad esistere, ricordato o dimenticato che sia. Nell'altro caso il vuoto può essere riempito in qualche modo ma, se si scavasse a fondo, si potrebbe scoprire che ciò che abbiamo messo in quel vuoto non è riuscito a trasformarlo, è semplicemente rimasto un vuoto riempito. Una sostituzione non determina di conseguenza e con sicurezza totale la trasformazione del vuoto, ricordando che il pieno non è la trasformazione del vuoto, è ancora un gioco a due sullo stesso piano tra due entità uguali ma contrapposte, il pieno e il vuoto. Se il vuoto viene trasformato non è più né vuoto né il suo opposto, è una cosa che esce dal gioco, è qualsiasi altra cosa che non avrà radici in nessuna delle sue condizioni precedenti, né nel vuoto né nel pieno che occupava il vuoto.

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