giovedì 3 novembre 2011

Ricercare

Quando ero bambina, e con i nonni trascorrevamo almeno un mese al mare, mi piaceva cercare conchiglie, sassolini dalle forme strane e quelli che la nonna chiamava "gli occhi di Santa Lucia", più semplicemente gli opercoli delle conchiglie. Potevo starmene ore tra i ciottoli della spiaggia sassosa vicino agli scogli, o a guazzo nell'acqua poco profonda smuovendo il fondale per scovare le conchiglie che stavano sotto la sabbia. Allora lo facevo e basta senza stare a pontificarci sopra, oggi invece mi è tornato alla mente questo ricordo e, se mi metto lì ad osservarlo, scopro qualcosa di me che mi sono portata dietro, abbastanza inconsciamente, per tutta la vita fino ad oggi. Oggi pensavo alla difficoltà di trovare cose belle tra un mare di cose brutte o cose preziose tra cianfrusaglie di ogni tipo, sia materialmente, sia metaforicamente. Serve la capacità di riconoscere, di distinguere tra le une e le altre per poter ottenere un risultato positivo. Soprattutto si deve avere ben chiaro nella mente cosa si sta cercando. Ricordo che i miei preferiti erano gli "occhi di Santa Lucia" perché erano rari e perché la nonna diceva che portavano fortuna e proteggevano dalle malattie agli occhi. Se ci penso bene, però, io li volevo trovare perché era divertente cercare qualcosa di raro, e perché la sentivo come una sfida, non mi interessava granché il significato che ad essi era legato. Mi ci perdevo, nella ricerca, e più di una volta la pazienza dei nonni veniva messa alla prova ed era tutto un richiamo per andare a casa. La mia risposta, ovviamente, era "Ancora un minutooo!". Già da questo avrei dovuto iniziare a comprendere la mia tendenza alla testardaggine e all'ingordigia, poiché non mi bastava mai il tempo che mi veniva concesso per stare lì sostanzialmente a non fare nulla di costruttivo. Pur vero che erano le vacanze estive, ma ricordo che avevamo anche i compiti delle vacanze che naturalmente mi ritrovavo a svolgere l'ultima settimana prima di tornare a scuola. Ma tornando alla mia ricerca degli opercoli, mi ricordo bene cosa provavo mentre ero lì, mentre con le mani sfioravo tutti quei sassolini, tra frammenti infiniti di conchiglie, per smuovere quanto bastava la superficie per portare alla luce lo strato sottostante, lentamente, senza staccare gli occhi da ciò che avevo davanti, per non perdere nemmeno una sfumatura o una curvatura che mi indicasse che quello era proprio l'opercolo che stavo cercando. Ricordo che guardavo tutto mettendo a fuoco la vista all'infinito per poter avere controllo migliore utilizzando un campo visivo cosciente più ampio. Questo era il mio modo di ricercare, e oggi so che questo è ancora il mio metodo, sia quando mi metto a cercare un oggetto tra altri simili sia quando la ricerca si sposta nei meandri della mente. Ricordo che in quei momenti ero completamente presente in ciò che stavo facendo e il rumore della risacca era un sottofondo che non riusciva a distrarmi, né lo potevano fare le voci di altri bambini che magari giocavano o cercavano conchiglie come me. Il mio scopo era chiaro, cercavo qualcosa di specifico, ma se capitava di trovare un sasso particolare, era solo come una parentesi, lo mettevo in tasca e tornavo a cercare i rari "occhi", e non importava che fossero imperfetti o grandi o piccoli, importava solo averli trovati, era quella la cosa preziosa. Se da quel tempo mi proietto nell'adesso porto con me una risposta. Oggi vedo intorno a me tante cose, tante situazioni, sembra quasi, qualche volta, di trovarsi tra quei milioni di sassolini e frammenti di conchiglia, sentendomi con quella dimensione, non come allora, di bambina chinata che ricerca qualcosa. Mi sono rimpicciolita, mi sono perduta nella moltitudine, ho lasciato, qualche volta, che i pensieri mi sommergessero come l'onda sulla battigia, ma ho sempre cercato, nonostante tutto, di ricordare quali siano le cose davvero preziose nella vita, che siano rare o più comuni di un granello di sabbia tra altri granelli di sabbia. In fondo non mi sono mai dimenticata come si fa a ricercare qualcosa, mettendo tutta me stessa come facevo allora, con piacere e desiderio di farlo.

I miei "occhi di Santa Lucia"

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