domenica 12 giugno 2011

Castello di carte

Chissà quante volte, avendo in mano un mazzo di carte da gioco, vi sarà poi venuta voglia, oltre a giocarci, di usarle per costruire un castello, mettendole in equilibrio le une sulle altre. Probabile. Quando ero bambina lo facevo perché mi piaceva la sfida con me stessa per arrivare a fare almeno quattro strati. Più in alto non mi riusciva arrivare. Ricordo bene che il mazzo delle carte dei miei nonni era particolarmente adatto allo scopo perché la superficie non era liscia ed erano lievemente incurvate per l'uso. Era divertente e non mi stancavo di ricominciare sempre da capo se scivolava tutto distruggendo la costruzione. Forse non mi stancavo proprio perché ero una bambina, perché stavo giocando e non avevo fretta di andare a fare altro, sapevo godermi il mio presente, anche se non me ne rendevo conto, e mai avrei potuto dire che stavo facendo proprio una cosa del genere. Ero concentrata sulla volontà di andare avanti per raggiungere la meta, ossia la posa delle ultime due carte con la giusta inclinazione per non far cadere tutto il resto sotto. Costruire un castello di carte è un meraviglioso esercizio di pazienza, di concentrazione, di attenzione ai particolari, servono colpo d'occhio e ispirazione per posizionare nel modo corretto le carte, si sviluppa la volontà ferrea di non desistere se il lavoro si sgretola sotto agli occhi, si coltiva la voglia di arrivare alla meta, e qui non si può assolutamente barare poiché il risultato sarà frutto solo ed esclusivamente della propria abilità senza altro aiuto esterno. Tutto questo, se lo si sa osservare anche solo per un istante, insegna a non arrendersi alle difficoltà. Un castello di carte è l'essenza delle fragilità eppure rappresenta anche l'equilibrio e ci mette di fronte a noi stessi in caso di sconfitta. Un castello di carte distrutto, specialmente se costruito con molti strati, ci racconta come possiamo essere al cospetto del vedere la nostra fatica e il nostro impegno resi vani dall'evento catastrofico. E sostanzialmente tre sono gli inneschi possibili per la distruzione di un castello di carte, noi stessi volontariamente, noi stessi involontariamente, e a rappresentare l'evento esterno chiamerei il vento in causa. Come potrebbe accadere anche per ciò che abbiamo costruito nella vita. Trovo quasi sorprendente il parallelo possibile poiché molte delle cose che facciamo o abbiamo fatto poi riusciamo anche a distruggerle, e con meno tempo ed energia di quelli impiegati per costruire queste stesse cose. Il vento della vita qualcuno lo chiama destino e qualche volta soffia e rade al suolo qualcosa che abbiamo messo su con tanta fatica e impegno, per non parlare di quando soffia in direzione degli affetti... Altre volte mettiamo, noi stessi, mano nella distruzione di ciò che abbiamo costruito, vuoi perché riteniamo che sia venuto il momento di cambiare gioco, vuoi perché siamo stupidi o distratti. Se ci si pensa bene la somiglianza è incredibile. Solo l'errore nell'inclinazione perfetta delle carte che si sostengono a vicenda è l'innesco involontario, ma non è stupidità, quella è più facile incontrarla nella vita quotidiana, quando si mette avanti l'orgoglio nelle faccende più delicate invece di ricordarsi delle cose davvero importanti, delle cose che hanno le loro radici in profondità, nei sentimenti, per esempio. In fondo, anche se un castello di carte è solo un gioco, un passatempo, un semplice castello di carte, appunto, un grazie glielo devo, perché mi ha sempre permesso di ricordare il concetto, e a materializzarlo abbastanza da comprenderlo come un dato di fatto piuttosto che una semplice teoria, che ogni cosa che costruiamo, o pensiamo di voler costruire, richiede uno sforzo immenso in termini di energia, di tempo, di forza fisica e di denaro qualora ne servisse per realizzare un dato progetto, richiede attenzione ai particolari per eseguirlo al meglio, sviluppa il senso di responsabilità, che normalmente si accompagna quando si desidera realizzare qualcosa, e non meno importante richiede amore. Eppure basta un niente per azzerare tutto. E quando sei lì, in mezzo alle macerie, puoi scegliere tra due strade. Puoi arrabbiarti, o disperarti oppure puoi ripensare a come ti senti al cospetto della caduta del tuo castello di carte, puoi attingervi la forza di ricominciare tutto da capo, e non perché gli eventi della vita sono un gioco, ma perché se affronti le cose con la forza del non arrenderti volendo il pensiero positivo dentro di te, riesci a rimetterti in piedi per migliorare la prestazione. Ricominciare, ogni volta che serve, ti porta a non sbagliare più grossolanamente mentre procedi verso la meta o verso il tuo sogno.

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