mercoledì 27 aprile 2011

Due tipi di specchio

L'essenza di uno specchio, o di una qualsiasi superficie riflettente, è rimandare l'immagine che vi si proietta. Se mi guardo allo specchio vedo le fattezze del mio volto, o del mio corpo, e uso questo oggetto per controllare il mio aspetto esteriore. Lo specchio è lo strumento che abbiamo a disposizione per compiere questa azione. Se non ci interessasse controllare come appariamo esteriormente non cercheremmo uno specchio. Sarebbe sufficiente, in questo caso, ascoltarci e osservarci da dentro. Solitamente uno specchio è fatto di vetro e una delle sue facce è trattata in modo da creare una superficie lucida che assolva il compito che le viene richiesto, riflettere un'immagine. Questo tipo di specchio interpreta la spietatezza della realtà, poiché nulla nasconde né modifica, se si escludono quei tipi di specchio deformanti. Lo specchio, con la sua superficie piana, descrive in silenzio, senza alcun tipo di emozione, come siamo fatti fisicamente. E' vano discutere con lo specchio perché la sua sordità è proverbiale. Se apprezziamo la sua sincerità nobilitiamo la sua natura. I suoi servigi però si fermano alla nostra superficie, più oltre non sanno andare, per indagare quel che si trova dentro ognuno di noi. E qui entra in gioco un altro tipo di specchio. Non è un oggetto, ma è assai più prezioso di qualsiasi altra cosa conosciuta. Sono gli occhi delle persone che ci amano. In questi tipi di specchio troveremo la nostra immagine riflessa, non quella comune che tutti possono vedere, no, qui troveremo la nostra vera immagine, quella composta da ciò che siamo e da ciò che vorremmo essere. Per ciascuno gli occhi sono lo specchio della propria anima, così si dice che sia, ma è quando divengono lo specchio di un'altra persona che acquisiscono la loro connotazione più preziosa. Quante volte capita di essere in difficoltà senza rendersene conto o di aver perduto un po' la capacità di vedere la strada, o altre volte di essere accecati, con l'anima in disordine e il cuore nascosto, o ancora, di essere fuori di noi e di non saper come rientrare, ecco, in tutti questi casi, se capita di trovarsi vicino alla persona che ci ama, anche se non è detto che la cosa sia reciproca, possiamo rivedere meglio noi stessi attraverso le sue parole. Qualche volta gli occhi altrui possono parlare ma, se non fossimo capaci di leggerci l'immagine che noi, lì, proiettiamo, sarebbero le parole a doverci restituire le nostre sembianze interiori del momento. E le persone che ci amano parlano, solitamente non scelgono il silenzio, perché non possono fare a meno di esprimere ciò che vedono di noi, dato che ci amano. Questo tipo di specchio è essenziale per migliorare la qualità del percorso, sempre che si sia disposti ad accettare di vedere noi stessi, così come faremmo nel caso in cui ci volessimo specchiare, per controllare che l'abito indossato ci stia bene. La questione saliente, in entrambi i casi di rimando della nostra immagine, sia che ci specchiamo negli occhi altrui, o che utilizziamo una superficie riflettente, è quella dell'accettare, o del non accettare, ciò che vediamo. Prendere coscienza di come siamo, se trovassimo dei difetti, non è atto immediato né indolore. L'impatto con l'ego rimette in discussione tante cose e se, nel caso di un semplice specchio, non accettando l'immagine riflessa, potremmo disfarci di esso, nel caso degli occhi, del cuore e della voce delle persone che ci amano non possiamo, non accettando il responso, disfarci di esse in alcun modo. Lo specchio che custodiscono le persone che ci amano, è l'unica ancora di salvezza, quando siamo abbastanza disperati da smettere di vedere anche la  nostra semplice immagine riflessa da uno specchio comune. Qualche volta fa male rivedersi attraverso gli occhi di qualcuno ma qualche altra riesce a renderci la vita più facile. Nessuno è mai solo davvero, tutto sta nel dove e nel come ci guardiamo intorno.

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