venerdì 30 dicembre 2011

Legami. Se ami davvero non smetti di amare mai

C'è chi pensa che un legame sia un vincolo, esponendo così il concetto di legame ad un sotto pensiero di fastidio derivante dal significato di vincolo. Vincolo, infatti, significa anche limitazione od obbligo a qualcosa. La parola legame, invece, esprime solo un dato oggettivo, cioè due cose collegate tra di loro. Nulla di più, a meno che non si tenda ad andare oltre, attribuendo un significato aggiuntivo, e ciò che si aggiunge può essere frutto del nostro pensiero, della nostra esperienza, del nostro fraintendimento, del nostro desiderio, o di qualsiasi altra componente mentale che non si sappia fermare al solo scarno significato di base. I legami tra le persone esistono anche se qualcuno, talvolta, non ne sopporta l'idea. Ci sono schieramenti che vedono persone favorevoli ai legami, e li ritengono speciali e pieni di calore umano o solo necessari, qualsiasi sia lo scopo alla base di tale pensiero, contrapposte a coloro che li ritengono catene dalle quali fuggire. Io mi metto nella categoria di quelli che vedono il significato dei legami senza lasciarsi spaventare, che li vedono attraverso gli occhi del cuore e li osservano nel loro condividere la vita degli esseri umani. Un legame nasce, come tutte le cose nascono su questo pianeta, qualche volta all'improvviso, qualche altra con estrema lentezza, ma quando il legame è vivo dentro, questo inizia a pulsare come il cuore e segue ogni più piccola pista delle emozioni, sviluppandosi con i sentimenti. Va da sé che più è profondo ciò che sentono le due persone coinvolte e più diventa profondo il legame. Personalmente, ho sempre pensato che un legame d'amore fosse una sorta di filo luminoso, che va da un cuore all'altro, così che ogni cosa sentita da uno dei due capi di questo filo si trovasse, quasi subito, a risuonare nel cuore altrui, esattamente all'altro capo del filo. Così, quando due persone si allontanano, al filo possono accadere due cose. Questo filo si può rompere e il dolore è come un urlo ad ultrasuoni che emana dal punto di rottura, bucando la mente. Il filo, però, può anche rimanere integro nonostante tutto, nonostante le intemperie, la lontananza, rabbie ed incomprensioni, e questo accade se il filo è reso forte dall'amore che esiste sempre e sa andare oltre gli spigoli che incontra sul percorso. Nessuno mai trova un percorso facile davanti a sé, quando nascono dei legami, perché due è più complesso di uno da solo e il movimento a due richiede nuovi modi di vedere la vita. Sarebbe una pretesa, se non una sciocchezza, credere che tutto vada di piana da sé, mentre non è una sciocchezza credere che amando davvero si possa rendere meno accidentato il percorso. Solo che per spianare il sentiero serve partecipazione. E l'amore comprende in sé questo concetto. Ogni legame, oltre ad essere essenza di comunicazione è anche un percorso. La vita del legame rimane integra solo se anche noi cerchiamo di esserlo, impegnandosi, dove possibile, a comprendere come siamo fatti e ad imparare, non a non sbagliare mai, perché può capitare di sbagliare, ma a saper perdonare se stessi prima di tutto e poi chi ci è vicino. Allora un legame vive e risplende rinnovandosi ogni volta che si supera una crisi. L'amore infatti è nel recupero e nella rinascita e nella memoria. In realtà un legame profondo tra due cuori non muore mai finché vivo è il cuore e ciò che c'è in esso. E se si ama davvero qualcuno, per le cose che si sentono e si riconoscono esistere in noi, al di là di qualsiasi ostacolo o pensiero altrui, non si smette certo di amare. R.B.Between Auguro a tutti un 2012 sereno e di comprensione, se questo è il desiderio che muove la vostra ricerca.

