venerdì 16 settembre 2011

Carenza di manifestazioni di affetto durante l'infanzia

Viaggio spesso sull'autobus, così ho modo di vedere varia umanità e situazioni. Oggi la mia attenzione è stata colpita da una nonna e dal suo nipotino, che più o meno doveva avere tra i due e i tre anni. La nonna era seduta e lui, a sua volta, stava seduto sulle sue ginocchia. Ogni tanto la nonna gli dava un bacino sulla testa con dolcezza e affetto, mentre lui era intento a guardarsi intorno, indicando le cose. Pur avendo vicino dei bambini molto amati da genitori e parenti, non mi ero mai soffermata sulla riflessione che è affiorata in me oggi. Mi sono ricordata di quello che è stato il mio passato. Ora che sono cresciuta posso guardare indietro nel tempo per cercare di rendermi conto di come mi sentivo allora. Non fraintendetemi, non mi è mancato nulla, di affetto ne ho avuto molto ma sotto una forma diversa dalla semplice manifestazione tramite baci e abbracci. Metto in conto di non ricordare perfettamente ma se ce ne fossero state, di tali manifestazioni di affetto, credo che me ne ricorderei non solo con la mente ma anche con quella parte di me che ricorda le sensazioni e starebbero lì, nello strato inconsapevole, pronte a farmi sentire che la sensazione che mi sia mancato qualcosa di importante è solo una stupida illusione dovuta a stress del momento e pretese varie. Invece, ricordo che non era usuale essere coccolati e, credetemi, non ne hanno bisogno solo i bambini, le manifestazioni di affetto sono essenziali a qualsiasi età. Il loro modo di amarmi era coltivare le mie capacità, era lasciarmi conoscere la libertà di mettermi alla prova, era lasciarmi sbagliare e farmi capire che non ci si doveva fermare lì, ma si doveva proseguire rialzandosi in piedi. Loro mi lasciavano tanta di quella carta bianca, quando ero poco più di una bambina, che potevo decidere di utilizzarla educando me stessa e non di rado ero severa e rigida nel seguire i miei stessi passi. Adesso, pur non rimpiangendo nulla di allora, potrei però dire che sono diventata autodidatta per adattamento. Tutta quella libertà doveva essere compensata in qualche modo e non mi accorgevo di stare facendo una cosa del genere. E, se notate, in uno spazio vasto come può esserlo tanta libertà, pur essendone consapevole abbastanza e responsabile di conseguenza, la delicatezza di una carezza si disperde nella vastità. Oggi posso, sì, affermare che quello è stato il migliore percorso che potevo avere per sviluppare me stessa così come ho fatto, ma tutto quell'affetto non dimostrato di allora, se in quel tempo non mi accorgevo della sua mancata manifestazione, sento che qualche volta pretende giustizia e naturale compensazione. E qualche volta, quando vedo in me gesti meno spontanei o imbarazzo, stando a tu per tu con le manifestazioni di affetto, mi rendo conto che la radice del ricordo è situato nel periodo della bambina che sono stata. Adesso non ha più importanza se non quella di far notare che chi è ancora in tempo per mostrare il proprio amore dovrebbe farlo. I bambini sono creature speciali che tutto vedono e tutto sentono in un modo che noi abbiamo, nel corso degli anni, dimenticato di saper fare con la stessa loro disinvoltura, loro assorbono la vita stessa con tutto ciò che hanno a disposizione ed è per questo che la loro natura va preservata e curata con tutto l'amore possibile. Un bambino sente l'affetto di chi gli è vicino e la sua fiducia è totale, quindi ricordate di non tradirlo mai, così facendo imparerete che tale modo di essere e di fare è una cura altrettanto speciale e preziosa anche per gli adulti. Sarò monotona ma la sincerità conta davvero tanto. E la sincerità è essere come un fiume che non ha paura di scorrere, che mostra se stesso, che lambisce le rive entro le quali scorre con naturalezza e né il fiume né le rive si lamentano di questo fatto. Dove non c'è sciocco timore o ritrosia l'anima scorre navigando il fiume della sincerità e mostrare il cuore diviene più facile. Un abbraccio significa più di mille parole, soprattutto se chi lo comprende, come è stato nel mio caso, usa quasi esclusivamente le parole per esprimersi e meno il contatto umano. Non ho abbracciato abbastanza perché non mi è stato insegnato il valore di un abbraccio, e quando ce n'è stato bisogno ho usato quello che sapevo usare meglio, le parole. Mi dispiace per questo errore, non è un errore che si commette apposta, è solo il frutto del terreno dove il mio seme è nato. E non c' da incriminare il terreno di allora, c'è solo da sperare nella comprensione altrui avendo mostrato il cuore in ogni modo possibile, tra quelli che mi vengono in mente e che conosco. Adesso sto imparando a limitare le parole in certe occasioni e a ricordarmi dell'opzione abbraccio, o carezza o bacio, perché sono un capolavoro di sintesi dei sentimenti e sono azioni sincere e dirette che non possono essere fraintese, perché il loro linguaggio è universale. E' l'amore che parla.

2 commenti:

  1. Cavoli, ci sono proprio rimasto da questo articolo. Mi ci ritrovo al 100%.
    Una infanzia in cui non mi è mancato nulla, se non la consapevolezza che siano indispensabili anche gesti di affetto. E adesso, piano piano, mi sto accorgendo di questo, ma a volte temo sia troppo tardi per rimediare.

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    1. Ciao Lele :-) non so la tua età ma anche se tu fossi un uomo dai capelli bianchi ti risponderei nello stesso modo: non pensare mai che sia tardi. Ciò che si prova quando ci si accorge di aver perduto un qualcosa di prezioso fa subito pensare che non siamo più così in tempo per rimediare. Ovviamente, se non siamo più bambini e magari i genitori non sono più con noi per dimostrarci in qualche modo il loro affetto, nulla si può se non volgere il nostro sguardo sul presente che ci rappresenta per essere noi coloro che forniscono le manifestazioni di affetto necessarie. Adesso abbiamo a disposizione solo il presente e più lo si riempie con il rimpianto o il pensiero del sentirsi in ritardo per rimediare meno possiamo rimediare davvero. La vera correzione di ciò che rimpiangiamo sta nell'impegnarsi il più possibile per non fare o non dare ciò che gli altri hanno fatto o dato a noi, quando ciò che abbiamo avuto ci ha fatto soffrire. Se ci è mancato qualcosa allora sia nostra cura fornirla senza indugi agli altri laddove vediamo che ce n'è bisogno. Tardi non è mai a meno che non lo si creda così e non lo è anche se qualcuno potrebbe smentirci o raccontarci il contrario. Se davvero è materialmente tardi per noi perché è passata già tutta la vita e le stesse persone non possono interagire più con noi non significa che possa essere tardi per altri che dipendono dai nostri gesti. Se tu riesci ad accorgerti di questo, come dici, hai fermato l'orologio e il tempo è nelle tue mani; semplicemente smette di essere tardi e la vita inizia ad andare verso il cuore, nel tuo e in quello di chi ti sta intorno.
      Grazie per il tuo commento :-)

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