lunedì 19 marzo 2012

Scegliere l'indirizzo di studio adatto

Oggi, parlando di questo argomento con amici, mi sono resa conto di qualcosa che mi appartiene. Prima  non ci avevo fatto caso, anche se sembra impossibile che sia così, dato che quando frequentavo l'università, avevo scelto uno specifico indirizzo di studio. Sono tornata indietro col pensiero e mi sono vista in quegli anni. Ricordo bene che mi piaceva cosa stavo studiando ma non guardavo al futuro. Ero affascinata da molti argomenti e, in qualche modo, potrei definirmi adesso "onnivora" nei confronti di questi. Mi rendo conto di essere stata dispersiva per assecondare il desiderio di sapere in generale, cosa che, invece, starebbe forse meglio come interesse personale, da nutrire in aggiunta allo studio specifico sul quale concentrarsi. Quando si è molto giovani, la percezione del tempo a disposizione per fare le cose credo sia lievemente diversa da quando ci si sveglia, a circa trent'anni o più, e si scopre che, anche se di tempo ancora ce n'è, in realtà questo scorre stranamente più velocemente. Se, come me, si è lasciato che il tempo vivesse se stesso impiegandolo nell'esplorazione di tutto, ma senza approfondire quasi nulla di ciò che era materiale di studio ufficiale, si ottiene che arrivi un giorno in cui si vede cos'è successo. Quando si presenti questo giorno non credo sia dato sapere, né credo si possa sapere con estrema certezza nemmeno se si presenti,  anche se propendo per la sua manifestazione prima o poi, comunque resta il fatto che la scelta di questo indirizzo di studio, che indirizza al vita stessa da qualche parte, per farci poi vedere il mondo tramite le conoscenze che così si acquisiscono, sia determinante. Forse si potrebbe affermare che si è fortunati a comprendere, da ragazzini, quale sia, per non perdere tempo prezioso lungo la strada, tuttavia credo anche che un modo per capire davvero ci sia. Tutti manifestiamo delle inclinazioni per un dato tipo di conoscenza, e le proprie abilità emergono anche quando siamo ragazzi, se non prima da bambini. Certe volte è anche vero che queste capacità non sono così totalmente manifeste, ma vivono e fanno parte di noi come fossero un margine, un contorno, una sfumatura che si palesa solo ogni tanto ma ci rende presenti in essa e felici. Nel mio caso, quello che ho visto oggi, è stato lo scrivere che mi accompagna dal giorno alle elementari, quando la maestra mi dette un voto alto per un tema. Ricordo ancora l'argomento del tema libero che svolsi, era il dialogo tra una foglia e il vento. Più o meno da allora ho sempre scritto e ricordo che mi piaceva molto, non mi pesava e quando sapevo che quel giorno ci sarebbe stato il tema, andavo a scuola più volentieri. Come ho scritto in precedenza, qualche post fa, in alcuni momenti più pesanti della vita ho usato lo scrivere come forma di "guarigione", come se inconsciamente cercassi in me la cosa che poteva confortarmi per non soccombere. Poi, negli anni, la passione per l'esprimermi correttamente per scritto, mi ha portato a stare attenta e a non smettere mai di acquisire informazioni necessarie per rendere impeccabile l'applicazione in questa attività che, evidentemente, mi è sempre appartenuta profondamente, più di quanto credessi. Oggi sono una quasi quarantenne che non si guadagna la vita con ciò che ama fare di più, anche se non è detto che potrei davvero farlo dal momento che scrivere non è una occupazione tra le più utili, né remunerative.  Comunque sia la cosa basilare da riconoscere, o almeno cercare di farlo, è leggere dentro ciò che siamo per trovare quello che possiamo fare per stare bene, così da non stancarsi mai nel farlo. In un mondo ideale c'è posto per tutti, immagino mentre scrivo queste righe. Solo che il realismo del mondo che si presenta adesso non ha posto affinché, tutti coloro che si accingono a lavorare, lo facciano seguendo le loro inclinazioni. Eppure ugualmente ogni giorno combattiamo per i sogni e gli ideali che abbiamo e per diventare realizzati in qualcosa che amiamo, se questo è ciò a cui teniamo. Vivere, dunque, tendendo alla propria meta prefissata, aiuta a nutrire il sogno e a comprendere ogni giorno se la strada scelta è quella veramente adatta a noi e a ciò che siamo e possiamo dare, essendo noi stessi. Io questo non l'ho fatto dal punto di vista dello studio puntando l'occhio al lavoro, sono andata avanti senza accorgermi di quello che mi piaceva fare davvero, accontentandomi di accettare ciò che avevo di fronte, pur piacendomi in quel momento ed usandolo, comunque, per imparare qualcosa, perché questo è il mio modo di fare. Anch'io combatto qualche volta contro stanchezza e idiozie varie in ambito lavorativo, ma commetto forse ancora l'errore di non dedicarmi con più intensità a ciò che amo fare, ritagliando i ritagli di tempo. Forse non credo totalmente in me e nelle mie capacità, però oggi ho visto il valore della scelta, e del riconoscere la nota che ci appartiene, per essere davvero se stessi, conquistando la forza che ci rende resistenti alle intemperie e alla depressione. Se troviamo cosa amiamo dentro di noi, questa cosa che abbiamo trovato si trasforma, quasi automaticamente, in un sostegno importante, un fondamento sul quale poter contare nei momenti meno felici.

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