mercoledì 28 marzo 2012

Due viandanti con lo zaino sulle spalle

Il dono che la sintesi fa agli esseri umani è quello di poter vedere qualcosa di complicato, da descrivere tramite le sole parole, mediante un'immagine rappresentativa. Ogni tanto aggiungo un pezzo all'immagine come fosse il tassello di un disegno intarsiato. In questo modo porto avanti la comprensione delle cose, ovviamente secondo il mio punto di vista. In questi giorni ho finito di leggere un libro che mi ha fatto vedere meglio l' immagine che porto con me da molto tempo a proposito di come vedo la coppia. L'immagine è quella del titolo di questo post. Un viandante è una persona che procede a piedi lungo un cammino che può comprendere una meta oppure no. La cosa principale è dunque il procedere lungo un percorso e questo il viandante lo fa. La scelta di camminare a piedi significa che non si ha fretta di arrivare da qualche parte e che si accetta il percorso con tutte le sue difficoltà. Si spera in un buon paio di scarpe robuste ma si potrebbe procedere anche a piedi nudi, se fosse necessario, per comprendere meglio la pelle del pianeta o per mettere alla prova il coraggio personale o la resistenza fisica. Una specie di partita leale con la vita. I due viandanti sanno che non troveranno sempre un percorso in pianura e sanno che insieme potrebbero arrivare dove ciascuno dei due da solo non potrebbe arrivare. Anche se non è detto, ma questa è un'altra storia. Comunque sia qui su questa strada ci sono due viandanti che procedono fianco a fianco, talvolta prendendosi per mano, talaltra stando semplicemente vicini. Procedere insieme in questo modo permette a entrambi di vedere la strada davanti a loro, così nessuno dei due impegna esclusivamente lo sguardo dell'altro con la sua presenza. Eppure possono camminare guardandosi negli occhi per scrutare reciprocamente nell'animo altrui e, magari, perché no, potrebbero parlarsi, senza proferire parola, solo tramite lo sguardo. Davanti a loro si apre la strada e il cuore la illumina quando la luce intorno si affievolisce. Dietro di loro c'è il percorso fatto e negli zaini, oltre al carico personale, si aggiunge la memoria. Cosa contengano gli zaini ciascun viandante lo sa ma, qualche volta, uno di loro potrebbe dimenticarlo così, nell'incessante procedere, il compagno di viaggio che può vedere lo zaino sulla schiena dell'altro può anche aiutarlo a ricordare o a gestire parte del carico che ha. Entrambi sanno che lo zaino che ciascuno ha in dotazione da sempre fa parte della stessa vita e del cammino perché lì dentro c'è tutto ciò che serve per andare avanti. Talvolta ci si può scambiare il carico per un breve tratto o si può avere il permesso di aprirlo per attingere da esso anche se non è il nostro zaino. E se accadesse un giorno di esser disperati, perché si crede di aver perduto qualcosa di importante, ci si potrebbe sorprendere nell'ascoltare, dal compagno di viaggio, che ciò che stiamo cercando è appeso allo zaino. Così i due viandanti si amano, proteggendosi a vicenda rammentando e indicandosi l'un l'altro ciò che momentaneamente non si riesce a vedere solo perché viene portato dietro da tanto tempo. E' così che, secondo me, la vita e il suo cammino assumono un senso speciale e rendono le cose più vive e ricche di significato, per continuare ad imparare donandosi qualcosa reciprocamente. Tutto il resto non è fatica a meno che non si classifichi ciò che si prova come un peso, è il respiro della vita assieme al battito del cuore o, meglio, dei cuori di chi condivide il cuore più grande del percorso.

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