lunedì 25 luglio 2011

Il mio rapporto con i libri

Da bambina sognavo di diventare un medico veterinario e di avere una casa in campagna. Nella mia casa, in pietra, immaginavo di avere una stanza speciale con un caminetto e tutte le pareti rivestite da scaffali per accogliere i libri. Non sono diventata un medico veterinario ma sogno ancora il casolare in pietra e legno con una stanza piena di libri, e il caminetto. Progettavo la forma della casa e delle stanze e arredavo la "biblioteca" con l'amore e l'immaginazione che talvolta si ha nel pensare alla cameretta per un figlio. I libri sono sempre stati miei compagni fedeli. Presenze importanti che avevano, ed hanno, il doppio ruolo di divertirmi e di nutrirmi il pensiero. Ogni scrittore fornisce questo particolare cibo per l'intelletto componendo con le parole la forma e la sostanza che veicola i concetti, che sono l'essenza del nutrimento. Se pensiamo le cose e le esprimiamo sempre con le stesse parole perdiamo in freschezza di espressione. Lo scrittore fornisce un punto di vista differente di concetti e sentimenti comuni a tutti e questo permette di comprendere meglio anche noi stessi, quello che abbiamo dentro. Questo è uno dei valori dei libri per me. Non solo viene veicolata informazione ma viene fornita in modo da vedere le cose da altre angolazioni utili. Oggi, mentre stavo leggendo, mi sono resa conto di essere fortunata a saper leggere. Non mi ero mai soffermata su questa semplice constatazione. Sembra che sia la cosa più facile e naturale ma se si pensa che qualcuno non può farlo con altrettanta facilità si comprende che ciò che  abbiamo è prezioso. Oggi c'è anche la tecnologia che aiuta e un libro in carta può non essere più necessario. Ma io, se i libri in "carne e ossa", scusate, in "carta e rilegatura", non ci fossero più sentirei di aver perduto molto, davvero molto. E' la presenza stessa del libro, con la sua materia, che comunica, è il suo corpo che teniamo tra le mani e se ce ne rendiamo conto riusciamo anche ad averne cura, evitando di rompere, sgualcire, graffiare, piegare, strappare pagine alla sua esistenza. Il libro è un custode integerrimo del sapere e mostra senza pudore tutto di sé tramite le parole che gli vengono affidate. Il libro è dunque anche un ambasciatore dei più eleganti. Il libro accetta con pazienza anche qualche lacrima che il lettore può lasciar cadere sulle sue pagine, capisce che va bene così. Il libro accetta anche le sottolineature perché lo studente che lo ha con sé possa incrementare la sua conoscenza. Vecchi libri, centenari che non mostrano la loro età, sono un vanto di collezionisti, e chissà che loro, ben ordinati in qualche biblioteca prestigiosa, nottetempo, non ridano un po' di questi strani esseri viventi che li amano tanto. Nella mia stanza speciale vorrei avere libri di ogni tipo, oltre a quelli della mia collezione tematica, e vocabolari di ogni lingua per rendere le distanze tra le parole più sottili possibile. Ogni volta che entro in libreria mi comporto come un goloso che passa vicino alla pasticceria preferita. Se non posso trattenermi cerco di non guardare troppo chiaramente, altrimenti esco di lì a chiusura, buttata fuori a pedate dai commessi. Poco denaro in tasca fa il resto, quindi esco prima che mi caccino via. Ogni libro è un essere completo e se lo scegli ti accompagna sempre, ovunque tu vada. Ogni storia ti arricchisce di immagini e di immaginazione e leggere è una meravigliosa ginnastica mentale. Se un libro ti dà tanto come si fa poi a liberarsene? Come si può pensare di buttarlo via una volta letto? Al massimo se non ci ha entusiasmati troppo si può fare in modo che altri che non lo hanno letto lo possano dunque leggere. Trovo molto bella l'idea che in ospedale, in alcune sale d'aspetto, ci siano scaffali con libri che tutti possono consultare. Immagino così che la mia stanza speciale piena di libri possa farmi sentire una vibrazione particolare quando entro. Senza libri alle pareti mi sembra che ci sia poco calore, che la voce rimbombi alla ricerca inconscia di un confronto con parole diverse che si affacciano dalle costole dei libri, che però non ci sono. La loro assenza sembra così una perdita. Qualche volta è pur vero che non ho voglia di leggere nulla ma so che loro sono sempre lì che aspettano che li consideri. Specialmente quelli che ho portato a casa e che ancora non ho letto, oltre a quelli che ho lasciato fermi a metà con un segnalibro di fortuna. Forse, se sono completamente sincera con me stessa, posso ammettere che so perché i libri per me sono così importanti. Chi ha la fortuna di crescere tra tanti amici sinceri ha anche le loro parole, le loro storie, i loro punti di vista, le loro avventure e disavventure, i loro consigli e i loro insegnamenti, così l'apprendimento viene soltanto integrato con i libri. Nel mio caso, l'anonimato cittadino e quel che è stato il mio percorso di sviluppo mi hanno portato la compagnia quasi esclusiva dei libri. Una sorta di imprinting dell'età evolutiva mi fa sentire i libri come compagni di viaggio, fratelli quasi, di molte delle avventure sognate. Quello che ho imparato da loro è stato moltissimo e devo altrettanto ad autori più o meno conosciuti. Ho sviluppato anche un legame da sesto senso con i libri, infatti, a seconda di come mi sento o dei chiarimenti interiori dei quali ho bisogno, trovo un libro che mi chiama da qualche parte, libreria o bancarella dell'usato che sia. E' una sensazione che non si spiega bene a parole, ma bisogna viverla e sentirla con la propria pelle. L'incontro con il libro che racchiude in sé le parole delle quali hai bisogno è come raggiungere una meta, lì tra quelle pagine c'è una possibile soluzione o, meglio, c'è la chiave di lettura alternativa che sostituisce o integra ciò che c'è in te e che ti fa comprendere le cose. Ovviamente dipende molto dal tipo di lettura ma qualche volta ci si può sorprendere a capire qualcosa anche leggendo una ricetta di cucina. Grazie, dunque, a voi tutti, miei preziosi, cartacei, compagni di viaggio.

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