sabato 10 novembre 2012

Carta da lettere

Qualche giorno fa, rimettendo in ordine scatole e cassetti dal contenuto dimenticato, ho ritrovato delle vecchie lettere. Risalgono al tempo in cui non c'erano ancora i cellulari e la loro immediata possibilità di comunicare tramite messaggi o mail. Scrivere sulla carta usando la propria mano che tiene la penna seguendo i movimenti del pensiero è un'emozione. Lo era allora, perché in quei minuti si era a tu per tu con ciò che si stava provando e lo si metteva sulla carta impregnandola di noi e dei nostri palpiti mentali, e lo è adesso per confronto nostalgico. Questo è l'effetto che mi ha fatto ritrovare quelle vecchie lettere. Anche se uso sempre il cellulare o il computer per comunicare con gli amici e non ho più scritto lettere su carta da anni, non riesco a pensare che non ci sia più posto per carta e penna. Tutte le mie lettere dormono tranquille in una scatola di cartone decorata, raccolte in pacchetti legati da nastri e so che in qualsiasi momento potrei toccarle e sentire la loro esistenza materiale, tangibilissime testimonianze di pensieri altrui in risposta ai miei di quel tempo. Non avrei bisogno di elettricità, mi basterebbe la sola luce di una candela per leggere e fare un tuffo nel passato che ho condiviso con qualcuno. Credo che tutto sommato sia questo ciò che mi piace, il fatto che non siano virtuali messaggi custoditi lontano da me tramite codice binario. Come le foto, ne ho tante nella memoria del mio Mac e quasi nessuna su carta. Gli album dei ricordi con le foto stampate da negativi appartengono al passato ma sono riusciti ad arrivare egregiamente fin qui nel presente in attesa di essere sfogliati. Ma le lettere, quelle vere, dove dalla carta emergono le parole scritte di proprio pugno, sono obsolete. In via di estinzione, animali rari che in pochi desiderano salvare. Ciò che si crede non serva più e si pensa faccia perdere tempo, qualora ci si dedichi, con passo naturale va a scomparire. Eppure mi chiedo se sia una direzione giusta. Forse in parte è giusta per il risparmio della carta stessa, ma non penso che sia giusto per il rapporto con noi stessi. Le parole, è vero, raggiungono chi vogliamo sia tramite carta da lettere sia virtualmente e ciò che diciamo lo diciamo ugualmente attingendo da ciò che proviamo ma manca il sapore. Manca l'odore della carta, manca l'odore della colla dei francobolli e il suo sapore dopo averlo leccato per incollarlo alla busta poco prima di spedirla, mancano i gesti che tutto ciò comportava. Scrivere, rileggere e magari ricopiare se si erano fatti troppi errori, sentire la fatica nelle mani e le dita rattrappite se si scriveva davvero un fiume di parole a cavallo di pagine e pagine, queste cose non ci sono più quando si sceglie la strada di un mezzo di comunicazione elettronico. E questa nostalgia che sento, questa mancanza di qualcosa di speciale, è legata al fatto che non avere in mano la lettera alla quale ho affidato i miei pensieri mi fa sentire un po' di vuoto. Una lettera d'amore, poi, puoi portarla sempre con te in tasca anche se ti si rompe il cellulare e leggerla fino a consumarla per assaporare le parole che ti sono giunte. Una romanticheria di altri tempi :-) A parte ciò l'aver ritrovato le mie lettere mi ha fatto pensare a come il tempo scorra velocemente e a questa strana voglia umana di accelerarlo ancora di più con tutti i mezzi possibili, quasi a togliersi la possibilità di soffermarsi a godere di ciò che si ha nel presente, sempre ammesso che il presente abbia qualcosa per cui valga soffermarsi a contemplarlo senza soffrirne. Solo pensare che si desideri sfuggire allo stare male o al grigiore giustifica correre e correre senza fermarsi a guardare meglio sia dentro di noi che intorno, altrimenti non so, e non comprendendo pienamente questa strada a scorrimento veloce tendo ad amare le cose dal sapore antico e artigianale. Mi resta così un avanzo di buste colorate e di carta da lettere decorata, tante penne la cui anima d'inchiostro si sta seccando ma anche la voglia di scrivere nuovamente qualche lettera.

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