mercoledì 14 gennaio 2015

"Se desideri come puoi definire un desiderio giusto o sbagliato?"

Questa è una domanda che mi è stata posta da un'amica nell'ambito di un discorso sui desideri e sul desiderare. E ancora, mi ha fatto l'esempio "se sono una bambina affamata e desidero una mela perché dovrebbe essere sbagliato il mio desiderio?"
Proviamo a rispondere. Se la bambina avesse davvero fame e volesse una mela e quella non fosse una metafora non ci sarebbe al mondo desiderio più giusto. Questo è facile da comprendere perché siamo nella realtà e gli elementi sono i mattoni di base. Quando si va oltre, nel mondo dell'astratto le cose si complicano perché i confini diventano meno netti e reali. Confini mentali fortissimi e confini invisibili, confini effimeri, confini costruiti dalla mente che ragiona e ne ha bisogno per potersi sostenere durante il processo, si mescolano fra loro. O nessun confine.
Dire che il desiderio della bambina è impeccabile nella realtà è il mio punto di partenza e di riconoscimento del potere della realtà materiale. Nessuno può discutere il desiderare in base alla fame, che è uno stimolo a continuare a vivere, né il gusto della bambina che sceglie la mela per nutrire se stessa. Se volessimo trasportare questo concetto nell'astratto esso sarebbe la chiave per giustificare ogni pulsione, anche quelle che vibrano un gradino più su dell'ambito fisico, ma non lo ritengo del tutto valido poiché più su c'è dell'altro da integrare. E qui comincio a metterci il mio pensiero, poiché credo che se seguiamo la regola dell'evolversi, guardando con la coda dell'occhio l'essenza dei passaggi di stato della materia, più su si va, vibrando più velocemente, purificandosi, trasparentizzandosi, se così si può dire, più l'ego che desidera si deve piegare alla saggezza della comprensione del cuore specialmente se ci sono più anime in gioco. Questo, perché? Perché se la mela è una persona e noi la desideriamo non possiamo accontentarci di ricercare di gratificare noi stessi e basta in base alla fame che abbiamo. Le persone non sono il cibo che ci nutre ed è per questo che spesso è doloroso separarsi perché ci accorgiamo di quanto dipendiamo dagli altri, dalla loro presenza, dai loro favori, dalle loro parole. Riuscire a crescere abbastanza da capire la differenza tra il desiderio di base di un bambino e il desiderio ricco di sfumature di un adulto in cui la coscienza dialoga col cuore, è essere adulti con saggezza. Le persone, come anche noi siamo, sono cuori che pulsano indipendentemente da tutto il resto fatto di credenze e colori o agiatezze o meno. Siamo solo cuori. Se ci ritroviamo a desiderare un cuore non possiamo trattarlo come tratteremmo una mela che desideriamo per sfamarci, un cuore implica più consapevolezza ed elevazione interiore, non propriamente spirituale, piuttosto, consapevolezza di delicatezza necessaria per maneggiare tale "frutto". Il bambino dunque se non ha la mela piange perché ha fame e non sa come andare avanti senza ciò che desidera. Chi ama non può fare così. E scoprirlo a spese proprie fa male. Se il bambino metaforico, non reale, riesce a starsene un po' a digiuno, cercando di non logorarsi sulla mela, può scoprire che dentro di sé ha la forza che non credeva di avere, quella che se ne sta come riserva nascosta per i tempi duri, quella che lo fa evolvere e gli fa capire che lui stesso non si può identificare con il suo desiderio. Che non è il desiderio ad essere giusto o sbagliato perché in fin dei conti il desiderio è solo una espressione di sé, di ciò che c'è dentro, ciò che rende qualcosa giusta o sbagliata è la visione che abbiamo, ciò che pensiamo e come usiamo quello che pensiamo. Così andrebbe da sé definire sbagliato un desiderio che porta chi lo brama a fare qualcosa di non corretto, se egli stesso non lo sa domare, non gli sa resistere, non lo sa comprendere e trasformare. Io insisto sempre sulle sfumature perché spesso la chiave di volta sta proprio lì. Non si deve definire sbagliato o giusto un desiderio poiché un desiderio è solo se stesso: un desiderio. Il giusto o lo sbagliato sono ciò che facciamo per ottenere ciò che desideriamo e lì, in quello spazio infinito di possibilità a nostra disposizione per agire e ottenere, sta la crescita personale e la direzione che gli vogliamo dare, se verso la luce o verso l'ombra.
Rita Buccini Between

Nessun commento:

Posta un commento