martedì 27 dicembre 2011

Rinunciare a qualcosa come atto d'amore

Rinunciare è l'atto di separarsi da qualcosa che si ha già, o che si potrebbe avere, per un qualche motivo. Vale per le cose materiali ma anche per quelle di natura più astratta. Quando si usa questo verbo, il pensiero in cui siamo immersi e la decisione che stiamo per prendere, non sono di facile gestione. Una qualsiasi rinuncia, qualunque sia la sua entità, ci mette di fronte ad una riflessione e ad una scelta. Ogni cosa che già fa parte di noi o ci appartiene, fosse anche un'abitudine, ha radici dentro di noi e rimuovere queste radici non è indolore a meno che non entri in gioco l'amore. Non fraintendetemi, l'amore non è un anestetico, è più un elemento capace di trasformare le cose in modo profondo e duraturo. Questa riflessione sul significato di compiere una rinuncia come atto d'amore è nata dall'aver visto una madre con una sigaretta in mano e, a poca distanza, il figlio. Magari essendo all'aperto non è cosa grave né dannosa; magari era la sua unica sigaretta della giornata; magari l'avrebbe spenta subito dopo una tirata, non lo so ma so che se anche fosse stato vero uno di questi "magari" per lei, da qualche parte potrebbe non essere lo stesso per qualcun altro. Ed è solo un esempio. Una madre con un figlio piccolo, per il quale tutti i tessuti del corpo sono in costante divenire e devono ricevere nutrimento sano per crescere altrettanto sani, come può non riflettere sul veleno che gli fa respirare? L'ossigeno, quel poco che rimane tra una molecola inquinante e l'altra, nutre i tessuti e le cellule di cui siamo composti, noi respiriamo perché facciamo respirare la nostra materia, come possiamo dimenticare o ignorare questa realtà di fatto? E una madre, come può dimenticare di mettere avanti a tutto suo figlio, senza pensare, anche per un solo istante, di usare il cuore e ciò che c'è in esso per smettere di avvelenare, oltre che se stessa, anche il suo bambino? Rinunciare a qualcosa che è radicato in noi come un vizio, in questo caso, richiede oltre alla partecipazione spontanea del cuore un atto consapevole di volontà per vincere la forza che talvolta ci lega al gusto per il proprio piacere, forza capace, questa, di non far vedere le reali necessità altrui.
Un atto d'amore è la dimostrazione tangibile di quello che abbiamo nel cuore, che nasce in esso come scintilla e prende forma attraverso il pensiero fino all'azione. Tutta la dolcezza e il calore che prendono vita nel cuore e si manifestano attraverso una rinuncia anche importante, poiché tale è come giudichiamo ciò che ci apparteneva prima della rinuncia, sono altrettanta fonte di benessere per chi riceve questo speciale tipo di dono. Se la volontà di rinuncia, di qualsiasi tipo essa sia, nasce all'interno del proprio cuore, perde la sua definizione di rinuncia ai nostri stessi occhi, dal momento che non vedremo più con quelli del ragionamento bensì attraverso quelli del cuore, che sono gli stessi della comprensione profonda. Rimarrà la definizione di rinuncia solo per l'osservatore esterno, se non comprende e giudica, altrimenti anch'egli saprà che si è trattato solo di un atto d'amore.

sabato 17 dicembre 2011

Qualcosa che fa parte dell'amore

Ho il ricordo di un fatto dentro la mia mente che, per il suo sfiorarmi il cuore e per la consapevolezza dell'errore commesso in quel momento, mi fa riflettere sempre. Credo sia abbastanza normale riandare con il pensiero in quei luoghi di noi dove riponiamo le memorie legate alle occasioni perdute, agli attimi non colti in tempo, che diventano malinconicamente dolorosi quando la consapevolezza di aver compiuto un  passo falso li sfiora, specialmente se tutto ciò è legato al sentimento che si prova per qualcuno. Non si è perfetti, non lo si è mai e, anche se ci vantiamo di essere persone sensibili, siamo esposti al movimento degli eventi che si svolgono, rispondendo ad essi in modo tutt'altro che sensibile. Se tutto ciò che provi per la persona che ti è vicina ti ricolma tanto da renderti incapace di gestire ciò che hai dentro in quel momento,  invece di avere cura dell'altro, ti ritrovi ad andargli addosso. Qualche volta può trattarsi di una sciocchezza, qualche altra la cosa può diventare meno piacevole. Quello che trovo, guardando indietro, è l'immagine di una me che si è accorta in ritardo di una gemma di gentilezza nata direttamente dal cuore di chi mi era accanto e che, nel momento in cui si manifestava, le è stato impedito di sbocciare ed essere stessa. Delle gemme, di qualsiasi tipo esse siano, metaforiche o reali, si dovrebbe avere massima cura non soltanto perché da esse si sviluppa qualcosa di speciale per l'attimo presente o per il futuro, ma anche per la loro delicatezza. Le gemme di gentilezza, specialmente se si manifestano raramente poiché mancano le occasioni, se viene loro impedito di esistere soffrono. Questa particolare gemma, che era nata per me, pur non sapendo se ha sofferto nell'altra persona so che soffre adesso in me per averla schiacciata quel giorno. E la sofferenza maggiore sta nel sapere che quel giorno non ho avuto cura della persona che l'aveva fatta nascere. Con la visuale ristretta dall'abitudine al mio solito modo di fare e da altri pensieri mi sono gonfiata e ho prevaricato rilanciando la moneta. Avrei dovuto vedere quello che ho visto tempo dopo, in ritardo, così avrei saputo accettare il dono disinteressato che mi veniva offerto. Avrei sorriso col cuore perché, anche se la circostanza era intrisa di lacrime, avrei sentito una carezza che voleva scaldarmi. Un dono prezioso che ho abbandonato nel vento di un giorno triste. Non rendersi conto di alcune sfumature, probabilmente ci rende non meritevoli di esse, o almeno così si tende a pensare se ci si sente in colpa o se ci fa stare male pensare a quello che si è perduto. Il titolo che ho dato a questo post è ciò che ho trovato dentro al mio ricordo di quel giorno perché ancora tanto è quello che sento e non posso dimenticare la mia mancanza, e non solo quella. Molto di quello che viviamo intensamente, quando il cuore ne è coinvolto, fa parte dell'amore, anche ciò che si trova in un ricordo o se ci si rende conto di qualcosa tempo dopo. E' qui che si comincia a sperare di avere una seconda occasione per dimostrare quel che si è capito. E questa seconda occasione assume le vesti di una nuova gemma che conserva nella sua essenza delicata tutto il desiderio di non sbagliare ancora e di non essere uccisa prima di potersi sviluppare. Così ci ritroviamo dall'altra parte, da quella di chi ha nel cuore una cosa preziosa, speciale, forte nel suo essere nata dal desiderio di rimediare, colorata di speranza, che si espone al giudizio e alla cura altrui, e mai si vorrebbe che la sua luce si spegnesse subito senza appello o per incuria.

