venerdì 25 marzo 2011

Giudizi e pregiudizi

L'argomento è vasto e soggetto a molteplici opinioni. E' facile, mentre siamo a contatto con gli altri, lasciare che la mente produca un pensiero, che deriva dalla sensazione che si prova vicino a qualcuno. Non conoscendo questo qualcuno si attinge alla sensazione a pelle. Man mano che si parla e si interagisce il primo "giudizio" prodotto può anche modificarsi, o confermarsi. In ogni caso la reale conoscenza e scambio di punti di vista fa in modo che l'eventuale "giudizio" si trasformi in semplice pensiero che ci lega all'altro. Così archiviamo dentro di noi una serie di punti di riferimento, che ci servono per ridefinire continuamente l'altro, per dare un indirizzo alla nostra memoria, ogni volta che abbiamo a che fare con quella specifica persona. Allora, possiamo ammettere che conosciamo qualcuno davvero, nel caso in cui la continua interazione verbale aggiorna questa stessa conoscenza. Parlare, scambiarsi pensieri e idee genera un flusso di continuità tra le due persone e le protegge dal reciproco pregiudizio. Questo è il mio pensiero. Ho cercato la definizione di "pregiudizio" che dice trattarsi di un "giudizio basato su opinioni precostituite invece che sulla conoscenza diretta o sull'esperienza" e le opinioni precostituite possono essere "voci" che circolano, oppure opinioni comuni, volate di bocca in bocca, senza che chi gli ha prestato voce si sia mai posto l'interrogativo se, ciò che sta tramandando, ha dei fondamenti reali oppure no. Tuttavia il pregiudizio è pure un giudizio superficiale, sommario, senza verifiche, sempre secondo me. Come fidarsi del colpo d'occhio senza aver controllato se siamo capaci di vederci bene. Nessuno è immune da errori in questo campo, ma l'atteggiamento che abbiamo nei confronti di noi stessi, in primo luogo, quando ci viene spontaneo giudicare qualcuno o qualcosa, se è quello di una persona che non si vuol fermare all'apparenza, il giudizio o il pre-giudizio sono soltanto un'espressione effimera. Effimera nel senso che esiste per un lasso di tempo breve, pronta ad essere sostituita dalla conoscenza diretta. Desiderare la reale conoscenza delle cose e delle persone richiede, però, la qualità di accettare qualsiasi tipo di informazione si ricavi da questa, senza paura. E la paura spesso è alla base del pregiudizio. Chiudere gli occhi è più facile e immediato che aprirli, così come è meno immediato tutto ciò che richiede energia per essere affrontato. A nessuno piace faticare, quindi la via più breve, e in piana, è la scelta primaria. Anche la mancanza di tempo per stare a riflettere sulle cose, è quasi impossibile con ritmi di vita frenetici, stando sempre rivolti a uscire da se stessi piuttosto che ad entrarci. L'introspezione potrebbe essere vista come un abito da mettere in soffitta per non sfigurare. Ma è anche vero che un'esagerata introspezione, a meno che non si scelga la via dell'eremita, porta via dalla vita, la ruba allo stesso modo dello scegliere eccessi di divertimento o sballo. Più semplicemente smettiamo di essere in equilibrio. La mia scelta personale è stata quella di vivere la vita salvaguardando, dove possibile, almeno un po' di tempo per soffermarmi a riflettere, per ricapitolarmi periodicamente, per vedere cosa è cambiato in me e per poter riuscire a stare in mezzo agli altri, cercando di non smettere di imparare a vedere oltre l'apparenza.
Ho trovato anche questo aforisma.

"Un'idea giusta nella quale ci si insedia, al riparo dalle contraddizioni, come al riparo dal vento e dalla pioggia, per guardare gli altri uomini scalpicciare nella melma, non è più un'idea giusta, è un pregiudizio." GEORGES BERNANOS

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