mercoledì 23 novembre 2011

In una nicchia della fiducia

Una nicchia è un luogo raccolto, un po' nascosto alla vista, protetto, dove possiamo riporre cose importanti da ricordare o da dimenticare, poiché una nicchia permette entrambe le custodie per astrarle dal corso normale del tempo, l'una per tenere presente, l'altra per lasciare a riposo la memoria. L'essenza di una nicchia metaforica prevede anche che in essa si accumuli la potenzialità in attesa che si dispieghi. La fiducia è credere con il cuore lasciando voce in capitolo alla mente solo in parte. La mente prospera con le cose che sa, che ha appreso, mentre il cuore sente in modo più diretto, percepisce ciò in cui è immerso per risonanza. Avere fiducia in qualcuno è alimentare un pensiero luminoso nei confronti dell'altro, è come creare una potenzialità entro la quale l'altro può muoversi senza preoccuparsi che gli possa mai mancare qualcosa d'importante. Se l'altro è consapevole della fiducia che gli viene data, posto che non ci si spaventi per il conseguente pensiero della responsabilità connessa alle aspettative che possono accompagnare la fiducia, il pensiero, in genere, nutre la stima di se stessi. Credere in qualcuno è averne fiducia, è andare oltre le deduzioni logiche indotte dalle constatazioni, è aggiungere un qualcosa in più e non solo sulla base dell'affetto che si prova per questo qualcuno, almeno per quanto mi riguarda. Il mio modo di fare, il mio voler andare oltre l'apparenza per stabilire una connessione tra cuori o anime, così da resistere agli urti dei possibili errori umani, per comprendere meglio il significato del perdono in determinati casi, mi fa riporre in una nicchia della fiducia tutto quello che compone il mio credere nell'altro. Se sapessi dalla constatazione di fatti reali dimostrati che una persona, fosse anche un amico/a, non è capace di mantenere la parola data, per esempio, o che sicuramente arriverà in ritardo ad un appuntamento importante, la scelta del comportamento da tenere in questo caso dovrebbe seguire la logica del non fidarsi, data l'inaffidabilità della persona in questione. Ma se si scegliesse di andare oltre questa realtà dei fatti, per trasferire la nostra fiducia in questa particolare nicchia, avremmo fatto un dono speciale all'altro. Avremmo ridisegnato l'energia connessa alle aspettative e avremmo dato una possibilità all'altro di uscire dai suoi soliti schemi prevedibili qualora decidesse di farlo. Avremmo creato una potenzialità con il nostro cuore e con la nostra volontà, sia che ci leghi l'affetto o la sommaria conoscenza alla persona. E' solo un modo di fare e di pensare che crea uno spazio dove l'altro ha libertà di cambiare se stesso per spezzare la sua prevedibilità. Riporre questo pensiero nella nicchia della fiducia è solo una parte del credere nell'altro. Avere una chance da qualche parte nel cuore altrui è come avere un bonus di scorta per i momenti peggiori ed anche se l'altro, consapevole di ciò, può decidere di spendere bene o male questo bonus, o può trovarsi costretto dalle circostanze a spenderlo in un qualche modo che confermi o disattenda la fiducia concordata, questo non dovrebbe interferire con la nostra specifica scelta di concedere eventualmente ancora una volta tale particolare chance. Tutto questo senza entrare in merito  al tradimento o a qualsiasi altra grave mancanza, poiché per queste circostanze ciascuno di noi applica la propria legge del cuore. Quello che ho esposto è solo il seme di un pensiero, un proposito per essere meno ristretti di vedute in un tempo in cui mi sembra ci sia grande necessità di dolcezza, di perdono, di non fermarsi ad apparenze determinate spesso da sofferenze varie che ci rendono spesso, agli occhi altrui, meno buoni o belli di quello che normalmente saremmo in tempi di pace e prosperità.

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