lunedì 27 febbraio 2012

La bambina che voleva far uscire il ragno dalla tana

"C'era una volta una bambina dagli occhi verdi e dai capelli neri. Aveva la luce del sole negli occhi perché risaliva su direttamente dal suo cuore. Sapeva ridere e amava tutto ciò che splendeva come sanno fare i colori dell'arcobaleno. Conosceva l'allegria e c'era in lei una forza che la spingeva ad avvicinarsi con fiducia a qualsiasi essere vivente nel regno della natura. Da sempre amava gli animali che popolavano il bosco e parlava con loro in un modo molto speciale. Si capivano guardandosi negli occhi e subito si stabiliva una specie di legame quasi magico da cuore a cuore. Un giorno, passeggiando nel bosco, lungo un sentiero pieno di frasche di cespugli di more che pendevano dall'alto e arrivavano a terra fino ai suoi piedi, dovette chinarsi per staccare alcune spine che le si erano impigliate nei pantaloni. A poca distanza vide una ragnatela che era stata tesa tra un ramo di rovo, alcuni rametti secchi caduti a terra dall'albero sopra la sua testa, e una serie di sassi spigolosi che creavano una specie di imbocco di microscopica caverna. Liberatasi dalle spine che le bloccavano la gamba, si avvicinò maggiormente per osservare quel piccolo capolavoro di tessitura. I ragni non le facevano paura, ne era affascinata. Erano così particolari, silenziosi predatori, le sembravano un po' cupi e solitari. Fu così che si mise seduta sul sentiero, per aspettare che il ragno, che aveva visto vicino all'imboccatura della tana, uscisse fuori del tutto per poterlo osservare meglio. Era contenta di essere lì, era sicura che anche con lui sarebbe riuscita a comunicare in qualche modo. La bambina aveva dalla sua parte l'entusiasmo e il suo cuore sincero e credeva davvero di poter stabilire un contatto con il ragno che aveva incontrato. In verità non sapeva molto sulle abitudini dei ragni, sapeva che qualcuno poteva pinzarla e farle male con il suo veleno se l'avesse morsa, di altri sapeva che erano totalmente innocui. Non sapeva a quale categoria appartenesse questo ragno ma, non avendone paura, gli sorrise. L'entusiasmo le fece compiere una mossa per cercare di farlo uscire. Si ricordò che un ragno esce dalla tana se sente che la tela si muove perché questo indica che una preda ne è rimasta intrappolata. Prese una foglia piccolissima e la fece cadere sulla tela per ingannare il ragno. Lui uscì per controllare ma si ritrasse subito. La bambina ci rimase male perché non aveva fatto in tempo ad osservarlo. E adesso? Non sapeva come fare ma sapeva che lo voleva vedere perché voleva parlare con lui. Intanto il ragno entrò del tutto nella sua tana, l'unico luogo che aveva a disposizione per proteggersi da questa sconosciuta invadente. L'aveva osservata in quell'istante in cui era uscito a controllare che la tela fosse intatta, sapeva infatti che non si trattava di un insetto che vi era rimasto intrappolato, loro fanno vibrare la tela in modo diverso. Se si sporgeva un po' poteva vedere un essere vivente enorme e questo lo spaventava assai. Aveva il veleno come risorsa, lo sapeva, ma non gli andava di sprecarlo per un gigante simile. Si mise quieto, dunque, in attesa che lo strano essere là fuori se ne andasse, prima di rimettere anche solo la punta delle zampe sull'imbocco della tana. Il tempo passava e nulla accadeva. La bambina iniziò a guardarsi intorno per cercare un bastoncino da usare per cercare di convincere il ragno a uscire dal buco. La bambina non pensava che così facendo infastidiva il ragno, nel suo guizzo ingenuo di colori dell'animo, non riusciva a credere che ci fosse un animale del bosco che non volesse comunicare con lei. Avvicinò la punta del bastoncino al buco e dette un piccolo colpo per cercare di convincere il ragno a uscire. Si concentrò così tanto sull'azione che stava compiendo da dimenticare qualsiasi altra cosa compreso il fatto che stava distruggendo la tela. Va bene che tutti quegli strati di seta che formavano una tela abbastanza compatta erano fatti apposta per resistere anche ad urti piuttosto forti ma così non andava proprio. Possibile che quell'essere gigantesco fosse così stupido da non capire il danno che stava facendo? Fu allora che al ragno balenò in mente l'idea che quello là fuori potesse essere un predatore più potente di lui e che se così fosse stato per lui non ci sarebbe stato scampo.  La paura lo fece ritrarre ancor più in profondità. Fortuna che la tana era spaziosa e robusta e troppo piccola perché il gigante potesse entrare. Quel rametto era davvero fastidioso e se fosse riuscito anche soltanto a sfiorarlo il ragno avrebbe potuto lasciarci qualche zampa o perfino morire. Si trattava di un incubo. Là fuori la bambina insisteva con il bastoncino a dare dei colpetti alla cieca dentro la tana del ragno sempre con l'intento di farlo uscire fuori. Insisteva e insisteva fissa nella sua idea di scambiarci due parole. Non si rendeva conto della sofferenza del ragno. Finalmente smise e ritrasse la mano sedendosi sconsolata. Possibile che non riesca a convincerlo a uscire di lì? La mente della bambina era catturata nel proposito di farlo uscire per conversare con lei e ciò che si stava dimenticando, ai fini della comunicazione, era una mancanza grave. Ignara del suo errore lasciò stare il rametto e decise di usare se stessa, rischiando il tutto per tutto. Chiuse la mano e lasciò che il dito indice si infilasse nella tana. Aveva fiducia che così si accorgesse che le sue intenzioni non erano cattive, voleva fargli sentire che se il suo cuore lo accarezzava anche la sua mano poteva farlo. Era tutto ciò che riusciva a pensare per comunicare con lui. Dentro la tana, per un istante, il ragno si rilassò, non era lui quello che di solito aveva paura ma questa volta era diverso, non capiva cosa stava accadendo. Supponeva che si trattasse della solita legge della natura che permetteva a lui stesso di vivere. Tuttavia non voleva affatto essere mangiato, nossignore! Il rametto se ne era andato. Mentre cercava di ricomporre il filo dei suoi pensieri un po' sconvolti vide una specie di bastoncino di un colore diverso dal precedente, tozzo e dall'apparenza morbida. Sentì che emanava calore e capì che era un pezzo del gigante. Fu a quel punto che la goccia fece traboccare il vaso e il ragno decise di combattere per sopravvivere. Non importava se tutto il veleno che aveva a disposizione non sarebbe bastato per uccidere il gigante minaccioso, si accontentava di metterlo fuori uso in modo da insegnargli a non farsi mai più vedere. Era stufo di quel fastidio e voleva salvarsi per tornare il prima possibile a riparare la tela per tornare ad aspettare in pace il momento di mangiare, come aveva sempre fatto indisturbato. Fu così che non ci pensò due volte e morse con forza l'appendice morbida del gigante. La bambina strillò di dolore per quel morso che si era, in realtà, meritata. Si mise a piangere sperando che il dolore si placasse ma fu costretta ad alzarsi e correre via verso casa per disinfettare la ferita. Il ragno sentì che fuori era tornato il silenzio e poté finalmente respirare in pace. La bambina rimase con la cicatrice del morso e la comprensione di aver fatto del male al ragno perché sapeva che lui non l'avrebbe morsa se lei si fosse comportata con rispetto e comprensione per le sue abitudini e necessità." R.B.Between

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