venerdì 4 novembre 2011

Foglie autunnali sull'asfalto

In questi giorni ne cadono moltissime, scendono giù dai rami degli alberi che vegliano i viali cittadini. Il vento e la pioggia, la stagione che cambia, le fanno cadere ma il ciclo della natura si ferma lì, sull'asfalto. Tutte quelle foglie, che in altro luogo andrebbero a nutrire il terreno con la loro decomposizione, sono belle da vedere per i bambini e i poeti, invitano alla malinconia chi è più sensibile ai ricordi e alla consapevolezza mal vissuta del tempo che passa, in realtà sono un fastidio. La città ne farebbe volentieri a meno, così passano i mezzi a pulire le strade (sperando che gran parte di queste foglie venga portata dove si fa riciclaggio del materiale organico), più che altro per necessità, poiché vanno a ostruire le caditoie vicino i marciapiedi aumentando il rischio di allagamenti delle strade. Un fastidio, insomma, tutte queste foglie morte. La struttura cittadina non è pensata per la natura, piuttosto sembra pensata per sfuggire ad essa o per proteggersi da essa. Ogni volta che vedo questo, di rimando, penso sempre a quello che manca per stare bene davvero. Manca il respiro della terra. Poi penso agli interventi umani che per interesse non rispettano né la natura vegetale né la parte di natura che è la terra, ed ai disastri vari che seguono tali interventi. Penso al cemento che ha migliorato, secondo alcuni, il letto del piccolo fiume che scorre vicino al luogo dove abito, con lo strano, per me anche incomprensibile, risultato di far crescere la piena in un tempo brevissimo quando piove abbondantemente, cosa che non accadeva mai prima di quell'intervento. Anche senza nulla conoscere di ingegneria varia, credo che sia facile capire che una massa d'acqua scorra ben più velocemente avendo attrito minore su di un materiale liscio come il cemento. La terra serviva a frenare un po' il fiume in caso di piena. Comunque, non sapendo molto, sono consapevole di poter sbagliare il mio giudizio, mi rimane, per il momento, solo la constatazione pratica. Anche se ho un po' divagato, il tema rimane vicino perché il senso di ciò che ho in mente e nell'anima è che l'essere umano spesso non riesce a creare qualcosa che tenga conto di tutti i fattori in gioco, specialmente quando si tratta di opere in grande, messe su per il "benessere" della comunità. Qui vorrei poter conoscere i nomi di tutti coloro che invece trascorrono la vita ad impegnarsi, per far incrementare le conoscenze e i comportamenti ecologici, che lavorano e combattono per la salvaguardia della natura e della terra e credono nelle energie rinnovabili, lo vorrei per ringraziarli. E' sotto gli occhi di tutti ogni giorno il modo in cui ci comportiamo, magari più negli occhi altrui che nei nostri perché, se fosse nei nostri, qualcosa cambierebbe davvero almeno un po'. Se ce ne rendessimo conto, e nascesse nel cuore anche solo un vago malessere quando vediamo la nostra mano nell'atto di gettare via qualcosa di riciclabile, o quando sporchiamo lasciando ad altri il compito di pulire, forse ci fermeremmo un attimo e diventeremmo un po' più attenti e responsabili, per quanto sia reso possibile dal sistema. Le foglie tornerebbero allora ad avere uno scopo, magari soltanto nella mente, come un campanello che suona ogni volta che incontra una separazione tra l'uomo e la natura. Un promemoria che si attiva una volta l'anno, in quei paesi del mondo dove esistono le stagioni. Le foglie che non possono più nutrire la terra, rimanendo a decomporsi sull'asfalto, invece di finire inutilmente nell'assoluta indifferenza umana potrebbero andare a nutrire la coscienza e si sarebbe, nonostante tutto, ottenuto qualcosa.

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