giovedì 12 gennaio 2012

Novantanove virgola novantanove

Ragionando in percentuale è praticamente la totalità, ma non ancora. Rimane lo 0,01% che ha un suo significato, anche importante, che dipende dal contesto. Poi ci sono i prezzi delle cose e la scelta di applicare loro questa cifra dipende da un pensiero comune a quelli che credono di darci l'illusione che l'oggetto costi meno. In questo caso, 99,99 è cento, smette di essere quasi cento per il valore praticamente nullo di un centesimo poiché con esso non abbiamo potere di acquisto. Forse in qualche parte del mondo anche un centesimo ha valore, ma non è di questo che sto parlando, piuttosto intendo quello che c'è qui, nel famoso mondo civilizzato dal consumismo, dove si sta esaurendo il rispetto per molte cose. Quando non ho voglia di cavillare pago ciò che c'è da pagare ma non smetto di pensare. Quando vedo quasi ovunque, in questo tempo di crisi, lievitare i prezzi dove la cifra più ripetuta è il nove, mi sento vagamente insultata. Dico vagamente con sottile sarcasmo. La mancanza di rispetto è nel cercare di convincerci che la visione della prima cifra conti maggiormente della realtà dei fatti, ossia che ciò che vai a pagare è, molto tangibilmente, la quantità effettiva data dalla lettura di tutte le cifre del prezzo. Non so voi, ma nel portafoglio mi rimane solo un centesimo, alla fine, non mi rimane tutto l'euro. Mi servono la bellezza di cento centesimi per fare un euro intero, un discreto quantitativo di rame, poiché di questo metallo sono fatti i centesimi della moneta in uso dove vivo. Mi irrita la presa in giro vestita da convincimento di necessità, ovviamente non di chi paga ma di chi viene pagato. Nove centesimi a te e un centesimo a me. Equa spartizione. Se ci fosse onestà reale e coraggio, i prezzi sarebbero in cifre tonde, o sarebbero prezzi equi perché rispecchierebbero il valore dell'oggetto e non la strategia di mercato o la convenienza di chi stabilisce il prezzo con questo stratagemma della cifra. E qui le cose stanno così. Vorrei però tornare sulla percentuale, come dicevo, lo 0,01% non è come il centesimo di poco valore. Dipende dalle circostanze ma se penso che quella piccolissima percentuale potrebbe un giorno essere usata per descrivere la speranza, mi sentirei ancora capace di lottare, ci sentirei ancora vita lì dentro e non mi arrenderei perché ricorderei una cosa che ho studiato a biologia, che anche lo 0,01% di una colonia di microrganismi può originare una nuova colonia. Anche un solo batterio che si suddivide può dare una "progenie" numerosa per ricreare la colonia. Questo esempio racconta solo la potenzialità di un tipo di esseri viventi che mi ha fatto riflettere sull'argomento, senza mettere l'accento sul fatto che vi sono microrganismi dannosi e microrganismi benefici per l'essere umano. E la speranza stessa, se fosse quantificabile in percentuale, conoscendomi, sono sicura che, anche se fosse meno di quello 0,01%, sarebbe sufficiente per farmi credere alla sua presenza.

Nessun commento:

Posta un commento