giovedì 30 giugno 2011

Nel silenzio della notte

La forza del giorno è nel suo movimento. Con il sole ogni azione quotidiana acquista vigore, è naturale e giusto che sia così. Poi c'è la notte, con il suo silenzio, la notte naturale, non quella artificiale che violenta la sua pace con luci artificiali. Quando il sole brilla altrove e in questo emisfero scende la lentezza che dona riposo. In questo profumo notturno, scuro, il corpo adegua lo scorrere del sangue al passo più lento che ripara gli strappi dovuti agli sforzi vissuti durante il giorno. Se non soffrite di insonnia, ma neppure siete troppo stanchi da crollare dal sonno, potete ascoltare la notte e ciò che ha da offrire. Questa volta mi manterrò al di qua della metafora il più possibile per lasciare alla sola manifestazione naturale tutta la "parola". Infatti, la metafora, vorrebbe vedere nella notte un sinonimo tridimensionale del buio dell'anima, di un cammino difficile perché nell'oscurità procedere è difficile, mentre la notte, semplicemente, è un brano del giorno che permette di ritrovare la pace, secondo me. La notte è obbligatoria, esiste in dotazione su questo pianeta, fa parte della vita. Se la rifuggi stordendoti di luci innaturali e spilli alcolici, credendo che questo contenga la porzione di ralax necessario alle regolari funzioni del corpo, ti sbagli, la biologia insegna la necessità dell'alternarsi veglia/sonno. Gli occhi hanno voglia di buio per raccontare al fisico che è arrivato il tempo per lasciare la tensione dell'azione e l'ansia da prestazione in disparte per un po', per ricaricarsi. Quando è notte fonda e tutto il resto del mondo tace e sei sveglio e in armonia con questo essere svegli (è necessario questo requisito poiché cercare di dormire e girarsi e rigirarsi nel letto crea tensione doppia) puoi espanderti senza limiti. Come un gioco che si potrebbe fare da bambini, basta immaginare di avere occhi e mani grandi quanto un palazzo intero o come una piazza, o come un parcheggio, o come un paese, una città, una regione, uno stato, fino ad essere estesi come la circonferenza del pianeta che viaggia nello spazio e sempre vede, dalla parte della notte, miliardi di stelle. Così facevo da bambina, e qualche volta ancora adesso, quando mi sentivo addosso il peso e la presenza delle mura di una casa piccola o di giorni cuciti troppo stretti. Ma la notte, quando profuma di silenzio, e l'aria stessa cambia, senza più la vibrazione impercettibile dei rumori che il nostro orecchio non distingue, ma che giungono lo stesso a far vibrare il delicato tessuto cerebrale, sprigiona tutto il suo fascino. E' così leggera ed elegante perché riesce ad ospitare il riposo dell'essere umano, avendone cura, anche se egli, forse, non se ne accorge, e sa anche ospitare i suoi sogni. E nessuno sa, come la notte, di quanto bisogno abbia, l'Uomo, dei sogni. Non mi meraviglierei se qualche volta trovassi la Notte intenta a rattoppare qualche sogno umano, così fragile, che si è sciupato, durante i combattimenti giornalieri. La Notte ha un fluido speciale che lenisce le ferite, che sa anche tenere incollati insieme frammenti di sogni, se necessario, e che, con il suo buio perfetto insieme al silenzio profondo, porta in superficie il desiderio di pace. Specialmente quando il tormento che circola sotto pelle non riesce a sboccare da nessun poro e il sole di ogni giorno cerca di ricacciarlo giù, facendolo tacere. La notte allora offre protezione entro il suo ampio mantello di velluto morbidissimo e sottile, ti canta una dolcissima melodia per cercare di farti addormentare perché vorrebbe, con tutto il suo cuore quasi materno, farti sognare o farti rimettere a posto i pezzi di quello che ti porti dietro, siano essi frammenti di sogni o della tua stessa vita. Sto scrivendo, adesso, mentre ascolto la notte che scivola insieme alle mie dita sulla tastiera, fuori tutto tace e c'è il buio che piace a me, quello fatto di silenzio, di aria diversa, di sogni umani affidati alle stelle che, dentro al nostro cuore di bambini, non smettiamo mai di amare. Buona Notte.

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