venerdì 27 gennaio 2012

Allotropia del carbonio e una metafora

In chimica inorganica, per allotropo, si intende quell'elemento o composto che possiede delle proprietà chimiche o fisiche differenti a seconda della disposizione degli atomi. Quando ho studiato il carbonio ( il suo simbolo è C ) sono rimasta colpita da questa meraviglia della natura. Non riuscivo a credere che la grafite, che è l'anima dei lapis, fosse uguale ad un diamante. Sono la stessa cosa ma contemporaneamente non lo sono. L'elemento chimico che li compone è carbonio in entrambi i casi ma si tratta di due allotropi. La grafite è formata da strati planari di atomi di carbonio disposti ai vertici di esagoni regolari, questo per farla breve. Ogni strato è sovrapposto al successivo in modo sfalsato con una sequenza che si ripete sempre nello stesso modo. La mancanza di un forte legame tra gli strati è ciò che conferisce la caratteristica sfaldabilità, infatti gli strati scivolano gli uni sugli altri con minima sollecitazione meccanica, come può essere lo scrivere o disegnare con una matita, per esempio. La grafite lascia il suo segno grigio più o meno scuro sulla superficie della carta. Poi c'è il diamante, i cui atomi di carbonio sono legati fra loro in modo da formare una struttura tetraedrica che si ripete nello spazio dando origine alla struttura cubica del reticolo cristallino. Il diamante è trasparente, dunque incolore, e questo perché non possiede elettroni eccitabili dalle radiazioni visibili, altrimenti conosciute come luce, ricordando che la luce è composta da sette radiazioni di lunghezza d'onda diversa che tutti possono vedere rappresentate nell'arcobaleno. Il diamante, poiché non possiede elettroni delocalizzati, non è un conduttore di elettricità. La grafite invece lo è dato che, per come sono disposti i vari atomi di carbonio, ha elettroni delocalizzati che sono anche responsabili della colorazione nera di questa forma dell'elemento. La colorazione, in questo caso, è dovuta all'assorbimento delle radiazioni visibili.*
Già al tempo in cui studiavo per l'esame di chimica questa specie di contrapposizione mi suggeriva lo spunto per una riflessione. La mia tendenza a trovar metafore come sorta di linguaggio alternativo mi ha fatto pensare agli estremi di una stessa cosa, la quale contiene quasi sempre in sé il tutto e la sua stessa sintesi da vedere a patto che si sappia comprendere in profondità. Anche ciò che noi siamo, con la potenzialità del poterci trasformare per ottenere migliorie, contiene in sé le stesse caratteristiche che ha il carbonio. Il pensiero positivo, e di conseguenza l'essere tali, da sempre viene associato a qualcosa di luminoso, di chiaro come la chiarezza che si può sperimentare ricercando conoscenza, desiderio di imparare, trasparenza dell'animo in virtù della sincerità, e la resistenza, la forza che si acquisisce tramite l'affrontare ogni giorno le pressioni della vita e il calore dei sentimenti che ci forgiano, sono la forma diamante. La forma grafite invece si mostra quando ancora siamo in divenire, quando siamo più fragili e in parte, talvolta, stanchi anche di lottare, quando il desiderio di ottenere qualcosa prevale sul far tesoro di quello che si ha già, quando inseguiamo qualcosa che potremmo anche non raggiungere, in tutte quelle situazioni nelle quali siamo separati da noi stessi poiché non ci importa essere un tutt'uno con quello che dal profondo chiama. In questi strati separati di noi lasciamo che lo spazio venga riempito da qualsiasi cosa senza badare a cosa sia per distrazione, per svogliatezza, per stupidità. E non è che gli atomi necessari per creare un diamante da questa forma grafite non ci siano, sono solo tenuti insieme da forze più deboli. Un diamante si forma a partire dalla grafite in particolari condizioni di calore e pressione elevata. Anche per un essere umano vale la potenza forgiante di un qualcosa che noi chiamiamo, in questo caso, esistenza. E' tutto lì. E c'è già tutto anche dentro di noi. Nessuna delle due forme è migliore dell'altra, sono soltanto due forme che esistono ciascuna con il suo scopo o il suo utilizzo, giacché l'uomo, tramite la sua capacità di imparare, comprendere e conoscere, può ricavarne qualcosa di significativo. E questo vale non solo per il carbonio, usato dall'uomo in entrambe le sue forme naturali, ma anche per se stesso, metaforicamente parlando.

*Informazioni tratte dal mio vecchio libro di chimica "Chimica Inorganica" di I.Bertini e F.Mani  Ed. Cedam

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