domenica 20 novembre 2011

Quasi mai si ottiene ciò che si desidera, però...

Nella maggior parte dei casi questa è la verità. C'è anche chi ottiene praticamente sempre ciò che desidera, i casi credo siano entrambi contemplabili. Penso a tutte le volte che ci si impegna e si crede in qualcosa con grande partecipazione ma, alla fine dei giochi, il risultato non corrisponde a quello che avremmo voluto o sperato. Qualche volta si ottiene il nulla e la partita finisce pari e, qualche altra, qualcosa si ottiene, forse l'esatto contrario o, magari, si ottiene qualcosa che sia in anticipo o immensamente in ritardo. Una sorta di sfasamento che non rispetta la nostra aspettativa e che innesca differenti reazioni e sensazioni. Ciò che accende la scintilla della reazione che ci mette a disagio è l'aspettativa delusa. Nulla di più semplice, eppure estremamente naturale, poiché siamo vivi. Essere "vivi" in questo modo, nella radice della passione, nel motore che muove ogni desiderio di avere qualcosa, abita parte dell'ego che ci sostiene e che ci fa creare i pensieri. Pensieri intrisi di desideri e di elucubrazioni logiche o meno logiche su tutto ciò che ci circonda. Molto, delle aspettative, nasce dal giudizio che diamo o dall'idea che ci facciamo sulle cose o sulle persone. Un ricamo mentale istintivo che talvolta sopperisce alla mancanza di informazioni sull'oggetto, o sul soggetto, in questione. Altre volte è il desiderio che porta a ricamare e a condurre l'immagine mentale ad allontanarsi dalla forma reale che avrebbe se ci limitassimo alla sola osservazione oggettiva. Qualche altra volta è il benessere provato che fa allontanare un po' dalla via principale, se in esso ci adagiamo abbastanza da lasciare a briglia sciolta la consequenzialità dei pensieri. Quando stiamo bene smettiamo di mettere in conto le cose meno piacevoli, è naturale, e in questa specie di nicchia protetta è ancora più facile far partire la fantasia verso la costruzione di pensieri, di progetti, è qui che nascono con grande facilità i desideri, dalla consapevolezza dell'avere o del poter avere e del poterci contare sopra, senza pensare ad altro. L'aspettativa nasce di conseguenza se non ci ricordiamo costantemente che nulla dura per sempre esattamente così come si presenta. Si lavora dunque perché si vorrebbe ottenere qualcosa che ci aspettiamo di ottenere, creando mentalmente una previsione che spesso non tiene conto dei fattori della realtà. Veliamo lo sguardo del presente con il desiderio del futuro sulla base di ciò che pensiamo, molto poco sulla base di ciò che sappiamo veramente per certo. Alla fine il risultato è frutto del ramo a cui appartiene e del quale non conoscevamo bene la reale forma. Ciò che si manifesta è conseguenza del percorso che spesso preferiamo non osservare fino in fondo, "accontentandoci" con presunzione di ricavarne tutte le informazioni necessarie alla sua definizione solo al primo sguardo. Facile rimanere delusi se il risultato non supera la prova del nove. Passiamo così tanto tempo ad architettare pensieri su pensieri per costruire la forma al desiderio che vogliamo coltivare o nutriamo il giudizio su qualcuno senza vedere oltre, fidandosi solo delle apparenze, non tenendo conto che prima o poi la verità si dispiega causandoci disillusione, anche se non sempre è così, e meno male! Pensate all'aspettativa delusa scartando un pacco regalo che pensate contenere una data cosa perché, magari, avete "captato" da frammenti di discorsi di un amico, o di un parente, che potrebbe essere ciò che desiderate da tanto tempo, credendo che ve ne sia fatto dono, poi invece scoprite che le cose stanno in modo diverso. Credo che all'inizio ci si rimanga sempre un po' male, che si sia delusi, ma questa dell'esempio è una sciocchezza in confronto a delusioni più profonde che ci coinvolgono personalmente specialmente nella sfera dei sentimenti. Per quanto mi riguarda, in circostanze simili, più che delusione ho sempre sentito esserci profondo dispiacere. Questo sentimento mi ha fatto capire quale sia il peso delle aspettative anche se non so cosa faccia più male se la disillusione o il dispiacere. Entrambi sono laghi grigi e freddi dove si rimane soli lì nel mezzo a galleggiare. Se una piccola sfumatura c'è la si trova nel dolore da impatto che poi determina l'eventuale ripresa. Nella disillusione l'orgoglio si ferisce un po' di più data la sua presenza, una ferita aperta sanguina e fa male più di un livido come invece si manifesta nel dispiacere dove il dolore è diffuso. Nella disillusione è ancora vivo il pensiero o il desiderio che combatte con l'accettare la realtà dei fatti e si sta male perché i pensieri si trovano nella condizione di non avere più una collocazione utile per continuare a definire le cose secondo il nostro abituale modo di vedere. Le volte che ho provato dispiacere, leggendo nel mio cuore il motivo, ho visto, in assenza di orgoglio, una maggiore propensione all'arrendermi all'evidenza dei fatti, e molto tempo ho impiegato per ridurre il mio dolore da ferita da taglio netto volendo comprendere un punto di vista che non mi apparteneva. Poi si comprende e si vede che la vita offre ciò che offre non per punire né per premiare e che ciò che si desidera nel modo "errato" viene naturalmente scartato dai doni che ci vengono fatti. Desiderare nel modo "errato" non significa che un desiderio è sbagliato, non è questo, è solo per dire che al di là di ciò che noi desideriamo, qualche volta può succedere che ciò che desideriamo non coincida con i piani che la vita ha per noi.
 Il lavoro più duro da affrontare è accettare questo, ma se nel cuore, nel profondo del cuore, i veri sentimenti che si provano rimangono vivi, anche se per un po' di tempo malconci, ciò che da lì in poi otteniamo lo sapremo meglio apprezzare senza più rivestirlo di senso del possesso. Un dono è sempre prezioso per quello che è, basta saperlo riconoscere come tale, in qualsiasi momento si presenti, con o senza un bel fiocco sopra, consegnato da un corriere o abbandonato tra i rifiuti dietro casa, piccolo o grande che sia, bello o brutto, con o senza un pensiero che lo accompagni, perché la differenza la faremo noi che lo riceviamo, se nei nostri occhi e nel nostro cuore ci sono comprensione e assenza di aspettative. Quiete dell'anima entro profondo amore è una chiave per la pace.
RBBetween

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