venerdì 6 maggio 2011

Una serata sul palcoscenico con Eleonora Cappelletti

Questa sera sono stata in teatro. Poltroncine rosse imbottite, posti numerati, il palcoscenico davanti, e gli spettatori in attesa che lo spettacolo cominci. Tra i vari volti alcuni appartengono agli amici. Una tra questi in platea, io, e l'altra lassù, Eleonora, insieme al resto della compagnia di attori. Si recita "Arsenico e Vecchi Merletti" tratto dall'omonimo film. Se fossi un critico teatrale definirei godibilissima la rappresentazione, ottimi tutti gli attori, ma da spettatore posso dire solo che è stato divertente e ben fatto. Una serata piacevole non soltanto per lo spettacolo, è stato bello vedere Eleonora lì sul palco, bellissima come sempre, e sempre più brava nella sua arte. Lei è un'attrice, lei interpreta, e quello che ho sempre pensato faccia la differenza, in questi casi, è la quantità di se stessi che viene messa nel fare ciò che si sta facendo. Eleonora mette tutta se stessa, il proprio cuore e la propria passione quando cammina sulle assi del palcoscenico. E non importa che questa volta o quell'altra abbia un ruolo principale o secondario, quando c'è brilla anche senza un riflettore puntato su di lei. Questo mi ha fatto capire meglio delle cose importanti. Il valore dell'impegno, il valore di credere in ciò che si fa anche se si può essere consapevoli che quel teatro l'anno prossimo potrebbe non esserci più. E se, in questo caso, mancasse il palco sotto i piedi, credo che non mancherebbe la terra, perché un artista che crede in se stesso e nel suo mestiere, insistendo, sono convinta che riesca sempre a conquistare il cuore e la mente del pubblico. Il teatro racchiude vita, emozioni, persone che prestano loro stesse per rappresentare qualcosa che possa far stare bene, divertendo, o possa insegnare, o possa meravigliare, o possa intrattenere in generale. Gli attori combattono in prima linea per mantenere presente, in noi che guardiamo, il concetto di vitalità, qualsiasi sia la rappresentazione in scena. Vitalità perché in teatro la tridimensionalità non ha bisogno di occhiali speciali per essere vista e ha una marcia in più, qui si "sente" con tutti i sensi. Gli effetti speciali non servono perché, speciali, sono tutti coloro che si esibiscono.

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