venerdì 16 dicembre 2011

Drupi - Regalami Un Sorriso

Regali

Le feste natalizie sono tempo di regali. E' una tradizione e se ne segue la corrente. All'interno di questa corrente ci misuriamo con il nostro desiderio di fare regali o riceverne. In tempi in cui il denaro scarseggia, ma non si vuole rinunciare ad un dono per qualcuno che amiamo, si deve riguardare qualcosa. Il consumismo fa dimenticare spesso il vero significato di un dono. Se tutto è a disposizione è facile prendere una cosa qualunque, che più o meno possa andare bene, per non presentarsi a mani vuote. Credo che sia vero anche questo. Se, però, nonostante la vasta gamma di scelta, si desidera fare un dono mirato a qualcuno, il pensiero che entra in gioco in questo caso conta tanto quanto il regalo. Questo è ciò che ho sempre pensato ogni volta che ho fatto un regalo alle persone che mi sono care. Ci sono state volte in cui potevo permettermi di più per realizzare magari un piccolo desiderio del quale ero a conoscenza, e altre volte ho dovuto ridimensionare la forma tangibile che accompagnava il mio pensiero di affetto. Qualche volta ho fatto più di un regalo alla stessa persona e il numero dei regali era direttamente proporzionale al mio sentimento. Oggi, invece, ho a disposizione i mezzi per un solo dono a persona, quindi concentro in esso tutto ciò che voglio far dire al mio cuore. Il regalo è sempre stato un mezzo di espressione del mio sentimento per la persona che lo riceve, così non ho mai preso la prima cosa che capitava, ho sempre riflettuto a fondo per ricordare o capire cosa poteva fare piacere o mancare o essere necessario o solo diventare un piccolo desiderio realizzato, anche se ci sono state volte nelle quali mi sono lanciata dando voce al mio cuore senza sapere esattamente il vero desiderio altrui, affidandomi solo al pensiero che ciò che l'altro avrebbe ricevuto sarebbe stato solo il simbolo della mia volontà di farlo stare bene in qualche modo, fosse anche stato questo solo un tentativo.
Ciò che vai donando è sia espressione di te che doni,  affinché chi tu ami, e che ti ama, abbia vicino a sé qualcosa di materiale che gli ricordi la tua presenza, sia un qualcosa che realmente possa essere un'acquisizione positiva concreta e non solo superflua. Non è facile fare un regalo di questo tipo perché farlo implica saper leggere nel cuore altrui e nel proprio, è comprendere cosa è troppo e cosa non lo è, è agire per donare luce, benessere, sorriso. Non è solo consumismo anche se ci serviamo di oggetti già prodotti per fare questo. Avendo tempo a disposizione si possono confezionare personalmente regali che esprimano i nostri sentimenti, e per confezionare non intendo impacchettare, intendo costruire materialmente con le proprie mani. In questo caso, tutto il tempo in cui ci applichiamo per fare quello che sarà il nostro dono per qualcuno, farà parte del pensiero che lo accompagna. Dedicare tempo è una forma di dimostrazione di ciò che proviamo per una persona. E varrebbe anche nel caso in cui si dedicasse solo il tempo senza accompagnarlo con un regalo materiale.

