martedì 27 settembre 2011

Come gli altri ci vedono

Credo che questo pensiero faccia sorgere molto spesso l'omonima domanda. Se si è impegnati a vivere la propria vita intensamente può non esserci tempo sufficiente per soffermarsi a pensare come gli altri ci vedono, magari di sfuggita ci pensiamo ma può anche non importarci, oppure può essere essenziale per vivere. Dipende da come siamo, da dove mettiamo l'accento sulla parola "io". Questo vedere gli altri è una catena poiché siamo e contemporaneamente guardiamo chi si trova accanto, accade a tutti più o meno osservare ed essere osservati. L'essere qualcosa è ciò che determina il soggetto del vedere altrui, ossia io sono me stesso con tutto ciò che ho dentro e che mostro oppure no e tutto ciò che sono esteriormente e tutto questo insieme di cose è quello che gli altri vedono di me. Se l'osservazione si limita all'essere un solo sguardo e via, potendola così definire superficiale, ciò che in quell'attimo viene colto di me può non essere assolutamente veritiero. Solo una attenta osservazione o che essa si ripeta nel tempo, assumendo così il nome di conoscenza, può far vedere agli altri come sono veramente. Quindi chiedendosi come gli altri ci vedono, che risposta ci diamo? E dico ci diamo, dovendo supporre la risposta, poiché non interroghiamo certo tutti quelli che incontriamo. In questa supposizione dobbiamo mettere la nostra osservazione di ciò che abbiamo notato nello sguardo o nel comportamento altrui nei nostri confronti per carpire qualcosa. Possiamo affidarci all'intuizione e alla deduzione logica o al sesto senso o alla semplice conoscenza della mimica facciale ma comunque non sarà mai una conoscenza soddisfacente, per il fatto che è incompleta e non ci appartiene dal momento che noi vorremmo usare un pensiero altrui su di noi per conoscere noi stessi attraverso altri occhi. Arzigogolato pensiero. Diciamo che io sono per l'eliminazione di qualche passaggio e preferisco essere me stessa senza dare importanza a come gli altri mi vedono. Non dico di ignorarlo volutamente, anche se qualche volta può far comodo per schermarsi dai pensieri altrui che possono confondere le idee, ma dico che non ci faccio affidamento per costruire parti di me stessa. Se è vero che in ogni istante non possiamo essere perfetti, per resistere allo sguardo fugace del prossimo che emette un giudizio in base a ciò che ha visto, possiamo però convivere con aspettative meno alte e con il mettere in conto che quell'unico, fugace, sguardo si posi su di noi proprio nel momento meno opportuno, quando non siamo al top. Così da scherzarci un po' su, per prendersi meno sul serio, per sorridere anche quando verrebbe da piangere per la disperazione da delusione. Per essere più rilassati con se stessi, per non tirare troppo la corda dell'importanza dell'apparire, per stare bene dentro così, nel caso qualcuno stesse guardando proprio in quel momento, vedrebbe un volto sereno, anche se fosse segnato da orrende cicatrici. E non dimenticatevi che qualche volta capita di vedere gli altri attraverso il nostro giudizio prima ancora che attraverso i nostri occhi, ecco perché il valore di tutto sta nel come siamo noi indipendentemente da come ci vedono gli altri, perché se noi sappiamo come siamo nessuno sguardo e nessun filtro potranno mai distorcere la nostra verità, né profonda né superficiale. Come ci vedono gli altri può avere importanza se sappiamo farne buon uso, altrimenti è un vezzo altrui di cui possiamo fare a meno. Ma la cosa realmente importante, quella che è la nostra verità, è imparare a conoscere davvero quel che siamo, come e chi siamo, senza accontentarci di uno sguardo fugace, ogni tanto, come quello che non vorremmo ricevere da altri. Perché è anche vero che ciò che gli altri vedono di noi può essere, nel caso non sapessimo guardarci dentro, un buono specchio per iniziare a capire meglio chi siamo o per accorgersi di ciò che ancora non abbiamo visto. La mia iniziale critica si rivolge al mondo di parole che nascono da giudizi per conoscenza non approfondita, ripensando a come io stessa non ho, in certe occasioni, visto bene gli altri o altri non hanno visto bene me, sempre a causa di occhiate fugaci, senza approfondimento, pur sapendo bene quanto, talvolta, ci siano casi in cui senza la visione altrui nei nostri confronti saremmo arenati o perduti. E dunque si ritorna sempre lì, nel punto in cui si deve ammettere che ogni cosa va valutata per se stessa nel momento in cui si presenta. Così non si può negare che qualche volta sia utile sapere come gli altri ci vedono, nel bene o nel male, e altre sia invece inutile perché destabilizzante se ancora il tronco che ci sostiene è acerbo e troppo flessibile anche se di robusta promessa. Qualche volta serve, qualche volta non serve, sta a noi riconoscere il momento adatto per l'ascolto, e per scegliere conseguentemente se usare o meno ciò che abbiamo udito di noi per crescere.

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