venerdì 6 gennaio 2012

Mancanza di prospettive

La prospettiva permette di vedere qualcosa nella sua tridimensionalità sia tecnicamente, disegnando, sia metaforicamente. La mancanza di prospettive viene chiamata in causa in tutte quelle circostanze nelle quali, metaforicamente parlando, la proiezione nel futuro di qualcosa che ci riguarda in qualche modo viene a mancare o non si riesce più a distinguere chiaramente. Se il punto di fuga del disegno fosse il nostro punto di ancoraggio per vedere bene il futuro, le linee che vi convergono sarebbero ciò che ci permette di vederlo. Potremmo comunicare con quel punto lontano in modo più materiale rispetto al solo concepire l'idea di esso. Un pensiero sciocco, nutrito dalla fantasia, per allentare la morsa della realtà. Due o più linee come corde tangibili alle quali potersi assicurare a doppio nodo nei momenti di crisi, per non perdere contatto con quel magico punto lontano che tanto peso ha nelle nostre vite piene di progetti per il domani. Forse tale punto è proprio il domani e senza di esso tutto ci sembra impossibile da vedere come realmente è. Quando manca un qualsiasi punto di riferimento viene a mancare qualcosa di importante, svanisce la sensazione di materialità, come se questa perdita riducesse tutte le cose tridimensionali a labili svolazzi nel nulla. Siamo esseri tridimensionali e questa conoscenza è talmente radicata in noi da confondere la mente non appena qualcosa turba questo equilibrio. Questo tempo che stiamo vivendo corrode le linee che ci congiungono al nostro essenziale punto di ancoraggio, il nostro punto di fuga. Ci viene cambiata la prospettiva senza il nostro permesso il più delle volte e questo destabilizza. Non servono le mie parole per capirlo, è una consapevolezza alla portata di tutti. Quello che fa male è invece sentire la voce di coloro che tolgono le prospettive causando dolore e morte in tutti quelli che non resistono all'impatto. Le notizie di cronaca di questi giorni parlano di suicidi per mancanza di prospettive. Frase breve, incisiva. In questa brevità c'è tutto. C'è la consapevolezza, in chi ascolta, che l'uomo non è fatto per l'ombra che gli viene imposta da circostanze alle quali non riesce più a fare fronte, e che queste morti non sfioreranno neppure i responsabili ma rimarranno un silenzioso carico in braccio ai familiari e a gli amici che rimangono. Sono matti, poverini, sono depressi, ma del dolore profondo che causa tutto nessuno parla mai... Ci siamo tutti in questo strano mondo, siamo talmente tanti e diversi da  poterci definire innumerevoli a dispetto delle statistiche e dei numeri, e ogni cuore è legato a qualcuno che soffre in qualche modo. Se stiamo a guardare non è perché non ci importa, piuttosto, secondo me, è perché non sappiamo più cosa fare. E mentre guardiamo cerchiamo di scrutare l'orizzonte, che non vediamo più così chiaramente, alla disperata ricerca di qualcosa che ci restituisca la prospettiva. L'essere umano, anche se si crede bipede per natura, ha ali potenti che non riescono ad arrendersi alla cattività. Per questo si soffre così tanto quando non si riesce più a vedere, e non è solo, come potrebbe dire qualcuno, perché l'Uomo vuole avere sempre il controllo su tutto ciò che lo circonda, anche se in parte questa è la verità, ma perché ciò che abbiamo dentro, che la si chiami anima o in altro modo, sente tutto più profondamente e consapevolmente di quanto si riesca a credere. 

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