domenica 15 maggio 2011

Viaggio 1. Bagaglio

Ogni viaggio richiede una preparazione, e la preparazione ha bisogno di tempo per coordinarla. Se il tempo manca si parte e basta. Il viaggio inizia lo stesso ma, in questo caso, la preparazione psicologica deve esistere già dentro di noi, altrimenti non ci sentiremmo pronti per partire. Per quanto riguarda il bagaglio, partendo all'ultimo minuto, si potrebbe non essere in grado di valutare al meglio le necessità, dato che con la fretta spesso si annodano i pensieri; per esempio, io tendo ad andare in crisi per l'indecisione sulla scelta di cosa portare con me, e ciò si accentua maggiormente quanto minore è il tempo a mia disposizione per operare la scelta. In una sola parola vado in confusione perché tutti i pensieri si ammassano nello stesso punto, e lo spazio a disposizione è ristretto dalle lancette dell'orologio che mi rammentano di cercare di essere veloce ed efficiente. Meglio direi che è così che vorrei essere in queste circostanze, ma se faccio così finisco sempre con il tralasciare qualcosa di importante, ecco perché cerco di partire a fare i bagagli con largo anticipo. Comunque sia il senso è che questo mio comportamento vale anche in circostanze simili. Se mi trovo a fare qualcosa improvvisamente c'è un momento in cui il normale procedere si blocca e vengo investita dalla somma delle decisioni da prendere, perché non so bene cosa dovrei portare con me, cose delle quali potrei avere bisogno, quali idee o quali concetti potrebbero servirmi per affrontare questa cosa? Non c'è tanta differenza, si tratta solo di prepararsi per una partenza volendo avere un bagaglio con sé. Potrei dunque prendere quelle due o tre cose che servono ogni giorno, così da sentirmi sicura, circondata dal riferimento alla quotidianità, importante sensazione quando si affronta uno spostamento verso un luogo diverso da quello conosciuto. Per non sentirsi soli...
E' pur vero che la sensazione di esserti dimenticato di qualcosa c'è sempre, e questa sensazione si riesce a sconfiggere soltanto preparandosi con larghissimo anticipo, ma non sempre è possibile fare in questo modo.
Se devo andare da qualche parte io cerco sempre di fare una lista di tutte quelle cose che potrebbero servirmi. Se facesse freddo oppure caldo porterei questo o quell'altro abito. E via ragionando così per sistemare nel bagaglio tutto il resto. Voglio avere a disposizione la scelta perché non mi sentirei a mio agio obbligata ad avere solo quella cosa da indossare. So anche adattarmi, ma il mio primo pensiero, mentre faccio il bagaglio, è rivolto al desiderio di avere più di una cosa a disposizione tra le quali scegliere. Poi finisco sempre col mettermi la solite cose e con avere un bagaglio ben più peso di quanto vorrei, dove gran parte delle cose sono inutili e avrei potuto lasciarle a casa. Devo ancora imparare a fare bene il bagaglio. Comunque sia se, compiendo tutte queste operazioni, riesco ad osservare me stessa mentre le sto compiendo, posso capire qualcosa in più. L'ho fatto un giorno. Quando ho osservato me stessa prepararmi ad un viaggio ho capito quanta poca disinvoltura mi appartiene, caratterialmente parlando. Misurare sempre tutto, valutare pro e contro, ipotizzare un bollettino meteorologico, sentirsi a disagio senza la scelta o senza le tue cose, portare il cambio del cambio del cambio, ossia la scorta, perché potresti macchiarti o sciupare qualcosa, ogni eccesso di attenzione nei confronti del controllare, volere avere tutto a portata di mano, tutte queste cose rappresentano una persona che forse non sa "lasciarsi andare". La disinvoltura che vorrei avere è fatta di azioni meno perennemente controllate, con un tocco di serietà in meno, per addolcire un po' la gestione di ogni partenza. Da questo modo di fare e di essere ho visto derivare due cose: l'una è una sorta di paura nell'affrontare ogni novità seppure mi incuriosisca, dove questa curiosità mi permette di non scappare subito se mi si propone una partenza, ci metto solo un po' di tempo a farmi coraggio e soprattutto a prepararmi al viaggio; e l'altra è la mia poca tendenza a farmi coinvolgere in qualcosa senza prima aver ben valutato tutto il contesto. Ho rivisto il mio modo di essere attraverso l'osservazione dell'azione di prepararmi un bagaglio.
Questo è osservare se stessi. Anche se la maggior parte delle volte compiamo gli stessi gesti meccanici senza renderci conto di nulla, altre volte invece ce ne accorgiamo, e sono queste le volte preziose che, nello scorrere della percezione ordinaria, risplendono di consapevolezza, e permettono di risiedere in modo migliore nel proprio presente. Io cerco di non dimenticare mai che se la vita, e tutto ciò che ne fa parte, è un continuo insegnamento, tutti stiamo imparando, o cercando di imparare.

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