lunedì 15 agosto 2011

L'anima del bosco (e la definizione di anima)

Pensando quale titolo dare a questo post, ho poi scelto di scrivere ciò che ho scritto. Ma mi trovo nella necessità, anche personale, di definire il concetto di anima. Che cos'è l'anima? Si usa questa parola sia per attribuirla a qualcuno sia a qualcosa. Deve dunque essere rappresentativa di un concetto, e capace pure di sintetizzarlo. Questa volta non voglio consultare il vocabolario, voglio provare a darne io una spiegazione in base  a ciò che so e che sento. E questa sarà la premessa di questo post. Spesso ci sono domini della conoscenza umana, fatta di parole, nei quali queste stesse entità dell'espressione arrivano ma non riescono a proseguire oltre, di conseguenza, per raggruppare le sensazioni percepite, servono vocaboli il più possibile affini, in significato, alla percezione stessa, e se non ve ne sono di disponibili, si possono fare tre cose soltanto. La prima è coniare un vocabolo che diventi rappresentativo di quel che si vuole esprimere; la seconda cosa possibile è usare una moltitudine di parole per dipingere, tramite metafora, ciò che si desidera far comprendere; la terza possibilità è arrendersi al fatto che non ci sono vocaboli per esprimere ciò che si sente e lasciare dunque che il silenzio viva in quel punto per permettere la sola esperienza di percezione, rammentando che tutte le parole che verranno usate per definire quel dato concetto, estrapolato dalla sensazione, saranno capaci soltanto di abbozzarne il contorno e mai riusciranno, senza l'esperienza personale, a delinearlo completamente. Anima è una parola, ma credo che non sia sufficiente per comprendere davvero cosa significhi, se non ci mettiamo un po' della nostra riflessione, capace di far maturare il significato che ha per ciascuno di noi. Se con anima si definisce un qualcosa di indefinibile che sta dentro di noi, è gioco forza comprendere che al di là dell'aver coniato una parola per rappresentarne il significato, non si può credere che basti e sia esaustiva per ciascuno, al di là di ciò che può dire qualsiasi esponente religioso. Ci si può trovare concordi nel pensare che l'anima rappresenti tutte quelle sensazioni personali che altrimenti sfuggirebbero alla comprensione senza poterne parlare tramite vocaboli riconoscibili e riconosciuti ufficialmente, eppure, facendo così, rimane comunque, secondo me, un che di effimero che continua a sfuggire dalle maglie del vocabolario. L'anima, come un profumo, non può essere catturato dalle definizioni precise, deve poter spaziare ancora nella mente per attingere a tutte quelle metafore possibili che invece di crearle bordi netti le crea un perimetro frastagliato e armonico, ricco di colore e sfumatura, in armonia con ciascuno. Se davvero l'anima è espressione e sintesi e dunque essenza di ciò che siamo interiormente anche la parola che la rappresenta deve poter essere utilizzata con la stessa elasticità di significato, aggiungendo di volta in volta, laddove sia necessario, un approfondimento, e questo perché, dentro, ciascuno di noi è diverso. E non importa che i sentimenti provati, più o meno, siano gli stessi per tutti, la realtà è che in ogni istante siamo la summa di molteplici sentimenti e sensazioni, percezioni e conoscenze, che contemporaneamente sono attivati o disattivati dal punto di vista della consapevolezza, come i geni formati dal DNA che esprimono il nostro essere fisico, e in, virtù di questo, nell'istante considerato, ci rendono differenti gli uni dagli altri. Ciò che abbiamo dentro è mobile, non statico, come se fossimo composti da pezzi di un puzzle fluido che, pur essendo simile, comune, nello stesso momento non vede i pezzi nelle stesse posizioni per tutti; qualcuno potrebbe aver iniziato a rimettere insieme tali tessere dai bordi, altri dal centro, altri ancora da un punto qualsiasi.
 Personalmente uso la parola anima spesso, quando scrivo, e la uso come sinonimo di essenza della cosa della quale sto parlando. E l'essenza è il carattere distintivo di una cosa, giustamente, la sua anima, con l'aggiunta di tutta la consistenza della consapevolezza che ogni cosa ha sempre qualcosa in più, oltre la sua sola apparenza e il suo bagaglio di definizioni precise. Questo discorso rappresenta solo la difficoltà di definire in modo semplice qualcosa che sicuramente lo è più di quanto si dimostri bisognosa di fiumi di parole per comprenderla a parole. Le parole nutrono la mente ma allo stesso tempo la stressano quanto più ci si avvicina al margine che certe cose indefinibili hanno per natura. E il margine delle cose indefinibili richiede il buon senso di un indagine silenziosa personale che rimanga, con il suo significato, ossia ciò che si comprende di essa, a vibrare dentro, come arricchimento dell'anima. La mente ha troppo bisogno di parole per tutto per poter imparare a volare nell'ignoto da sola; c'è bisogno di un contributo da parte dell'anima perché nell'ignoto ci sono cose spesso indefinibili che devono essere percepite senza l'ausilio delle parole. Il resto è metafora.

L'ANIMA DEL BOSCO
L'anima del bosco, la sua essenza, è la sua stessa vita. Non che i miei occhi non vedano ogni sorta di rifiuto prodotto dall'essere umano, abbandonato senza pensare alle conseguenze di tale gesto, anzi. Ma camminare nel bosco, nonostante tutto questo oltraggio, è ugualmente un'esperienza positiva. Il bosco non conosce lacrime per se stesso, ma sono sicura che le persone più sensibili riescono a sentire la sua vasta tristezza per il fatto che l'Uomo non lo comprende, non è capace di ascoltarlo perché non è capace di sentirlo dentro, con il sensibile orecchio del cuore. Il bosco ha milioni di vite in sé e tutte sono una unica entità. Quando cammini lungo un sentiero può sembrarti di stare percorrendo una pista anche dentro te stesso, il potere del bosco permea ogni cellula insieme all'ossigeno che produce. Il suo respiro diventa il tuo respiro ma pochi se ne rendono conto. Il bosco ti scivola dentro e ti lascia una traccia per ritrovare ciò che hai perduto, abbandonato, nascosto. La sua immensità verde è l'anima della pace e della conoscenza della pazienza, necessaria a condurre il passo lungo la via. Nel bosco la vita sembra immota ad un primo sguardo superficiale ma, a ben vedere, tutto si muove e ha ritmo. Non vi sono sfasature, nemmeno il vento che passa tra le fronde genera errori nella partitura musicale. Quando passa il vento tra le foglie, e le foglie sbattono le une con le altre, il suono che ne nasce è come il rumore di un ruscello, lieve memoria e similitudine di acqua su pietra che scorre, come scorre il vento. Oltre tutto questo, e in mezzo a questo, c'è il silenzio vero. C'è la vita che esiste senza bisogno di parole e, quando  cammini nel bosco, stai certo che, anche se non lo credi possibile, stai percorrendo la sua anima sincera che nulla ti nasconde. Rispetta il bosco e la sua anima ogni volta che puoi, offrendo silenzio al silenzio e cuore al cuore. Quando tornerai a casa, tra mura di pietra, porterai con te parte della sua essenza e respirerai meglio anche immerso in milioni di parole e oggetti. Il bosco viene con te se ci sarà un posto per lui nella tua anima, così come nella sua ci sei tu. R.B.Between

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