domenica 14 agosto 2011

Ascoltando "E Ti Vengo A Cercare" di Franco Battiato

Oggi mi è capitato di ripensare a vecchie amicizie. A tutte le persone che ho conosciuto e che da tempo non vedo né sento. Mi sono collegata al web e ho voluto ascoltare questa canzone interrogandomi sul motivo che le persone hanno per andare cercarsi. Concordo con Battiato, ci si cerca perché si sa che accanto a quella data persona si sta bene. Nessuno cerca volontariamente cattiva compagnia. Poi, come spesso accade, da un argomento mentale si scivola in un altro affine e si innescano altrettanti pensieri dell'argomento precedente. Pur consapevole di mettere il piede su di un sentiero per me accidentato, mi sono lasciata trasportare. Ho pensato alle volte in cui io mi sono mossa per andare a cercare qualcuno con cui mi sento bene. Al mio ripetuto bussare, con la forza eccessiva nei muscoli della mano chiusi a pugno che non sapevano arrendersi al silenzio dall'altro lato della porta. Non sapevo bussare con rispetto, volevo solo che mi si aprisse la porta. Ho bussato come avrebbe potuto fare un bambino capriccioso che vuole averla vinta a tutti i costi, anche se nel cuore c'era un sentimento sincero. Il sentimento sincero e il desiderio di cura in esso non sapevano comunicare con il braccio, con la mano a pugno che continuava a bussare. Erano due cose separate. Se fossero state unite avrei smesso di bussare quasi subito e forse non avrei perduto ciò che invece ho perduto. Avrei compreso le ragioni del padrone di casa. Ma non sentivo una parola provenire dall'interno perché stavo facendo troppo rumore bussando. E, tuttavia, non avrei comunque potuto accorgermi se il padrone di casa stesse parlando oppure stesse in silenzio. Per un momento, un giorno, è stata aperta una fessura in quella porta, ma solo per gridarmi di non continuare mai più a bussare. Fu poi richiusa seccamente. Fine. In seguito con la stessa mano che aveva bussato fino a quel momento, adesso non più così violentemente chiusa a pugno, con qualche escoriazione, ho cercato ancora il contatto con quella porta chiusa. Stavo lì, con le spalle appoggiate alla porta, in silenzio, pensando senza sosta a tutto l'accaduto, provando a comprendere davvero. Qualche volta ho provato a bussare ancora per farmi perdonare. Silenzio. E non ho la certezza che di là dalla porta ci sia ancora il padrone di casa. Non so nulla così come non l'ho mai saputo. L'unica cosa che sapevo era ciò che provavo. E vale ancora adesso. E ciò che si prova per qualcuno è come un piccolo bagaglio che portiamo con noi quando siamo sospinti dall'amore ad andare a cercarlo. Non sempre accade di sentire questa forza che ci fa muovere verso qualcuno, e che ha la potenza che potrebbe permettere ad un albero secolare di sradicarsi da solo dal suo posto per andare altrove, verso il cuore altrui.

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