sabato 17 gennaio 2015

Dove sta la felicità?

Leggendo qua e là fra i post e le risposte sui social network ho trovato qualcuno che sosteneva che la felicità è sempre dentro di noi e, se non ho capito male, intendeva dire che la felicità è lì nascosta da qualche parte in noi, come un qualcosa di vero che esiste anche se noi non ce ne rendiamo conto momentaneamente. Mi piace pensare, in base a questo spunto, che la felicità sia un seme che abbiamo in dotazione fin dalla nascita e che, durante il corso della vita, capiti qualcosa che lo fa germogliare e crescere in modo che la sua luce ci nutra dall'interno. Ecco, a questo punto il mondo si dividerà: chi dirà che la felicità si trova là fuori da qualche parte, magari con le sembianze di qualcuno o sotto forma di sogni realizzati, mentre qualcun altro dirà che la felicità dipende da come ci sentiamo dentro e che se si sta bene dentro, specialmente sostenendo di amare se stessi, si sta bene col resto del mondo. Ebbene, non mi riesce di schierarmi in assoluto da nessuna di queste due parti poiché entrambe portano delle verità su cui riflettere. E se vogliamo vedere la felicità come un seme interiore in attesa di manifestarsi e crescere, direi che tutto ciò che accade, sia dentro che fuori di noi, ha la sua influenza.
La felicità, se dovessi provare a definirla, in base a ciò che ho provato nel corso della mia vita, direi che è uno stato di armonia interiore in cui tutto vibra con amore. Eppure credo che ogni persona a questo mondo potrebbe descriverla in modo diverso forse legandola a ciò di cui dicevo prima, persone, desideri realizzati, benessere di vario genere, materiale o spirituale che sia. Così come si definisce l'infelicità in base al malessere e al dolore che si prova.
La chiave di tutto è il legame che stabiliamo col pensiero, la forma pensiero che si fa catena e che inganna. L'inganno, se così lo vogliamo chiamare per il momento, è credere che lo stimolo, al quale reagiamo provando sentimenti positivi o negativi, sia la felicità o l'infelicità che proviamo. Lo stimolo dunque, come dicevo prima, può essere un fattore esterno, come un affetto o la realizzazione di un progetto, oppure un fattore interiore di ricerca spirituale appagante o di lotta interna che ingarbuglia l'anima. Se guardate bene, queste cose sono solo elementi i quali, però, possono nutrire o far seccare la parte del cuore laddove sta il seme della felicità. Per comprendere meglio e far chiarezza, dove possiamo, dovremmo provare a non identificarci con le cose: siamo esseri ben capaci di camminare con le proprie gambe e la consapevolezza rafforza i muscoli di queste gambe. Quindi la felicità, è vero, è già dentro di noi, latente, in attesa di essere scoperta assieme alla scoperta del cuore, della pace. Ciò che incontriamo durante il percorso serve a far vibrare le corde in modo da suonare poi una melodìa armonica. E non importa che tale melodia sia perfetta in sé, perché è impossibile che lo sia, dato che siamo tutti diversi, seppur simili. La felicità è una melodìa personale e saperla riconoscere e capire come fare a coltivarla è anch'esso un fattore che contribuisce alla sua manifestazione.
Rita Buccini Between

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