mercoledì 14 dicembre 2011

Senza compromessi

Esserlo è motivo di orgoglio. E questo orgoglio è una fierezza che gonfia il petto dell'anima, non solo del corpo. Positiva ventata di coraggio e dignità se per compromesso si intende quel passo fatto senza partecipazione né desidero. Ogni volta che ho sentito qualcuno dire di essere una persona che non scende a compromessi ho spiato nei suoi occhi e nel suo cuore il reale significato, al di là delle parole. Non avendo la chiarezza di una definizione unica di compromesso preferisco faccia fede la luce che tutti quanti emaniamo mentre ci esprimiamo con ciò che abbiamo dentro. Certe volte le parole sono solo parole se non le nutriamo con ciò che siamo dentro. Dunque, osservando, ho visto che questo essere senza compromessi è un vanto poiché rappresenta la percezione che ciascuno ha di se stesso in seno al mondo. Se scendere a compromessi è giudicato come una debolezza il più delle volte, non averne significa l'opposto, ossia la forza dalla quale far discendere la propria dignità. E la dignità è quel sentimento che ti fa camminare a testa alta nella vita. Posto che non si sia estremisti tanto da tendere troppo la propria preziosa flessibilità che risulta utile se accompagnata da saggezza. Il lato oscuro dell'orgoglio è divenire suscettibili, permalosi, come se la pelle dell'anima fosse irritabile, cosa che non fa realmente parte della luce che la accompagna, dato che essa proviene dalla consapevolezza del cuore. Questo essere senza compromessi è anche come la spada di un guerriero, uno strumento per vivere proteggendosi da ciò che riconosciamo, in quel momento, come un qualcosa che ci deruba della parte più vera che vive in noi e la difesa sta nel rispettare se stessi proprio evitando le scorciatoie il cui sbocco è un'incognita. Nel mio immaginario un compromesso, così come mi viene suggerito da coloro che ascolto, diventa una frase di questo tipo: "se io faccio così tu allora fai così ed entrambi otteniamo qualcosa". Direi che non esisterebbe nemmeno il concetto di compromesso se non fosse coinvolto l'ottenere qualcosa dall'azione che ci vede coinvolti. Il tornaconto sembra stia dietro ad ogni cosa. E già parlare di tornaconto è dargli una sfumatura negativa, in realtà si tratta dell'ottenere un qualcosa in generale, dato che quasi mai si fanno cose, nell'ambito del tessuto sociale, fine a loro stesse. Quando sento dire che la coppia è l'esempio di un compromesso non mi trovo d'accordo poiché infiniti sono i casi da distinguere. Sintetizzare una cosa tanto preziosa come lo stare insieme a qualcuno, con questo discorso, è, secondo me, la voce della delusione di qualcuno che credeva di rimanere statico accanto al compagno. Stare vicinissimo a qualcuno tanto da condividere la vita e tutto ciò che ne fa parte, implica comprendere, se non rendersi conto pienamente, che la nostra risposta all'altro è un movimento. Quando siamo da soli, viviamo da soli, ci sviluppiamo in modo da bastare a noi stessi, e questa abitudine si disegna tramite la forma che scegliamo di dare a quella che riteniamo la libertà adatta al nostro modo di essere e di fare. Lo stesso vale un po' per tutti, cos' quando ci troviamo vicini se non viaggiamo sul raggio del cuore, non riusciamo a smettere di essere come eravamo da soli. Il cuore ha il potere di sciogliere, ammorbidire, rendere flessibili con intelligenza e giudizio, nel senso di attenzione viva e buona volontà, così se si ci si avvicina gli uni agli altri senza metterci il cuore vero vivremo male la convivenza, la vicinanza, perché sentiremo non morbida accoglienza ma duro e forzato adattamento, ciò che, secondo me, sta alla base della considerazione della necessità dei compromessi all'interno di una coppia. Se c'è amore i compromessi, come tali si definiscono, smettono di esistere perché il posto viene occupato dalla comprensione e dalla sperimentazione con gioia delle cose positive e dalla forza dell'amore che accompagna nelle difficoltà. Ed è il lavoro che facciamo su noi stessi per comprenderci che permette tutto il resto. Nonostante il concetto sia complesso e ricco di sfumature vorrei solo aggiungere che, se l'essere senza compromessi è l'aspetto positivo della dignità sposata alla saggezza, allora ci sarà anche ammirazione per questo sguardo limpido che vibra negli occhi di chi lo sente vivo dentro di sé.