lunedì 19 settembre 2011

Ascoltare

La prima immagine che viene in mente, da legare alla comprensione del significato dell'ascoltare, è il senso dell'udito che passa dall'orecchio. Questo è ciò che si conosce per esperienza diretta e perché da sempre sappiamo che è così. Udire diventa sinonimo di ascoltare anche se l'ascolto ha qualcosa in più. L'udire è il semplice atto della percezione del suono mentre l'ascolto implica che ci sia una partecipazione della nostra attenzione nei confronti di ciò che si sta udendo. Nell'ascoltare c'è l'ingrediente della volontà dirigendo la quale si ottiene comprensione del concetto udito, se si trattasse di un discorso di senso compiuto, altrimenti, nel caso si stesse ascoltando un particolare suono, o una musica, o un semplice rumore, si avrebbe la nascita di un pensiero sulla base di tale ascolto. La mente è sempre attiva e pronta a creare su qualsiasi tipo di impalcatura le venga proposta. Le cose che ascoltiamo, specialmente discorsi, offrono strabilianti impalcature per la costruzione di pensieri e forme di essi che, spesso, se non riusciamo a ricondurli alla loro vera natura di evanescenti creazioni, possono recare danno la volta che vengono espressi e moltiplicati di mente in mente, di bocca in bocca. Il pettegolezzo, la diceria, ne sono un esempio. La mente, dopo aver ascoltato può comportarsi sostanzialmente in due modi nei confronti di ciò che ha udito. Se la ricezione mentale è chiara e la comprensione limpida, ossia non corrotta da idee preconcette o desideri frustrati, se i sentimenti sanno mescolarsi al significato appena udito senza distorcerlo, allora ciò che è arrivato dentro di noi tramite l'ascolto ha un valore, lo si può usare per imparare qualcosa in più, perché la comprensione che riesce a far andare a posto concetti separati dentro di noi ha bisogno di questa specie di sincerità e pulizia. Nell'altro caso, la distorsione di ciò che abbiamo ascoltato può discendere da impedimenti fisici, ma non è questo che voglio discutere, o da impedimenti dovuti alla presunzione di avere in mano tutte le risposte possibili e, automaticamente, l'ascolto stesso viene ridotto e frammentato da queste false certezze. Di conseguenza se venisse chiesto di ripetere ciò che si è appena ascoltato il risultato potrebbe non essere l'esatta ripetizione del concetto. Ripetere dopo l'ascolto con parole proprie, come ci hanno insegnato a fare a scuola, insegna a rendersi conto se riusciamo a capire o meno ciò che si sta ascoltando. E questo implica in parte riuscire ad ascoltare se stessi mentre si sta facendo tale esercizio. A qualcuno riesce meglio, a qualcuno riesce peggio, l'importante però dovrebbe sempre essere la fedeltà all'originale. L'ascolto in realtà è un'attività più oggettiva di quel che si pensi, la soggettività è data da quanto siamo pieni di noi o meno. E non ultimo da quanti pensieri si stipano nella nostra mente o sono in essa aggregati al momento dell'ascolto. Quotidianamente siamo abituati a parlare e ascoltare senza soffermarci su quanto siamo davvero capaci di saperlo fare, lo facciamo e basta. E il più delle volte ascoltiamo con tanta poca attenzione che non potremmo dire cosa è stato detto, in questo caso udiamo soltanto mentre siamo distratti da altri discorsi interiori. L'attività del rimuginare nella mente richiede che l'attenzione venga sottratta all'ascolto esterno in favore del rumore dei pensieri. Tutti coloro che sentono il bisogno della meditazione, magari avvicinandosi con curiosità e poca fiducia nel metodo, inizialmente, vengono introdotti ad una disciplina importante. La meditazione richiede che si sappia ridurre il chiacchierio interno ogni volta che serve fino a raggiungere la padronanza del silenzio interiore. Il silenzio interiore serve per imparare ad ascoltare di nuovo il mondo nel modo corretto ossia senza distorsioni dovute all'ingombrante presenza dell'Io. E l'ingombrante presenza dell'Io non è altro che l'incessante e spasmodica attività del ribollire dei pensieri sulla base di ciò che si crede di noi piuttosto che ciò che sappiamo realmente di noi. Il percorso, se interessa intraprenderlo, offre molto alla consapevolezza e conoscenza di parti di noi che solitamente non lasciamo partecipare alla vita quotidiana. Così un giorno, continuando ad ascoltare davvero, mentre si impara costantemente a farlo, si potrebbe scoprire di saper ascoltare anche con altre parti sensibili che non sono la mente tramite l'orecchio. Ci si potrebbe meravigliare di saper ascoltare con il cuore o con l'anima o si potrebbe aver bisogno di usare il verbo "sentire", in modo più ampio, per completare i concetti che stanno nascendo. E, comunque, ascoltare è una delle attività più difficili da svolgere, portandole il rispetto che merita attraverso la sincerità delle parole pronunciate e della raccolta di esse in noi così che rimangano se stesse senza filtri. Ascoltare richiede impegno.

Nessun commento:

Posta un commento